Tre uomini fermati per un omicidio di cinque anni fa. Svolta nelle indagini sull’eliminazione di Andrea Gioacchini, ucciso il 10 gennaio del 2019 in un agguato in stile mafioso subito davanti a un asilo nido della Magliana a Roma. I tre fermati sono accusati di omicidio pluriaggravato e di porto illegale di armi da fuoco. Si tratta di Ugo Di Giovanni e Emiliano Sollazzo, entrambi pregiudicati, ritenuti i mandanti dell’omicidio, e Fabrizio Olivani, accusato di essere l’esecutore materiale. Il decreto di fermo è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Per la Procura capitolina l’omicidio è aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Le indagini sono state condotte anche con servizi di osservazione, intercettazioni, analisi di chat di criptofonia e con l’aiuto delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia.
Andrea Gioacchini aveva 35 anni e precedenti penali per usura, rapina, estorsione e droga. Il 10 gennaio di cinque anni fa era stato scarcerato da pochi giorni e si trovava in auto e aveva appena lasciato i due figli all’asilo nido di via Castiglion Fibocchi, quando un proiettile lo ha raggiunto alla testa. Quattro i colpi esplosi con una calibro 7.65 da un uomo che si trovava in sella a uno scooter, dal quale non è mai sceso: indossava un giubbotto rosso e un casco integrale. Insieme a Gioacchini c’era anche la compagna, rimasta ferita a una gamba. Per l’omicidio era stato inizialmente indagato, nel 2019, Augusto Giuseppucci, fratello di Franco ‘er Negro’, uno dei leader storici della Banda della Magliana, ucciso nel 1980 in un agguato in piazza San Cosimato. Giuseppucci fu poi scagionato dalle accuse.
Secondo gli inquirenti “in concorso tra loro, Di Giovanni e Sollazzo, in qualità di mandanti, pianificavano ed organizzavano il delitto procurando il motoveicolo e l’arma da utilizzare ed ospitando in una abitazione nella loro disponibilità, nei giorni immediatamente precedenti al fatto, Olivani incaricato dell’esecuzione”. Per la procura di Roma, inoltre, c’è “l’aggravante di avere agito con premeditazione, essendo stato l’omicidio programmato con largo anticipo in modo da essere eseguito pochi giorni dopo la scarcerazione di Gioacchini, avvenuta il 6 gennaio 2019″. Per gli inquirenti c’è anche “l’ulteriore aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva avendo commesso il fatto con modalità in concreto idonee ad evocare l’agire mafioso e ad affermare la supremazia criminale nel quartiere romano della Magliana”.