Da cittadino veneto, usiamo pure questa espressione impropria, mi sento imbarazzato e anche un po’ ridicolizzato di fronte alle contorsioni del dott. Zaia per ottenere il via libera dal Parlamento per un terzo mandato da Presidente regionale. In effetti, per Zaia sarebbe il quarto mandato. È difficile infatti non ricordare che la sua legge regionale che introduceva i due mandati del 2015 faceva salvo quello corrente. Quindi Zaia si è insediato nel lontano 2010 e ora vorrebbe concludere addirittura raggiungendo la quota storicamente significativa di un ventennio.
A suo tempo egli stesso era un fan orgoglioso del limite dei due mandati, ma poi ha cambiato evidentemente opinione. I politici italiani non brillano per integrità e coerenza, e questo è un vizietto arcinoto che ha colpito, pare, anche i governatori regionali.
Entrando nel merito del lungo periodo di Zaia, quale valutazione un semplice cittadino veneto come il sottoscritto può dare per quel che vede? Prendiamo tre settori importanti: opere pubbliche, sanità e urbanistica. Le due principali opere pubbliche sono state senza dubbio il passante per Mestre e la Pedemontana. La prima opera era assolutamente necessaria per ridurre le chilometriche code estive verso la riviera veneta e friulana, la seconda totalmente inutile e costosissima. Diciamo che si va a pareggio: una cosa buona e una cattiva.
Sulla sanità, devo basarmi sull’opinione di un mio collega esperto in materia che mi ha confidato che in fin dei conti Zaia ha lavorato discretamente, impedendo la deriva lombarda. Anche in Veneto la sanità privata è cresciuta, ma quella pubblica pur tra molte difficoltà sta tenendo. Considerando che la spesa sanitaria assorbe l’80% del bilancio regionale è una buona valutazione. Da cittadino però sono molto preoccupato. È da due mesi che cerco di prenotare una piccola ecografia alla mano ma l’ospedale mi risponde che non c’è posto. C’è invece subito poso dai privati dove spenderei il triplo. Un po’ per fare economia, un po’ perché credo ancora nella superiorità del servizio pubblico, aspetterò ancora qualche tempo.
Sull’urbanistica possiamo dire che la legge regionale di Zaia, partita con buone intenzioni, si è rivelata un disastro dal punto di vista pratico. La Regione voleva limitare l’edificazione, cioè il consumo del suolo, ma i limiti sono stati così larghi che invece è venuto un impulso opposto, anche perché è passata l’idea dell’edilizia contrattata. I sindaci hanno approfittato di questa insperata fonte di entrate e hanno cementificato intensamente, anche nel mio Comune dove sorgono villette e condomini a manetta. La colpa della cementificazione veneta non è di Zaia, ma dell’autonomia urbanistica concessa ai Comuni che è stata usata in maniera indiscriminata. L’autonomia non sempre è un valore, soprattutto quando ci sono di mezzo giganteschi interessi economici che la politica non sa, o non vuole, contenere.
In definitiva Zaia ha esercitato un’aziona amministrativa decente, con errori ma anche con soluzioni positive. Nulla di straordinario però per i cittadini veneti, date anche le limitate competenze regionali. La sua buona fama come amministratore è probabilmente dovuta alla sua presenzialità. Non manca sagra dei trattori o delle salsicce che sia priva della sua presenza. Questo per un leader politico regionale dovrebbe essere normale, ma pare che invece sia da elogiare, per la gioia delle tv locali che portano ovunque il verbo di Zaia, una pacca sulla spalla e un po’ di sano buon senso veneto, posto che esista.
