Le invocazioni alla pace di Ghali, la “regola dell’accoglienza” tutta italiana ricordata da Dargen D’Amico. Sono bastati due brevi interventi di due cantanti in gara al Festival di Sanremo durante il pomeriggio di Domenica In per mandare nel panico la Rai. Con tanto di comunicato dell’ad Roberto Sergio a sostegno di Israele (e senza un solo minimo accenno alla crisi umanitaria dei rifugiati nella Striscia di Gaza) letto pochi secondi prima del Tg1 da Mara Venier e ribadito durante il telegiornale qualche minuto più tardi. Quasi un riflesso condizionato dopo le proteste dell’ambasciatore israeliano a Roma Alon Bar, ma che avviene nelle stesse ore in cui anche Stati Uniti, Germania, Regno Unito hanno chiesto a più riprese una tregua umanitaria. Il motivo centrale delle contestazioni del diplomatico, naturalmente, è in particolare la parola “genocidio” usata da Ghali in relazione all’azione militare che Israele sta portando avanti dopo gli attentati del 7 ottobre compiuti da Hamas. E su questo c’è in corso uno scontro anche giuridico che – come sanno i lettori di giornali – arriva fino alla Corte penale internazionale dell’Aja. Il punto però è che la Rai è andata in tilt per il solo fatto che due cantanti abbiano portato due temi d’attualità (e giocoforza “divisivi” come piace dire in giornalese) sul palco di Rai1. Così – oltre alla nota di Sergio – anche Venier si è affrettata a interrompere Dargen D’Amico che – a domanda dei giornalisti – ha detto la sua, peraltro con grande pacatezza, sul tema migranti, che peraltro è quello che ha portato nella sua canzone in gara al festival, Onda alta.
Così ora l’abitudine al freno a mano tirato – tra una nota che “corregge” Ghali e un ragionamento “strozzato” sbrigativamente in diretta – diventa inevitabilmente area di scontro per le opposizioni. “Quello che è successo ieri in Rai è grave – dice Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd ed ex dipendente della tv di Stato – Prima la velina e poi la censura nello stesso programma”. Per Ruotolo la nota di Sergio “ha il sapore di una velina inopportuna e sbagliata: siamo tutti d’accordo nel condannare la strage di Hamas del 7 ottobre e siamo tutti d’accordo per un cessate il fuoco umanitario a Gaza. Non compete all’amministratore delegato della Rai, interpretare le dichiarazioni di un artista e imporre la sua velina. E sempre nello stesso programma di ieri, aver interrotto, come ha fatto Mara Venier, un altro artista che si era esibito a Sanremo, Dargen D’Amico, sugli immigrati perché ‘siamo qui per parlare di musica e divertirci, ha il sapore della ‘censura’, di una Rai sempre più al servizio di palazzo Chigi”. Proprio alcuni giorni fa il Pd aveva organizzato un presidio sotto alla sede della Rai per protestare contro quella che sempre di più, accusano i democratici, è TeleMeloni.
Una pagina nera della Rai a #DomenicaIn.
Il servizio pubblico che teme gli artisti e la loro voce, che tenta la censura in modo scomposto, smette di essere tale. Ghali e Dargen, con un messaggio di pace, hanno mostrato tutta la debolezza di questo sistema di potere.— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) February 12, 2024
Da quale orientamento editoriale arrivi le difficoltà dentro la Rai per le uscite di Ghali e Dargen D’Amico si può capire dal ragionamento esplicito del presidente del Senato Ignazio La Russa: “Un festival con una punta dolorosa – dichiara a Un giorno da pecora, su Radio1 – quella di essere entrato nella vicenda israeliano-palestinese a senso unico. Quello è l’elemento peggiore di tutto il festival. Il festival o non entrava sul tema o, se ci entri, devi entrarci in maniera equilibrata. Non puoi affidare il tema a un cantante che pronuncia una frase a senso unico. I cantanti possono dire quello che vogliono, ma devono essere corretti. O almeno c’è il dovere di chi conduce di equilibrare”. Vale la pena ricordare che i messaggi espressi da D’Amico e Ghali erano specificamente orientati al cessate il fuoco per far terminare la crisi umanitaria. E in un’altra intervista, a Quarta Repubblica di Rete 4, la seconda carica dello Stato in qualche modo “confessa”: “Per la prima volta con Fratelli d’Italia al governo non potendo essere di sinistra in maniera sfacciata si è deciso che non fosse troppo a sinistra e neanche di destra. Fino a quando potevano era di sinistra, stavolta che non potevano non è stato di nessuno. Anche se colpevolmente di fronte ad un cantante che ricorda il dramma dei palestinesi il conduttore doveva dire ‘io ricorderei anche coloro che sono in ostaggio dei terroristi di Hamas’. Oppure parlando di Foibe dire il ‘regime di Tito’, quando gli italiani sotto i 50 anni non sanno chi era Tito, che ci voleva a dire ‘regime comunista di Tito’, non è che è una parola così difficile da pronunciare ‘regime comunista‘”.
