Per il terzo settore si profila ancora una volta lo spauracchio del regime Iva previsto fin dal 2020 ma sempre rinviato. L’emendamento al decreto Milleproroghe che avrebbe rinviato il passaggio al 2025 è stato infatti accantonato dalla maggioranza e rischia di saltare, come denunciano le opposizioni e il Forum terzo settore. Le associazioni non profit rischiano in concreto di passare dall’attuale regime di esclusione Iva a uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci: significa che dovrebbero aprire partita Iva, tenere la contabilità e far fronte a una serie di obblighi burocratici, peraltro senza vantaggi per l’erario.
Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, avverte che il dietrofront “peserebbe su migliaia di piccole associazioni nel nostro Paese, mentre lo stesso Milleproroghe punta a riaprire le porte della sanatoria sulle cartelle esattoriali. In oltre due anni in cui il Forum Terzo Settore ha sottolineato l’urgenza e l’importanza di risolvere l’inquadramento del regime Iva per gli Enti di Terzo Settore non commerciali, non è arrivata nessuna risposta soddisfacente: oggi il rischio è di penalizzare, senza alcuna motivazione adeguata, proprio le migliori realtà del nostro Paese”.
“Mentre si apprestano a votare l’ennesimo condono – piccolo o grande che sia – abbandonano il Terzo Settore, le associazioni del volontariato e dell’impegno nel sociale”, scrivono in una nota i capigruppo democratici nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, Simona Bonafè e Ubaldo Pagano. “La stessa maggioranza trova risorse per l’ennesima sanatoria per chi evade il fisco, ma non si preoccupa di chi ogni giorno si prende cura della parte più fragile del paese”. Anche Marco Grimaldi e Filiberto Zaratti, capigruppo di Avs nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, attaccano: “Se la norma non fosse approvata sarebbe un disastro per migliaia di piccole associazioni, come denunciato dal Forum Terzo Settore Nazionale: si parla di decine di migliaia di circoli Arci, Aics, Acli, anche quelli con bilanci da 10.000 euro, che dovrebbero prendere la partita Iva. Non esistono ragioni di bilancio per una scelta del genere, non vogliamo credere che sia un gesto politico per penalizzare il non profit. Il Governo ripari al danno e martedì porti in aula il provvedimento emendato”.