Dove invece il cosiddetto governatore ha miseramente fallito è sul piano politico. Zaia ha costruito la sua fortuna, oltre al fatto che il Veneto è una Regione ex contadina e quindi in fondo conservatrice, portando in auge il tema dell’autonomia. È da venti anni e più che sbandiera la necessità di un Veneto autonomo. Ha portato a casa qualcosa? Direi nulla. La ragione è semplice. La battaglia per l’autonomia non si fa comodamente seduti a Venezia o a Treviso, ma a Roma. Invece il dott. Zaia ha pensato bene di starsene nel suo bel ritiro veneziano. In realtà ha fatto una comparsa nel IV governo Berlusconi senza lasciare traccia. La battaglia per l’autonoma è stata regalata ai leghisti lombardi. In particolare a quel tal Calderoli che non solo ha rovinato il Parlamento con il suo porcellum elettorale, ma ora rischia di rovinare quel poco di efficienza regionale con il suo porcellum 2, la nuova legge sull’autonomia differenziata. Insomma, Zaia ha preferito giocare nel campionato di serie B regionale e non in quello di serie A nazionale, incolpando Roma di non aver realizzato la mitica economia. A Zaia, come dice la pubblicità, piace giocare facile.
E questo mi porta ad una considerazione più generale sulla classe politica veneta. Un tempo, con il vicentino Mariano Rumor oppure il trevigiano Antonio Bisaglia, il ceto politico veneto era in grado di farsi sentire a livello nazionale e di offrire prospettive importanti. Politici di razza e tenacemente democristiani; verrebbe da dire conservatori in teoria ma progressisti in pratica. Ora di questi politici che avevano una caratura da statista nel Veneto si è persa ogni traccia, se guardiamo alla mediocre qualità della coorte di centro-destra che da anni governa la Regione. La Dc veneta era altra cosa.
Perché il Parlamento dovrebbe concedere il quarto mandato al dott. Zaia? Ragioni forse più che comprensibili da parte di chi vuole stare attaccato alla cadrega, come si direbbe dalle mie parti. Ma non mi risulta che esista la professione di presidente di Regione e comunque un cambiamento d’aria è sempre desiderabile, altrimenti si accumula molta muffa sulle pareti. Suggerirei una soluzione alla Di Maio che è stato nominato, e dunque sistemato economicamente, rappresentate speciale dell’Ue per il Golfo e che non si sente mai, nonostante ci siano forti venti di guerra da quelle parti. Per Zaia una buona poltrona di nuovo conio potrebbe essere quella di Alto rappresentante del Veneto presso l’Ue, così conserverebbe un ottimo stipendio e potrebbe fare sentire all’Europa la voce dei veneti. Se poi nessuno lo ascolterà, pazienza. Non siamo sempre alla fiera dei trattori o alla sagra della polenta.
Zaia, o chi per lui, non dovrebbe brigare per un quarto mandato per salvaguardare la sua dignità, ma soprattutto quella di noi veneti, che non andiamo in giro a elemosinare incarichi o poltrone ma ci impegniamo duramente – e i risultati si vedono.
Mario Pomini
Docente di Economia, Università di Padova
Politica - 14 Febbraio 2024
Zaia punta a un altro mandato da governatore del Veneto: sarebbe ora di lasciare la ‘cadrega’
Da cittadino veneto, usiamo pure questa espressione impropria, mi sento imbarazzato e anche un po’ ridicolizzato di fronte alle contorsioni del dott. Zaia per ottenere il via libera dal Parlamento per un terzo mandato da Presidente regionale. In effetti, per Zaia sarebbe il quarto mandato. È difficile infatti non ricordare che la sua legge regionale che introduceva i due mandati del 2015 faceva salvo quello corrente. Quindi Zaia si è insediato nel lontano 2010 e ora vorrebbe concludere addirittura raggiungendo la quota storicamente significativa di un ventennio.
A suo tempo egli stesso era un fan orgoglioso del limite dei due mandati, ma poi ha cambiato evidentemente opinione. I politici italiani non brillano per integrità e coerenza, e questo è un vizietto arcinoto che ha colpito, pare, anche i governatori regionali.
Entrando nel merito del lungo periodo di Zaia, quale valutazione un semplice cittadino veneto come il sottoscritto può dare per quel che vede? Prendiamo tre settori importanti: opere pubbliche, sanità e urbanistica. Le due principali opere pubbliche sono state senza dubbio il passante per Mestre e la Pedemontana. La prima opera era assolutamente necessaria per ridurre le chilometriche code estive verso la riviera veneta e friulana, la seconda totalmente inutile e costosissima. Diciamo che si va a pareggio: una cosa buona e una cattiva.
