Questo cambio di rotta, anche nella narrazione pop, è la fotografia di una società che cambia: un rapporto Istat del 2022 segnalava il sorpasso dei single sulle coppie con figli
Puntuale come l’influenza d’inverno e le zanzare d’estate, San Valentino è arrivato anche quest’anno, portandosi dietro il suo coté di cuori sulle vetrine, offerte di weekend romantici, mail intasata da idee per far felice la tua lei o il tuo lui (strisciando la carta di credito) e, ovviamente, il solito derby tra fidanzati e single. Romantici a oltranza VS fieri oppositori di una “festa consumistica”. Che poi è la versione stagionale della disputa tra entusiasti di Natale VS Grinch, ma va bene. Single, spaiati, separati, divorziati, serial dater, spiriti liberi, cuori solitari: abbiamo una notizia per voi. Quest’anno non avete nulla di cui lamentarvi, perché state vivendo un momento d’oro. Se non personalmente, almeno come categoria: mai come ora film, libri e serie tv celebrano le monadi felici. Parola di star: divorziare è chic, i fiori ce li possiamo comprare da sole (vincendoci un Grammy) e i cuori spezzati sono un capitale da monetizzare. Insomma: l’era dei single è iniziata.
L’arte di capitalizzare sulla fine dell’amore – Un anno fa, di questi tempi, i giornali spendevano fiumi d’inchiostro sulla rottura tra Shakira e Piqué, tra barattoli di marmellata, Twingo e Casio. Nuovo anno, nuova rottura: ora tutti i riflettori sono puntati su Ilary Blasi, che dalla fine del suo matrimonio con Francesco Totti ha tirato fuori un documentario per Netflix e un libro edito da Mondadori. Las mujeres ya no lloran, las mujeres facturan, direbbe Shakira che, zitta zitta, è riuscita a rilanciare la sua carriera proprio nel momento in cui il suo uomo se andava via con un’altra. Cantare di un amore perduto non è niente di nuovo, è vero. Ciò che è nuovo, forse, è lo spirito con cui lo si fa: con sollievo e con una generosità di dettagli che tradiscono il piacere di lavare i panni sporchi in pubblico. Niente canzoni strazianti (Adele, ci senti?) adesso ci si asciuga le lacrime con ritornelli pop pieni di vita e di entusiasmo. Mi compro i fiori da sola, canta Miley Cyrus nel tormentone Flowers, alludendo al divorzio da Liam Hemsworth. Quella canzone autobiografica non solo è diventata un inno generazionale, ma le ha fruttato due Grammy. I primi della sua carriera. E sul palco, balla con la leggerezza di chi si è presa la sua rivincita. La fine di una relazione non è più qualcosa da nascondere agli occhi del mondo, una spirale discendente di pianti, gelato e abbrutimento sul divano. Al contrario: è un momento di rinascita e di empowerment – soprattutto femminile – da mettere in scena sul palco. Ah sì, mi lasci per un’altra? Adesso ti faccio vedere io. Che almeno ci si guadagni qualcosa da un cuore spezzato, qualcosa di più tangibile di una lezione di vita.
A proposito di Grammy: l’altra grande vincitrice della serata è stata Taylor Swift, che da un anno riempie gli stadi di tutto il mondo e a luglio arriverà in Italia con due concerti sold out. Se è vero che c’è una canzone di Taylor Swift per ogni stato d’animo, è anche vero che ne esistono almeno dieci da cantare a squarciagola dopo una rottura. Ciascuna puntualmente scritta e registrata dopo una relazione finita, per la gioia dei suoi molti ex famosi, da Harry Styles a John Meyer. Ora è felicemente fidanzata con Travis Kelce, ma i fan sono pronti a scommettere che il nuovo album, The Tortured Poets Department, sia un addio a Joe Alwyn dopo sei anni insieme.
