È da tempo che il governo Meloni pensa a una stretta dei poteri dei pm sul sequestro dei cellulari nell’ambito dell’inchieste. Una limitazione delle informazioni utilizzabili dopo il sequestro di un telefono e renderle segrete almeno fino a un’udienza davanti alle parti come già pensato per le ordinanze di custodia cautelare e per le intercettazioni.

“È prossima una riforma del sequestro dei telefoni cellulari. Noi riteniamo che questa misura debba passare dal giudice e non dal pubblico ministero – dice il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, all’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti – Seguendo la Corte Costituzionale, vista la differenza tra i documenti e le comunicazioni, come messaggistica, whatsapp eccetera, queste ultime devono essere soggette ai limiti di ammissibilità tassativi del 266 perché questa diversa natura possa ottenere il dovuto riconoscimento. Quanto ai reati fiscali, alcuni tra i meno gravi saranno soggetti ad una sorta di possibilità di conciliazione con l’erario e questo avrà una certa influenza nel processo penale”.

Sisto ritorna anche su un tema da sempre caro al centro destra ovvero la separazione delle carriere dei magistrati: “Nella prossima conferenza dei capigruppo alla Camera, il capogruppo di Forza Italia Paolo Barelli chiederà la calendarizzazione della separazione delle carriere nel mese di marzo. Noi non scherziamo sulla separazione. C’è un lavoro in prima commissione che deve trovare compimento”. Poco meno di un mese fa il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nelle sue comunicazioni alla Camera, in merito al tema della separazione delle carriere, aveva specificato che “fa parte del nostro programma”. “Nel 1988 c’è stata una serie di osservazioni di giuristi e magistrati” secondo i quali “conferire questi poteri immensi al pubblico ministero come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo. E infatti abbiamo visto dove siamo arrivati” aveva detto il Guardasigilli.

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