Sulla sanità, devo basarmi sull’opinione di un mio collega esperto in materia che mi ha confidato che in fin dei conti Zaia ha lavorato discretamente, impedendo la deriva lombarda. Anche in Veneto la sanità privata è cresciuta, ma quella pubblica pur tra molte difficoltà sta tenendo. Considerando che la spesa sanitaria assorbe l’80% del bilancio regionale è una buona valutazione. Da cittadino però sono molto preoccupato. È da due mesi che cerco di prenotare una piccola ecografia alla mano ma l’ospedale mi risponde che non c’è posto. C’è invece subito poso dai privati dove spenderei il triplo. Un po’ per fare economia, un po’ perché credo ancora nella superiorità del servizio pubblico, aspetterò ancora qualche tempo.
Sull’urbanistica possiamo dire che la legge regionale di Zaia, partita con buone intenzioni, si è rivelata un disastro dal punto di vista pratico. La Regione voleva limitare l’edificazione, cioè il consumo del suolo, ma i limiti sono stati così larghi che invece è venuto un impulso opposto, anche perché è passata l’idea dell’edilizia contrattata. I sindaci hanno approfittato di questa insperata fonte di entrate e hanno cementificato intensamente, anche nel mio Comune dove sorgono villette e condomini a manetta. La colpa della cementificazione veneta non è di Zaia, ma dell’autonomia urbanistica concessa ai Comuni che è stata usata in maniera indiscriminata. L’autonomia non sempre è un valore, soprattutto quando ci sono di mezzo giganteschi interessi economici che la politica non sa, o non vuole, contenere.
In definitiva Zaia ha esercitato un’aziona amministrativa decente, con errori ma anche con soluzioni positive. Nulla di straordinario però per i cittadini veneti, date anche le limitate competenze regionali. La sua buona fama come amministratore è probabilmente dovuta alla sua presenzialità. Non manca sagra dei trattori o delle salsicce che sia priva della sua presenza. Questo per un leader politico regionale dovrebbe essere normale, ma pare che invece sia da elogiare, per la gioia delle tv locali che portano ovunque il verbo di Zaia, una pacca sulla spalla e un po’ di sano buon senso veneto, posto che esista.
Dove invece il cosiddetto governatore ha miseramente fallito è sul piano politico. Zaia ha costruito la sua fortuna, oltre al fatto che il Veneto è una Regione ex contadina e quindi in fondo conservatrice, portando in auge il tema dell’autonomia. È da venti anni e più che sbandiera la necessità di un Veneto autonomo. Ha portato a casa qualcosa? Direi nulla. La ragione è semplice. La battaglia per l’autonomia non si fa comodamente seduti a Venezia o a Treviso, ma a Roma. Invece il dott. Zaia ha pensato bene di starsene nel suo bel ritiro veneziano. In realtà ha fatto una comparsa nel IV governo Berlusconi senza lasciare traccia. La battaglia per l’autonoma è stata regalata ai leghisti lombardi. In particolare a quel tal Calderoli che non solo ha rovinato il Parlamento con il suo porcellum elettorale, ma ora rischia di rovinare quel poco di efficienza regionale con il suo porcellum 2, la nuova legge sull’autonomia differenziata. Insomma, Zaia ha preferito giocare nel campionato di serie B regionale e non in quello di serie A nazionale, incolpando Roma di non aver realizzato la mitica economia. A Zaia, come dice la pubblicità, piace giocare facile.
E questo mi porta ad una considerazione più generale sulla classe politica veneta. Un tempo, con il vicentino Mariano Rumor oppure il trevigiano Antonio Bisaglia, il ceto politico veneto era in grado di farsi sentire a livello nazionale e di offrire prospettive importanti. Politici di razza e tenacemente democristiani; verrebbe da dire conservatori in teoria ma progressisti in pratica. Ora di questi politici che avevano una caratura da statista nel Veneto si è persa ogni traccia, se guardiamo alla mediocre qualità della coorte di centro-destra che da anni governa la Regione. La Dc veneta era altra cosa.
