Dopo le minacce contro l’Italia di Mohamed Ali al-Houti, uno dei membri di spicco di Ansar Allah, arrivano quelle di Nasr al-Din Amer, vice capo dell’Autorità per i media degli Ansar Allah (Houthi) e presidente del consiglio di amministrazione dell’agenzia di stampa Saba. L’Italia “mette a repentaglio la sicurezza delle sue navi militari e commerciali” assumendo il comando tattico della missione Ue Aspides nel Mar Rosso dice in un’intervista all’Adnkronos sottolineando “che colpiremo le navi che aggrediscono il nostro Paese o che ostacolano la decisione di impedire alle navi israeliane di attraversare il Mar Rosso. Questo deve essere chiaro”.
Secondo Amer è “pericolosa” per l’Italia e “la conduce allo scontro diretto con il nostro Paese” la decisione di guidare la missione che intende “intercettare i missili yemeniti” che prendono di mira le navi israeliane o quelle dirette nello Stato ebraico. “Non consigliamo assolutamente all’Italia di impegnarsi in questa missione perché è basata su informazioni false ed errate secondo cui esiste un pericolo per la navigazione”, insiste l’esponente Houthi, secondo cui “non esiste alcuna minaccia per la navigazione in generale, ma solo per le navi israeliane, americane e britanniche che transito attraverso il Mar Rosso, Bab al-Mandab, il Mar Arabico e il Golfo di Aden a causa della loro aggressione contro lo Yemen”.
Il presidente del cda della Saba evidenzia che, da quando gli Stati Uniti hanno lanciato la loro missione nel Mar Rosso Prosperity Guardian con il “pretesto” di proteggere la navigazione “il numero di navi che attraversano il Mar Rosso è diminuito” e “gli Usa non sono stati in grado di garantire alcuna protezione alle navi israeliane, anzi, insieme alla Gran Bretagna, hanno messo a repentaglio la sicurezza delle loro navi. Non consigliamo all’Italia di fare altrettanto”.
Sul piatto c’è sempre lo stop dei bombardamenti su Gaza. “Non possiamo rivelare il tipo di questa escalation, ma certamente se l’aggressione contro Gaza non si ferma, amplieremo le nostre operazioni in un modo che sorprenderà tutti – prosegue – Le armi di cui disponiamo sono prodotte qui nello Yemen, e nove anni di aggressione e di assedio imposti sono una prova sufficiente che se lo Yemen non avesse prodotto le proprie armi, non sarebbe stato in grado di resistere all’Arabia Saudita e agli Emirati, che importavano armi da vari Paesi del mondo per affrontarci. Abbiamo sviluppato noi stessi la parte manifatturiera e abbiamo le tecnologie. Non ci arrivano armi dall’estero”.
“Le minacce degli Houti nei nostri confronti sono parte della loro guerra ibrida. Attaccare navi commerciali di nazioni estranee a ciò che accade a Gaza, disseminare false informazioni, lasciar passare liberamente nel Mar Rosso le navi della Federazione Russa e della Cina ma non le altre, minacciare l’Italia per l’assunzione del comando tattico dell’Operazione ‘Aspides’, che ha come unico scopo la difesa della nostre navi e della libera navigazione, sono tentativi di minare la coesione nostra e dell’Unione Europea – si legge in una nota del ministero della Difesa – Gli Houthi vogliono convincerci che accettare in silenzio i ricatti del terrorismo e girarsi dall’altra parte in luogo di difendere la sicurezza e la libera navigazione, che è ciò che farà Aspides, sia la cosa giusta da fare, la più conveniente. L’Italia ha promosso e sostiene l’operazione dell’Unione Europea Aspides al fine di proteggere dagli attacchi degli Houthi le navi mercantili, equipaggi civili, altrimenti costrette a rotte più lunghe, con inevitabili pesanti conseguenze sull’economia globale e sulle nostre economie. Il tentativo degli Houthi di dimostrare che la migliore strategia sarebbe non schierarsi o accettare, senza reagire, la loro violenza, è parte della disinformazione tipica di questa organizzazione terroristica”.
“L’Unione Europea e, con essa, l’Italia – conclude la nota – reclamano invece il diritto-dovere di intervenire a difesa della sicurezza, della libera circolazione delle merci, delle proprie economie e del diritto internazionale. Se fossero veramente interessati al popolo palestinese, avrebbero apprezzato l’intervento umanitario italiano, che è stato uno di quelli più rilevanti ed immediati a sostegno del popolo palestinese”.