Non è una gara tra single e fidanzati – In questo mondo apparecchiato per due come i tavolini dei ristoranti turistici, spesso l’essere single viene considerato un tempo vuoto, vissuto solo in attesa della “persona giusta”, qualunque cosa significhi. L’innamoramento, in una lunga e celebrata tradizione letteraria, è la chiave di volta che dà il senso a tutto il resto. Occasionalmente, però, la tanto attesa luce in fondo al tunnel si rivela un tir coi fari accesi. Dopo la fine turbolenta del suo matrimonio, la top model Emily Ratajkowski ha detto ai suoi follower: “Personalmente trovo che sia chic divorziare prima dei 30 anni”. Chic. Come il tubino nero che sta bene a tutte. Non era una provocazione né una rivendicazione: l’obiettivo era far sentire meglio le donne che stanno vivendo, come lei, un momento personale complesso. “Credo che ci sia ancora un grande tabù intorno al divorzio – ha spiegato a Entertainment Tonight – Sinceramente non aiuta nessuno. Decidere di separarsi, con tutte le difficoltà che comporta, è coraggioso. Volevo dare un messaggio positivo”. Perfino le dating app hanno un’ambasciatrice stellare: Sharon Stone. Nel 2020 l’attrice aveva detto di volersi godere la solitudine dipingendo e scrivendo. Ora, dichiara in un’intervista al Times, è tornata su Tinder con il suo vero nome e, nonostante qualche appuntamento andato male, è determinata a trovare l’amore.
Sarebbe sciocco e superficiale ridurre la questione a un derby tra single e coppie. Si tratta di riconoscere entrambe come opzioni possibili, ognuna con i suoi benefici e le sue difficoltà, ma non come misure del proprio valore. Anche perché la maggior parte di noi si troverà a sperimentarle entrambe in momenti diversi della vita. Quello a cui stiamo assistendo è un sottile – ma pervicace – cambiamento di percezione. Se la cultura pop ha sempre celebrato il lieto fine sopra ogni cosa, con baci sotto la pioggia, campane a nozze e tutto il resto, oggi sempre più spesso si raccontano storie che mettono al centro l’indipendenza e la realizzazione di sé, soprattutto femminile. E questo movimento coinvolge la musica, i romanzi e i prodotti mainstream come film e serie tv.
Addio lieto fine: come cambiano film e serie tv – Fino a qualche anno fa, la rappresentazione dei single in film e serie tv di largo consumo ricadeva quasi sempre in due stereotipi: il donnaiolo impenitente o la sfigata-ma-simpatica, vedi alla voce Bridget Jones. Al netto di qualche eccezione, con questa precisa divisione di genere. C’è voluta la serie cult Sex&The City per aprire un nuovo filone, e c’è voluta Samantha Jones per dire ad alta voce che non tutte le donne trovano la felicità dentro una coppia. Altrimenti, il lieto fine coincideva senza appello con il coronamento di un amore, in modo credibile o meno (vi ricordate le assurde corse all’aeroporto dell’ultimo secondo? Ecco, quella roba lì).
I prodotti pensati per millennial e Gen Z, invece, investono sempre meno sulle storyline amorose e sempre più sulla scoperta di sé. Vedi Euphoria (HBO), Sex Education di Netflix, oppure La Fantastica Signora Maisel (Amazon Prime Video) dove la protagonista sceglie la carriera sopra ogni possibile rapporto amoroso. Un citatissimo studio dell’Università della California sostiene infatti che i giovani tra i 13 e i 24 anni cercano in tv e al cinema meno scene di sesso e più storie di amicizia o platoniche. La prova definitiva ce l’ha data Barbie, il film con Margot Robbie che ha travolto i botteghini. Ken, in questo adattamento, è tutto tranne che il fidanzato di Barbie: è la sua condanna. Ma lo sapevamo già: se in 90 anni di vita la bambola non si è mai sposata, un motivo ci sarà. Tra l’altro, la regista Greta Gerwig sta per tornare con un altro film, Biancaneve, che promette già di ribaltare il più classico archetipo disneyano: il lieto fine. Oggi le principesse aspettano ancora di essere salvate da un bacio?
Insomma: innamorarsi è meraviglioso. Accontentarsi di una relazione infelice no. E se per seguire i propri sogni bisogna separarsi, beh, pace. Questo cambio di rotta nella narrazione pop è la fotografia di una società che cambia: un rapporto Istat del 2022 segnalava il sorpasso dei single sulle coppie con figli. Se siete single, quindi, siete in ottima compagnia. Se la cosa vi rende infelici, mettete in cuffia Miley Cyrus e ballateci su. Se non siete ancora convinti e volete farvi una risata, date un’occhiata al calendario: sarà forse un caso che la festa degli innamorati quest’anno coincida col Mercoledì delle Ceneri, giornata di digiuno e pentimento?