Perché il Parlamento dovrebbe concedere il quarto mandato al dott. Zaia? Ragioni forse più che comprensibili da parte di chi vuole stare attaccato alla cadrega, come si direbbe dalle mie parti. Ma non mi risulta che esista la professione di presidente di Regione e comunque un cambiamento d’aria è sempre desiderabile, altrimenti si accumula molta muffa sulle pareti. Suggerirei una soluzione alla Di Maio che è stato nominato, e dunque sistemato economicamente, rappresentate speciale dell’Ue per il Golfo e che non si sente mai, nonostante ci siano forti venti di guerra da quelle parti. Per Zaia una buona poltrona di nuovo conio potrebbe essere quella di Alto rappresentante del Veneto presso l’Ue, così conserverebbe un ottimo stipendio e potrebbe fare sentire all’Europa la voce dei veneti. Se poi nessuno lo ascolterà, pazienza. Non siamo sempre alla fiera dei trattori o alla sagra della polenta.
Zaia, o chi per lui, non dovrebbe brigare per un quarto mandato per salvaguardare la sua dignità, ma soprattutto quella di noi veneti, che non andiamo in giro a elemosinare incarichi o poltrone ma ci impegniamo duramente – e i risultati si vedono.
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Barcellona, 6 gen. (Adnkronos) - Dani Olmo è stato convocato dal Barcellona per la Supercoppa spagnola nonostante i suoi problemi di registrazione. Olmo è entrato a far parte del club catalano dal RB Lipsia ad agosto per una cifra stimata di 68 milioni di euro, ma il Barcellona è riuscito a registrarlo solo per la fase iniziale della stagione a causa delle difficoltà nel rispettare le restrizioni salariali della Liga. La Liga e la federazione calcistica spagnola (Rfef) hanno respinto sabato l'ultima offerta del club per registrare il centrocampista 26enne e Pau Victor ed entrambi i giocatori erano assenti dalla vittoria per 4-0 in Coppa del Re contro il Barbastro. Tuttavia, Olmo e Victor sono stati entrambi nominati nella squadra per la Supercoppa del Barcellona per la semifinale contro l'Athletic Bilbao mercoledì.
La Supercoppa si terrà in Arabia Saudita, dove i campioni in carica del Real Madrid sono pronti a disputare l'altra semifinale contro il Maiorca per un posto nella finale della competizione, che si terrà domenica. L'ultimo trionfo del Barcellona in Supercoppa è arrivato nel 2023, ma una tripletta di Vinicius Junior li ha visti sconfitti per 4-1 dal Real nella finale dell'anno scorso. La vittoria di sabato in Coppa del Re ha visto il Barcellona riprendersi da due sconfitte consecutive in Liga e si trova al terzo posto in classifica, cinque punti dietro la capolista Real. Tuttavia, il centrocampista Pedri ritiene che una vittoria in Supercoppa possa dare alla squadra "fiducia" per il resto della stagione.
Parlando dell'account X del Barcellona, Pedri ha detto: "Beh, vincere la Supercoppa, penso che sia un titolo davvero bello, è a metà stagione. Penso che sia un titolo che può dare fiducia alla squadra, il che penso sia molto positivo a metà stagione ed è fondamentale per affrontare le prossime partite. Penso che l'Athletic Bilbao abbia una grande squadra, penso che abbiano giocatori eccezionali e sarà una partita dura. È vero che li abbiamo già battuti questa stagione e vogliamo farlo di nuovo, ma sarà molto diverso da quello che abbiamo sperimentato".
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - "Oggi i tempi sono maturi per costruire una memoria storica condivisa su quella stagione in cui la nostra Repubblica, colpita al cuore, seppe reagire coniugando il massimo impegno nella lotta alla mafia e al terrorismo con il convinto rispetto dei principi dello Stato di diritto. Una rilettura approfondita e complessiva di tutte queste vicende può essere finalmente capace di cogliere quei nessi che sfuggono ad una considerazione isolata dei singoli episodi". A dirlo all'Adnkronos è il giudice Antonio Balsamo, ex Presidente del Tribunale e oggi sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, commentando gli ultimi sviluppi sull'inchiesta sull'omicidio dell'ex presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, fratello maggiore del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980 davanti alla sua abitazione in via Libertà a Palermo, mentre andava a messa con i suoi familiari.