Cos’hanno detto Ghali e D’Amico
Cosa avevano detto Ghali e Dargen D’Amico? Da parte sua il rapper milanese, nato e cresciuto a Baggio da genitori tunisini, aveva risposto all’ambasciatore di Israele sull’uso del palco di Sanremo. “E io per cosa lo devo usare? – aveva detto durante Domenica In – Sono un musicista ancora prima di essere su questo palco, ho sempre parlato di questo da quando sono bambino. Sono uno di quelli nati grazie a internet, internet può documentare che da quando sono bambino e ho fatto le mie prime canzoni a 13-14 anni parlo di quello che sta succedendo, non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti già da un po’”. E ancora: “La gente ha sempre più paura e il fatto che lui dica così non va bene. Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire stop alla guerra e stop al genocidio – ha aggiunto il cantante – Siamo in un momento in cui le persone sentono di andare a perdere qualcosa se dicono ‘viva la pace‘, ed è assurdo. Non deve succedere questo”. Per Ghali “l’Italia è un paese che porta valori completamente opposti. Ci sono dei bambini di mezzo, io ero un bambino che sognava e ieri sono arrivato quarto a Sanremo – ha concluso – Tra quei bambini che stanno morendo in questo momento, chissà quante star, quanti dottori, quanti insegnanti e quanti geni ci sono. Perchè?”.
Dargen D’Amico è stato invece interrotto mentre diceva che mentre “l’Italia è un Paese che si sta rimpicciolendo” dall’altra parte “la bilancia economica dell’immigrazione è in positivo, quello che gli immigrati immettono nelle nostre casse per le nostre pensioni è più di quanto spendiamo per l’accoglienza”. Venier gli ha tolto la parola sostenendo che “però è qui una festa, ci vorrebbe troppo tempo per approfondire questi argomenti”. A questo punto il cantautore e produttore (pure lui milanese) ha risposto sarcasticamente: “Se mi fanno una domanda non riesco a non rispondere”. E anche il suo saluto mentre stava lasciando il palco è stato sulla traccia della satira: “Arrivederci, se non dovessimo più rivederci”. “E adesso andiamo avanti con Clara!” ha annunciato Mara Venier.
Dargen D’Amico “se non proteggi i bambini niente funzionerà” poi inizia a parlare d’immigrazione…
Mara Venier nervosa esce poi rientra e censura “siamo qui per la musica” e ai giornalisti “non mettetemi in imbarazzo”…
sconcertante#MaraVenier #DargenDAmico #Rai #12febbraio pic.twitter.com/OQaKVbA4H8— Sirio (@siriomerenda) February 12, 2024
Orlando: “Conformismo burocratico in Rai. Ma anche incomprensione tra generazioni”
L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando sui social scrive: “Come boomer mi vergogno un po’. L’ottusità (ed è un eufemismo) censoria che si è sviluppata nelle ultime 48 ore è imbarazzante. Non credo sia un caso che sia stato messo in atto da boomers. Lo scambio Venier-cantanti di ieri è certo l’indice del conformismo burocratico della Rai. Ma vale quanto un saggio sociologico, paternalismo e difficoltà a cogliere sino in fondo le implicazioni che la rete ha avuto. E’ un piccolo spaccato di qualcosa di più grande, oltre alle questioni che hanno fatto scattare la censura (Gaza, migranti) c’è dietro una difficoltà crescente a capirsi tra generazioni diverse“. E’ stata “la pagina più nera della Rai sovranista di Meloni, rivoltante” non usa mezzi termini Stefania Ascari, 5 Stelle. “Solidarietà a Ghali e a tutti coloro che hanno il coraggio di prendere posizione contro il genocidio. Spero che le voci per la pace non si lascino intimorire e crescano sempre di più. Ne abbiamo bisogno”, conclude.
La presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia (M5s) aggiunge che “nessuna pressione esterna può limitare la libera espressione delle opinioni di ciascuno, tanto più sul servizio pubblico“. “Bene ha fatto l’amministratore delegato della Rai a esprimere solidarietà nei confronti di Israele – aggiunge Floridia – ma il suo ruolo a differenza di quello di un artista gli avrebbe imposto di esprimersi allo stesso modo anche nei confronti delle vittime civili palestinesi della guerra a Gaza. E questo non è avvenuto. Chi riveste un ruolo istituzionale ha il dovere dell’equilibrio, mentre il suo intervento è sembrato avere l’intenzione di stigmatizzare la libera espressione delle opinioni di alcuni artisti”. Sui social la consigliera Rai Francesca Bria (quota centrosinistra) non fa riferimenti espliciti agli “incidenti” con Ghali e D’Amico ma ribadisce che “il ruolo della tv pubblica è garantire una libera informazione, completa e veritiera. E di tutelare la libertà d’espressione artistica. La Rai è di tutti i cittadini e deve tutelare con forza la piena libertà di parola e d’espressione artistica. A maggior ragione quando si tratta del più seguito evento televisivo del paese”.
Verdi-Sinistra: “Sergio si dimetta”
Peppe De Cristofaro, parlamentare di Verdi-Sinistra e componente della Vigilanza Rai, aggiunge: “La censura non è servizio pubblico e per fortuna non è ancora stato abolito l’articolo 21 dalla nostra bella e robusta Costituzione. Tutto quello che disturba il manovratore in Rai deve essere messo a tacere. Il telespettatore non deve sapere o essere informato. Quanto successo è un inaccettabile tentativo di mettere il bavaglio a un giovane artista, Ghali, che ha avuto la sola colpa di dire ‘stop genocidio a Gaza’ dal palco di Sanremo. E anche l’episodio a Domenica In, dove è stato silenziato il cantante Dargen D’Amico, perché ha osato parlare di migranti, è davvero inquietante e la dice lunga su cosa è diventata la più grande azienda culturale italiana in mano ai fratelli e alle sorelle d’Italia”. De Cristofaro chiede le dimissioni di Sergio. “TeleMeloni mal sopporta il libero pensiero e la libertà di parola” conclude.
Il consigliere Rai eletto dai dipendenti a Venier: “Tutti d’accordo? Più cauta”
Parla di comunicato “improvvido e parziale” il consigliere della Rai eletto dai dipendenti Davide Di Pietro. “Non esistono morti di serie A o serie B – prosegue Di Pietro riferendosi alla nota letta in diretta da Mara Venier – ed il palcoscenico di Sanremo in particolare è stato e resterà a disposizione di chiunque voglia far passare messaggi di pace, coesione e rispetto; Rai, servizio pubblico, affonda le sue radici nella Costituzione italiana e in particolare nell’articolo 11“. Di Pietro invita peraltro Mara Venier a essere “maggiormente accorta nel dire frasi come ‘qui siamo tutti d’accordo’ lasciando intendere una sedicente unanimità di pensiero sul tema tra i presenti in studio, in primis delle colleghe e colleghi Rai, i quali sono liberi di manifestare il loro pensiero critico in maniera autonoma senza alcuna necessità di mediazione pubblica“.