Sono “disperati”, “piangono a dirotto” e si sono “dichiarati innocenti“. L’avvocato Sergio Sparti parla così dei suoi due assistiti: sono Sabrina Fina e Massimo Carandente, la coppia di conviventi finita in carcere nella tarda serata di domenica con l’accusa di avere partecipato con Giovanni Barreca al massacro della sua famiglia ad Altavilla Milicia. È stato proprio quest’ultimo a chiamare le forze dell’ordine confessando di avere ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli Kevin di 16 anni e il piccolo Emanuel di 5 anni. Unica superstite la figlia 15enne che ha raccontato la genesi della strage parlando di un “esorcismo per scacciare il demonio”.

Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, sarebbero stati proprio i due palermitani (Sabrina Fina e Massimo Carandente) a istigare Barreca a uccidere i familiari per liberare la casa da presenze demoniache e poi a partecipare materialmente ai delitti. La coppia avrebbe conosciuto Barreca durante incontri di preghiera in una chiesa evangelica. Un rapporto quello tra i due fermati e l’uomo che ha alimentato l’ossessione mistica del muratore, anche lui – come la coppia – fanatico religioso.

“Sono entrambi disperati, non fanno che piangere a dirotto. Sono in stato confusionale, stremati dalla situazione. Mi hanno detto di dichiararsi innocenti. Sono distrutti”, ha detto il loro legale. “Carandente è un uomo disperato e non fa che piangere – aggiunge ancora l’avvocato – Anche la signora è sconvolta. Hanno ribadito più volte che si dichiarano innocenti”. Ufficialmente i due sono disoccupati ma l’uomo si definisce un promoter e “mental coach’’ di beveroni e tisane dimagranti. I due sono accusati, come Barreca, di triplice omicidio e soppressione di cadavere.

A confermare la presenza di due persone estranee alla famiglia vi sarebbe un messaggio che Kevin avrebbe inviato ad un amico del liceo prima di essere ucciso. Il giovane ha riferito che in un messaggio ricevuto il 4 febbraio “Kevin scriveva che il suo fratellino di cinque anni gli diceva che c’erano i demoni in casa – racconta il compagno di scuola -. Demoni che avrebbero ucciso e distrutto la loro famiglia. Mi aveva anche detto che erano entrate in casa due persone che, se non sbaglio, venivano chiamate ‘Fratelli di Dio'”. Un’altra conferma della presenza di due persone all’interno dell’abilitazione dove è avvenuto il massacro.

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