Nei giorni scorsi sono emersi sviluppi, a distanza di 45 anni dal delitto, sulla inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo. Ci sarebbero due boss mafiosi nel registro degli indagati, accusati di essere i killer del Presidente Dc. Si tratta di due sicari di Cosa nostra, con un curriculum di delitti eccellenti, entrambi in carcere con più ergastoli da scontare. Il primo è Antonino Madonia, che oggi ha 72 anni e all'epoca ne aveva 28, e l'altro Giuseppe Lucchese, detto 'Lucchiseddu', oggi 67 anni, che all'epoca aveva 22 anni. Il primo avrebbe sparato a Mattarella, ferendo anche la moglie, Irma Chiazzese. Dopo i primi colpi sarebbe andato verso l'auto dove era il complice a prendere un'altra pistola con cui avrebbe sparato nuovamente, mentre il secondo sarebbe stato alla guida della Fiat 127 del commando, rubata il giorno prima, poi ritrovata abbandonata non lontana dal luogo del delitto.
"Per questo- dice il giudice Balsamo - è importante che al lavoro incessante della magistratura si accompagni un impegno altrettanto forte di tutte le istituzioni, per dare attuazione a quel 'diritto alla verità' che – come insegna la Corte europea dei diritti dell'uomo – appartiene non solo ai familiari delle vittime, ma anche all’intera collettività- spiega Balsamo - In questa prospettiva, è importante valorizzare la norma, inserita due anni fa nell’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede che il giudice deve obbligatoriamente accertare 'la sussistenza di iniziative dell'interessato a favore delle vittime, sia nelle forme risarcitorie che in quelle della giustizia riparativa', prima di concedere i permessi premio e le misure alternative alla detenzione ai detenuti per reati di terrorismo e di mafia".
Poi, parlando della nuova inchiesta, Antonio Balsamo spiega: "E' del tutto apprezzabile la perseveranza della Procura di Palermo nel voler fare luce sull’omicidio di Piersanti Mattarella, uno degli eventi che hanno segnato drammaticamente la storia del nostro Paese, per la grande statura politica e istituzionale assunta da un Presidente della Regione Sicilia che era divenuto protagonista di un progetto di rinnovamento di amplissimo respiro".
"Quello di Piersanti Mattarella era un progetto capace di mobilitare le migliori energie della società civile e di infondere speranza nel futuro per l’intera comunità, costruendo un forte rapporto di fiducia con le maggiori autorità italiane ed europee: dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini al Presidente della Commissione Europea Roy Jenkins", dice ancora Balsamo, giudice estensore della sentenza del processo sulla strage di Via D'Amelio, definita dal magistrato "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana".
"Già due giorni dopo il delitto, Pio La Torre, in suo editoriale dal titolo 'Palermo come Roma', pubblicato su L’Unità parlava del barbaro assassinio del presidente della Regione siciliana come del 'delitto politico più grave dopo l’agguato di via Fani e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro' e richiamava l’attenzione sulla 'analogia politica impressionante' tra i due episodi- ricorda Balsamo all'Adnkronos - Sulla stessa linea si poneva un grande intellettuale come Leonardo Sciascia, che in una intervista pubblicata su Panorama il 21 gennaio 1980 rilevava le 'somiglianze impressionanti tra l’uccisione di Mattarella e quella di Moro'”.
E prosegue: "A proposito degli omicidi politici, nell’audizione del 3 novembre 1988 davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia - desecretata trentuno anni dopo, nel dicembre 2019 - Giovanni Falcone spiegava: 'si tratta di omicidi di matrice mafiosa (…). Ma il movente (…) non è sicuramente mafioso e comunque non è esclusivamente mafioso'". Il giudice Balsamo sottolinea che "nel DNA della giustizia riparativa c’è l’impegno per realizzare pienamente il diritto alla verità, anche in quei casi in cui non è più possibile aprire un processo penale. Una delle prime, e più significative, esperienze in questo senso è stata quella promossa da Nelson Mandela quando doveva ridisegnare il futuro del suo paese, nel segno di un forte sostegno alle vittime delle più gravi violazioni dei diritti umani e ai loro familiari, consentendo un completo accertamento dei fatti che avevano segnato un’intera epoca storica".
