Un murales con l’immagine di Ilaria Salis, la 39enne antifascista italiana detenuta in Ungheria con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti, è comparso a Budapest. Accanto all’immagine della donna impiccata ad un forca la scritta “Ila antifa”. La donna da un anno è in carcere e rischia 11 anni di reclusione per l’accusa, respinta, di aver partecipato al pestaggio di due estremisti di destra. In serata il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha chiesto all’ambasciatore d’Italia in Ungheria Manuel Jacoangeli di verificare con le autorità ungheresi i fatti. L’ambasciatore, spiega la Farnesina, “effettuerà i passi necessari a confermare alle autorità ungheresi che il governo italiano sostiene la tutela della dignità e della sicurezza della signora Salis”. Secondo la Farnesina, nel quadro di miglioramento delle condizioni di detenzione, bisogna evitare qualsiasi interferenza esterna locale alla detenzione della cittadina italiana.
“Non molliamo, questa città è nostra”, ha proclamato Bela Incze, il leader della formazione di estrema destra “Legio Hungaria” che ha organizzato la celebrazione del “Giorno dell’onore” e ha annunciato che i militanti in divise militari, bandiere e altri simboli neonazisti si sarebbero trasferiti nei boscosi dintorni di Budapest per evitare lo scontro di strada con la polizia mobilitata in forze in centro. La commemorazione, che ogni anno attira estremisti da molti paesi europei, rievoca un episodio dei 50 giorni dell’”assedio” o “battaglia di Budapest”: la sortita tentata invano l’11 febbraio 1945 da truppe naziste, SS e accoliti ungheresi per forzare il blocco dell’Armata Rossa. Finì in un bagno di sangue con 20 mila morti, sfruttato dai nostalgici del terzo Reich per la loro propaganda: “Falsano la storia per cercare di attirare consenso per i neonazisti”, hanno ricordato gli antifascisti del gruppo “Autonom Mozgalom”. Un’altra organizzazione neonazista, “Blood and Honour Hungaria”, ha organizzato un concerto in un terreno privato, anche questo vietato dalla polizia.
“Le immagini di Budapest si commentano da sole e confermano i timori della famiglia a seguire i consigli che ci pervengono dalle autorità italiane” dice Roberto Salis, padre di Ilaria che da mesi si batte per denunciare le condizioni di detenzione della donna. Salis si riferisce ai timori per la sicurezza in caso di arresti domiciliari in Ungheria. “Le immagini di Budapest si commentano da sole e confermano i timori della famiglia a seguire i consigli che ci pervengono dalle autorità italiane”. “Quanto accaduto oggi a Budapest conferma i timori della famiglia e di Ilaria. Le immagini della donna impiccata alla manifestazione neofascista sono eloquenti e scioccanti. Per questo è inaccettabile che il governo non agisca e non intervenga per sottrarre Ilaria a queste minacce ed a questi pericoli. È dovere del ministro Nordio – dichiara la deputata democratica, Debora Serracchiani – agire e non limitarsi ad annuire durante la surreale informativa alla camera del ministro Tajani e lavorare per farla tornare in Italia”.