Basta chiamarli tenori. Il Volo – ossia Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble – sono cantanti. Ci sono voluti quindici anni e i tempi evidentemente sono maturi per una sterzata al progetto de Il Volo che con “Capolavoro” spianano la strada a nuovi mondi, nuove sonorità per mirare ad un pubblico più ampio. Nella serata dei duetti di venerdì 9 febbraio i tre cantanti si esibiranno con il chitarrista di Vasco Rossi, Stef Burns, sulle note di “Who Wants To Live Forever” dei Queen.
Cosa vi ha spinto a tornare?
Siamo andati al Festival del 2015 per farci conoscere, nel 2019 per consolidare il nostro percorso e nel 2024 ci torniamo per ampliare il nostro pubblico con più rischio e coraggio. Siamo felici di poterlo fare con ‘Capolavoro’ e mostrare un lato inedito. Anche il nostro nuovo album sarà una scoperta con tante collaborazioni nei testi e con sonorità tutte diverse.
Qual è il messaggio di ‘Capolavoro’?
‘Capolavoro’ è il nostro invito a non demordere mai, un incoraggiamento alla vita. Celebra il mistero della vita è il nostro atto di fede.
Siete consapevoli dei rischi che state correndo, intraprendendo un’altra strada?
Ci sono i numeri, le cifre e sappiamo che sono importanti. Ma pensiamo anche che non bisogna rincorrerli a tutti i costi perché vogliamo ancora sorprenderci e sorprendere.
Cosa vorreste che la gente capisse di voi da questo Sanremo?
Che non siamo tre tenori, o quantomeno non solo quello, ma soprattutto tre cantanti.