Ultima serata. Fine di una settimana che ha monopolizzato come al solito una parte dell’Italia permettendo alla restante di potergli dare addosso. Con stridente realismo il tg dei sessanta secondi, trasmesso nel mezzo della lunga maratona finale, riporta almeno tre notizie tragicamente reali, vere, ineluttabili, in barba ai messaggi pacifisti, egualitari e libertari proposti da alcuni degli artisti in gara, mentre in quella scatola luminosa e fatata si compiono i miracoli del televoto.

A inizio serata la classifica provvisoria ci racconta una tripletta già nota a tutti i pronostici prima dell’inizio di questa edizione. Il pubblico continua a rumoreggiare. Facciamo il ripasso di tutte le canzoni, se ce ne fosse bisogno.

Riascoltando, confermo la bellezza del brano di Diodato che canta ancora una volta senza una sbavatura, con grande trasporto e muovendosi con armonia e scioltezza. Ti muovi è la canzone emotivamente più trascinante di questo festival, avrebbe meritato almeno di arrivare tra i primi tre, invece scivola al tredicesimo posto. Al limite, avrei scambiato Diodato con Il Volo, piazzati al numero otto. Per quanto riguarda Loredana Bertè, ero sicura che avrebbe portato a casa qualcosa, infatti suo è il Premio della Critica Mia Martini. Un giusto riconoscimento soprattutto alla carriera, più che all’esecuzione e al pezzo. Ero sicura che anche Fiorella Mannoia avrebbe ricevuto un riconoscimento e infatti suo è il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo.

Avrei dato a Mahmood il quinto posto conquistato da Irama, per eleganza e stile del suo canto, ogni volta una sorpresa. Buon piazzamento per Il Tre, ragazzo dai modi gentili che ha portato una canzone interessante.

Avrei sperato in una posizione più alta per Negramaro, Santi Francesi, Maninni e Big Mama.
Avrei dato qualche posizione in più a Fred De Palma, troppo penalizzato, e ai Bnkr44 che si sono spesi per quello che sono: una boy band ‘de noantri’, che magari crescerà nel tempo.

Avrei forse scambiato di posto Alfa con Gazzelle, rispettivamente decimo e undicesimo posto, ma a ben guardare, credo che il giovane meriti ciò che ha conseguito, per il suo messaggio positivo e il suo sorriso, oltre che per la canzone, già un piccolo tormentone. Non ha indossato appariscenti abiti d’alta moda, anzi ha dichiarato sul suo Instagram: “Le mie canzoni devono spiccare, perché io sono ciò che scrivo e non ciò che indosso”. Bravissimo. Forse anche Gazzelle la pensa come te, però sorride poco e ha sempre quegli occhiali scuri che indovinare il suo sguardo è un’impresa non da poco.

A Ghali un prevedibile quarto posto, perché al terzo c’è la regina dell’estate, Annalisa, che sinceramente non ha portato il suo brano migliore, ma trionfa in tutto: esecuzione, grinta, stile, bellezza.

Veniamo ai primi due, che alla fine di tutta la giostra, forse meritavano un posto ex aequo. Posso dirlo? Geolier mi ha fatto tanta tenerezza. Al termine di tutto, dopo il delirio della serata cover (dove doveva vincere, per brano ed esecuzione, Angelina Mango) e il rispetto negatogli, dopo la retrocessione da primo a secondo rispetto alla classifica provvisoria, è stato congedato senza che nessuno sul palco gli prestasse più attenzione, dopo l’annuncio delle posizioni dei primi tre e la proclamazione della Mango come vincitrice. Amarezza, delusione e dispiacere erano, credo, ben dipinti sul suo volto giovanissimo dall’apparenza più matura.

E per finire Angelina ha fatto incetta di premi, anche oltre le previsioni. Premio Sala Stampa Lucio Dalla, Premio Bigazzi dell’Orchestra per la miglior composizione musicale (non dimentichiamo la produzione di Re Mida Dardust) e primo posto. Nell’esecuzione finale, dopo la vittoria, ancora incredula, stordita dalla felicità e dalle emozioni troppo grandi per lei che si definisce ‘piccola’, Angelina appare quasi scomposta, in un ultimo liberatorio canto che scioglie ogni tensione di questi giorni.

Ora vola Angelina, come la rondine, tuo papà sarà molto orgoglioso di te.

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