La cosiddetta ‘protesta dei trattori’ ha occupato il centro del discorso pubblico, persino in occasione del Festival di Sanremo, forte pure di un certo consenso popolare. Il risultato oggettivo di questo gran parlare che si fa di un variegato movimento contadino che si ritrova compatto nel rigetto del Green New Deal europeo, a prescindere dalle ragioni effettive di merito, alimenta l’onda lunga di una sorta di anti-ambientalismo diffuso.

Questa nuova sensibilità anti-ecologista radicale, sempre più diffusa, ‘è anche il motivo per il quale in Europa è stata normalizzata la repressione contro il dissenso’, nota un esperto come Ferdinando Cotugno sulla bella rivista online Lucy sulla cultura: ‘il doppio standard secondo il quale chi protesta per il clima è già un mezzo terrorista e ha in generale meno diritti e margini di manovra di chi protesta per qualsiasi altro argomento. In Regno Unito ci sono state condanne (eseguite in carcere) a tre anni per gli attivisti, le più alte nella storia del paese per manifestazioni non violente, in Germania si è scelta la persecuzione per associazione a delinquere, strada tentata anche in Italia, Greta Thunberg è stata già arrestata quattro volte’.

‘Trattori, negazionisti, populisti: il fronte anti-ambientalista di cui dovremmo preoccuparci’ è il titolo dell’articolo di Cotugno; ma forse quel che più dovrebbe angosciare tutti è il fenomeno morboso sottostante, quella sorta d’Alzheimer che ha colpito la memoria collettiva e che spiega anche come mai sembriamo indifferenti pure al rischio di nuove guerre mondiali, con i focolai a due passi da casa, nel cuore dell’Europa e nel vicino Mediterraneo, e accettiamo persino che tra i nostri figli, o i loro cugini dell’Unione Europea, possano esserci risorgenze naziste e fasciste.

Nel caso del disastro ecologico – il primo e il più importante dei mali del mondo di oggi, perché insidia alla radice la stessa civiltà umana – colpisce in modo particolare che l’epidemia di degrado cognitivo collettivo si manifesti con la proverbiale perdita della memoria attraverso la rimozione, se non addirittura con forme di ‘para-amnesia’ che distorcono la realtà, a volte per fini ideologici (il cosiddetto ‘negazionismo climatico’). Non se ne parla quasi più, ma sono passati appena dieci mesi dalla catastrofica alluvione in Romagna, ovvero in una delle case degli italiani: la ‘Romagna solatia dolce paese’ di Pascoli che nel dopoguerra è diventata l’area per eccellenza delle vacanze di massa, per non dire del liscio, dei motori e del ciclismo, del cinema di Fellini… Parliamo di un distretto economico importantissimo, tra l’altro il secondo dopo la Lombardia per produzione agricola, con un’orto-frutticoltura considerevole che alimenta anche eccellenze dell’industria della trasformazione alimentare.

E dire che, per qualche giorno, a caldo, sull’alluvione tra Cesena e Forlì si è vissuto un grande momento di solidarietà. Si percepiva persino l’aria buona di fratellanza che spirava nelle palestre dove sono stati accolti gli sfollati. Tutti hanno visto la devastazione dei territori e le ruspe in azione, con le montagne di cose care distrutte che partivano per le discariche. Nessuno è arrivato a dire: ‘fermate il mondo, voglio scendere’ ma in molti lo hanno pensato.

E’ quello che vorrebbe gridare al microfono, a un certo punto, il protagonista del nuovo spettacolo teatrale ‘Album’, toccante e incisiva prova di maturità della compagnia bolognese Kepler-452, di cui è già noto l’impegno politico e sociale (hanno dedicato alla lotta dei lavoratori della Gkn una monografia esemplare intitolata ‘Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto’; nei prossimi giorni sarà di nuovo in scena a Torino, Udine e Vicenza). L’efficacia di questo nuovo ‘Album’, scritto dal protagonista Nicola Borghesi con Enrico Baraldi, si deve non solo alla novità di un racconto che si svolge fuori dal palcoscenico, in un ambiente domestico, ma alla sequenza che parte dalla storia delle anguille che vanno a riprodursi nel mar dei Sargassi, passa al problema della diagnosi e della cura della demenza senile e arriva diritto al nostro rapporto con le care vecchie cose, le foto e gli oggetti che chiamiamo ricordi, per mettere poi a tema così bene il dopo alluvione in Romagna e l’indifferenza ecologica. Nessun libro, nessun discorso, nemmeno qualche bel testo online possono raggiungere la profondità di uno spettacolo teatrale così ben costruito. Tenete d’occhio il calendario di Kepler-452 e fate di persona la verifica.

Alla fine di ‘Album’ il protagonista chiude in fretta e furia gli ultimi cartoni di cose del padre appena morto, si accorda al telefono con i traslocatori che devono portar via tutto e se ne va fuori nella notte. Come tutti noi vogliamo girare le spalle alla catastrofe, applaudire i contadini e odiare gli ‘Extinction Rebels’, lasciar fare le piste da bob e gli impianti per le Olimpiadi Milano-Cortina, ma insorgere se nelle città più inquinate non potranno più girare i diesel o si deve andare solo a 30 km all’ora, tollerare che Fugatti faccia ammazzare l’orso M90 o che le doppiette dei cacciatori sparino più liberamente, per contestare invece la multa del Comune quando buttiamo fuori posto la spazzatura.

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