Un uomo corre senza fretta verso la bandierina del calcio d’angolo. Le braccia aperte, la testa alta, la faccia stropicciata in una smorfia di incredulità. Avvolto nella sua maglia blu, Paolo Poggi pattina sul prato verde del Delle Alpi. Ancora non sa che il gol che ha appena realizzato cambierà la storia della sua squadra. Ma soprattutto quella degli avversari. Perché nella sera del 31 maggio 1999 Juventus e Udinese si affrontano in uno spareggio che nessuno avrebbe mai voluto giocare. Chi vince vola in un purgatorio chiamato Coppa Uefa. Chi perde sprofonda in un inferno chiamato Intertoto.
Le due squadre hanno gli stessi colori ma stanno vivendo due momenti completamente diversi. La stagione della Juventus assomiglia all’applicazione pratica della Legge di Murphy: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Il momento più basso arriva il 7 febbraio, quando i bianconeri vengono accartocciati 4-2 dal Parma. In casa. Davanti a 44mila spettatori sgomenti. La situazione è complicata. La Signora è nona in classifica a 15 punti dalla Fiorentina capolista. A fine partita Marcello Lippi è furente. “Se sono io il problema — dice ai giornalisti— allora è giusto che me ne vada. A questo punto voglio vedere se questa squadra, senza il problema Lippi, avrà una reazione. Da quando ho dato l’annuncio che l’anno prossimo avrei allenato un’altra formazione, tutto è andato a scatafascio. Questo è un gruppo che non merita di finire la stagione così”. I nomi dei sostituti iniziano a vorticare praticamente subito. In molti pensano a Bigon, tecnico che viene definito “vicino a Luciano Moggi“. Ma si parla anche di Giorgi, Boskov e Scala. In alternativa la Juventus potrebbe anticipare l’arrivo di Carlo Ancelotti, previsto per giugno. Piccolo dettaglio: contro il Parma la curva bianconera ha insultato per tutto il tempo il suo futuro allenatore. Anche Ancelotti non sembra molto convinto. “Non ho mai pensato di sostituire subito Lippi” aveva detto solo qualche giorno prima. I tentennamenti durano poco.
Una settimana più tardi, contro il Piacenza, l’uomo di Reggiolo è già in panchina. I bianconeri vincono grazie all’autorete di Manighetti e alla rete di Birindelli. Gli effetti della cura sembrano già massicci. Invece il cambio al timone si rivela poco più di un brodino caldo. L’ultima giornata assomiglia molto da vicino a un incubo. Il Milan di Zaccheroni si laurea campione d’Italia. Lazio, Fiorentina e Parma arrivano in Champions League. Un gradino più in basso, Roma, Udinese e Juventus sono tutte appaiate a quota 54 punti. Serve capire quali saranno le due squadre destinate a volare in Coppa Uefa. La classifica avulsa parla chiaro. I giallorossi sono matematicamente qualificati al trofeo continentale. Così Udinese e Juventus si dovranno contendere l’ultimo posto con uno spareggio. I bianconeri di Guidolin possono contare su Marcio Amoroso, che con 21 reti ha vinto il titolo di capocannoniere della Serie A. Quelli di Ancelotti invece puntano sul Francese Thierry Henry. Solo che la macchina da gol ammirata a Monaco è arrivata a Torino con il motore ingolfato. In sedici presenze ha segnato appena tre gol. Due contro la Lazio. Una contro il Venezia all’ultima giornata. Troppo poco per uno che sembrava destinato a spaccare il mondo.
La gara d’andata dello spareggio si gioca al Friuli il 28 maggio, ossia il giorno dopo la finale di Champions in cui il Manchester United (che aveva eliminato i bianconeri in semifinale) ha rimontato il Bayern Monaco con due gol nel recupero. È una casualità che suona come una beffa. E il campo lo confermerà. La prima partita finisce 0-0. Ma solo perché l’Udinese centra prima un palo con Appiah e poi una traversa con Zanchi. “Insomma, l’Udinese sarebbe dovuta essere all’intervallo in vantaggio di un paio di gol” scrive Giancarlo Padovan sul Corriere della Sera. Il return match al Delle Alpi è particolarmente problematico. Conte e Ferrara sono squalificati. Del Piero, Zidane, Peruzzi, Montero, Fonseca, Deschamps, Esnaider e Amoroso sono fuori per infortunio.
La squadra viene contestata pesantemente, di biglietti se ne vendono pochissimi. “I tifosi abbandonano la Juve a un passo dalla meta” scrive il Corriere. “Bisogna vincere per entrare in Coppa Uefa, per non giocare a luglio e allungare le vacanze — dice Filippo Inzaghi — Ci proveremo con tutte le nostre forze”. Proprio Superpippo sblocca la partita con un discusso rigore. Poi al 26’ della ripresa Jorgensen crossa lungo verso il secondo palo, Rampulla battezza fuori il pallone, Amoroso aggancia in tempo e rimette al centro sorprendendo Iuliano e Tudor. È allora che succede l’impensabile. Poggi, in giravolta, insacca il gol che vale l’1-1 esterno e, dunque, la qualificazione. Per la Juventus è una delle peggiori stagioni degli anni Novanta. Solo Maifredi era riuscito a fare peggio. “All’Intertoto non rinunceremo neppure per sogno – dice Umberto Agnelli – E vedrete che nonostante questo impegno disputeremo una grande annata. Neppure il pubblico ci segue. C’erano solo 3900 paganti. Una cosa vergognosa per la città. Rinforzi? La gente cominci a venire allo stadio”. La stagione successiva non è poi più felice. La Juve vince l’Intertoto battendo il Rennes in finale. Poi viene eliminata quarti di Coppa Italia dalla Lazio e ai quarti di Coppa Uefa dal Celta. La profezia di Umberto Agnelli si è avverata solo a metà.