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L’assalto alla presidenza della Federtennis che vale 200 milioni: Barazzutti sfida Binaghi

I trionfi di Jannik Sinner e della Coppa Davis, i milioni del Foro Italico e le Atp Finals, tifosi, praticanti e appassionati in continuo aumento: se il tennis è la disciplina del momento, la presidenza della sua Federazione diventa una delle poltrone più ambite dello sport italiano. Attualmente è occupata da Angelo Binaghi e dopo i successi finanziari e sportivi sembra difficile sfidare il suo regno, eppure qualcuno ci proverà comunque: Corrado Barazzutti, uno degli eroi della Davis del ‘76, ha appena annunciato di candidarsi ufficialmente alla presidente della Fitp.

Sono iniziate le grandi manovre nel mondo dello sport in vista della prossima tornata elettorale dopo le Olimpiadi di Parigi, che riscriverà gli equilibri politici del movimento. L’emendamento approvato dal Parlamento ha cancellato il limite dei mandati, tranne che per il Coni, con il solo Giovanni Malagò destinato a farsi da parte se non arriverà un intervento legislativo in extremis. Significa che tutti i presidenti federali, in carica a volte da decenni, potranno ricandidarsi ancora una volta e in molti casi conservare il potere. Fra questi il più saldo di tutti pare proprio il numero uno del tennis Binaghi, forte di una gestione illuminata anche se padronale della Fitp (Federazione Italiana tennis e padel).

La candidatura alternativa di Barazzutti era nell’aria da qualche mese, adesso è ufficiale, con una lettera indirizzata negli scorsi giorni proprio a Binaghi, e inviata a tutti i circoli del Paese, in cui spiega le ragioni della scelta (una presunta insofferenza del movimento, con la richiesta di una “alternativa forte” da parte di circoli e dirigenti di periferia), e anticipa parte del programma: alcuni punti centrati come l’eliminazione del contestato meccanismo delle armonizzazioni, altri decisamente più populistici, come l’abbattimento delle quote federali. Insomma, il classico “meno tasse per tutti” che fa sempre il suo effetto, pure nel tennis.

Amato dai tifosi, con un profilo più da tecnico che da manager in grado di guidare un’azienda da quasi 200 milioni di fatturato quale è ormai la Fitp, coach in passato di Fabio Fognini e oggi di Lorenzo Musetti, Barazzutti ha il dente avvelenato con la Federazione, con cui ha avuto in passato anche un contenzioso dopo l’addio alla panchina della nazionale (è uno dei motivi per cui lui, come Adriano Panatta e gli altri eroi di Cile ‘76, non vengono sistematicamente invitati agli eventi Fitp, da ultimo la cerimonia al Quirinale con Mattarella). È il candidato perfetto di quella sparuta, ma presente, opposizione interna al tennis italiano, dietro cui qualcuno immagina persino il sostegno di Malagò, che ha un chiaro obiettivo: non tanto vincere, ma far perdere Binaghi.

La stessa legge che ha cancellato il limite di mandati consentendogli la candidatura, ha anche imposto un quorum maggiorato del 66% per chi è alla quarta rielezione. Per restare in sella, insomma, Binaghi (come gli altri presidenti in carica) ha bisogno dei due terzi. Impresa non semplicissima, specie se oltre a Barazzutti dovesse esserci ai nastri di partenza anche un terzo candidato, magari una donna (si sussurra il nome di Flavia Pennetta), a erodere voti. È vero che per presentare una candidatura serve la sottoscrizione di 300 circoli (quasi tutti vicini a Binaghi), dunque non sarà facile per l’opposizione schierare addirittura due nomi, ma una mano in questo senso potrebbe arrivare dai nuovi principi informatori a cui sta lavorando il ministro dello Sport Andrea Abodi, che punta a rimuovere i paletti che riducono l’elettorato passivo.

Con un ulteriore vantaggio: se il presidente in carica non raggiunge il quorum, con due candidati le elezioni si ripetono; ma con tre candidati, gli ultimi due vanno al ballottaggio anche con una percentuale minima di voti. È un gioco sottile di cavilli e manovre. Una situazione che potrebbe ripetersi in tante Federazioni, e nella Fitp più di tutte, perché visto il triste declino della FederCalcio oggi il tennis – insieme forse al nuoto – è la disciplina più vincente e di successo d’Italia, che gestisce decine di milioni l’anno, muove consenso ed interessi. Quella poltrona fa gola a tanti. L’assalto alla diligenza è già cominciato.

Twitter: @lVendemiale