Non solo la riapertura dei termini della rottamazione quater, che consentirà a chi non ha pagato le rate di saldare entro il 15 marzo. La maggioranza infila nel Milleproroghe anche una riedizione ampliata del ravvedimento speciale delle violazioni tributarie commesse entro il 31 dicembre 2021: quello previsto dalla legge di Bilancio per il 2023 consentiva di mettersi in regola pagando imposta e interessi ma solo un diciottesimo del minimo edittale delle sanzioni. Ora un emendamento dei relatori estende di un anno il periodo coperto dalla sanatoria, che riguarderà quindi anche le violazioni risalenti al 2022. Sono coperte tutte le violazioni che possono essere oggetto di ravvedimento operoso, a patto che sia stata presentata la dichiarazione dei redditi, e le irregolarità relative ai redditi di fonte estera, all’imposta sul valore delle attività finanziarie estere e all’imposta sul valore degli immobili situati all’estero che non siano individuabili con i controlli automatizzati delle dichiarazioni.
“La disposizione intende stimolare il meccanismo del ravvedimento, in chiave di miglioramento della spontanea compliance rispetto alle imposte autoliquidate dai contribuenti relativamente all’anno di imposta 2022″, si legge nella Relazione tecnica. “Nel 2022 i contribuenti hanno ravveduto – mediante ravvedimento ordinario – errori e omissioni per 1.212 milioni di euro, riferibili a differenti periodi di imposta, dichiarando errori e/o omissioni commesse in dichiarazione con il conseguente versamento della maggior imposta dovuta e le relative sanzioni”, prosegue la relazione, secondo cui quest’anno l’incasso potrebbe essere di circa 40,4 milioni.
Intanto è confermata l’intensione di riaprire i termini della rottamazione quater: la modifica inserita nel Milleproroghe stabilisce che il contribuente non decade dalla definizione agevolata se versa le rate di ottobre e novembre, scadute, entro metà marzo. La disposizione sposta in avanti, sempre al 15 marzo, anche la scadenza della terza rata, in scadenza il 28 febbraio. Se passerà, sarà la seconda volta che si procede con la riapertura dei termini della rottamazione, cui hanno aderito circa 3 milioni di contribuenti: già il decreto Anticipi aveva consentito il pagamento entro il 18 dicembre 2023.
La Lega rivendica l’emendamento parlando di “iniziativa importante che dà seguito a una battaglia storica, che solo lo scorso anno ha portato oltre 4 miliardi nelle casse dello Stato e che permette di svuotare il magazzino fiscale da quei debiti altrimenti incagliati e di difficile riscossione andando incontro, senza essere un condono, alle necessità dei cittadini che vogliono pagare le imposte”. Peccato che quelli sanati non siano tutti debiti di difficile riscossione: al contrario, come evidenziato a più riprese dalla Corte dei Conti le rottamazioni comportano sempre perdite per l’erario perché consentono a chi stava già pagando senza sconti di uscirne pagando di meno. Ed è falso anche che la misura abbia aiutato a svuotare il magazzino dei crediti fiscali: il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha annunciato nei giorni scorsi che al 31 dicembre 2023 ha toccato un nuovo picco arrivando a 1.206 miliardi di euro dai circa 1000 del 2021.