"E’ questo il significato che hanno inteso attribuire alla nuova norma quelle organizzazioni rappresentative della società civile che hanno dato impulso alla sua introduzione, come la Fondazione Falcone- dice ancora Balsamo - Costruire un sistema di giustizia riparativa capace di dare voce al bisogno di verità di tutte le vittime della stagione del terrorismo mafioso è una sfida importante. Se non prenderemo un preciso impegno in questo senso, le preoccupazioni che hanno accompagnato la concessione di benefici penitenziari a persone che non hanno mai compiuto una scelta di collaborazione con la giustizia sono inevitabilmente destinate a crescere. L’intera città di Palermo non più vuole tornare a un passato che ha inferto ferite gravissime all’intera comunità. Il sogno di Piersanti Mattarella e di tanti altri eroi civili che hanno vissuto in questa città è oggi il sogno di tutti i cittadini". (di Elvira Terranova)
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - E' stato commemorato con la deposizione delle corone sul luogo del delitto, avvenuto il 6 gennaio 1980, l'ex Presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella. Presente il figlio dell'ex Presidente, Bernardo, che il giorno dell'omicidio aveva 20 anni ed ha assistito al delitto. La sorella Maria, ex segretario della Regione siciliana, è morta lo scorso 9 settembre per un tumore. Presenti anche i figli di Bernardo e Maria Mattarella. Sul luogo della commemorazione anche il Prefetto Massimo Mariani, il Presidente della Corte d'Appello Matteo Frasca, il Procuratore generale Lia Sava, il Procuratore dei minori Claudia Caramanna, il giudice Antonio Balsamo oltre ai vertici militari e delle forze dell'ordine. La Regione era rappresentata dall'assessore Francesco Scarpinato mentre il Comune, assente il sindaco Roberto Lagalla, era rappresentato dal vicesindaco Giampiero Cannella. Presenti anche tanti amici di famiglia ed ex compagni di partito di Piersanti Mattarella.
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - "Va fatto un plauso a chi sta continuando le indagini, a chi continua a cercare la verità giudiziaria oltre che quella storica perché rimane un punto nero della nostra democrazia, del nostro sistema istituzionale, il fatto che dopo 45 anni non si sia fino in fondo accertata tutta la verità giudiziaria e storica". Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione antimafia all'Ars, a margine della commemorazione per il 45 anniversario dell'uccisione dell'ex Presidente della regione siciliana, Piersanti Mattarella. Alla domanda se la giornata di oggi, alla luce delle novità emerse sulle indagini negli ultimi giorni, abbia un sapore diverso, Cracolici replica: "Beh, ogni giornata in Sicilia è un giorno di memoria e la memoria non serve solo a ricordare chi non c'è più ma serve a ricordare a chi c'è che bisogna continuare questa battaglia perché è una battaglia che riguarda la nostra qualità della democrazia. Mi pare che ci sia consapevolezza che il lavoro di ricerca della verità che va davanti è un fatto importante, che alcuni cassetti si siano riaperti per cercare di capire e individuare coloro che sono stati gli esecutori, ma anche tutto il contesto di quell'omicidio", ha concluso.
Roma, 5 gen. (Adnkronos Salute) - "Diamo un segno concreto dell'impegno, anche a livello sociale e umano, nei confronti dei bambini che purtroppo sono ospedalizzati. Con un gesto semplice possiamo portare un sorriso e un po’ di speranza a chi sta vivendo momenti difficili. Rinnovare il nostro impegno per i più piccoli e fragili è il modo migliore di iniziare un nuovo anno". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, a Bari, intervenendo alla manifestazione di solidarietà da lui promossa per raccogliere giocattoli da devolvere ai bambini ricoverati negli ospedali pugliesi. Nell’occasione il sottosegretario, all’Adnkronos, ha ribadito l’impegno del governo per "abbattere le liste d’attesa" e rafforzare la 'sanità territoriale' con un finanziamento adeguato del Ssn pubblico.
L’iniziativa ha visto "una grande risposta da parte dei cittadini", ma anche dai professionisti. "Abbiamo incontrato i medici, gli operatori sanitari che hanno" dato, "oltre al loro sforzo quotidiano, anche un segno tangibile della loro presenza e della loro vicinanza ai pazienti". Sono segnali importanti in questo inizio di 2025 che, auspica il sottosegretario, "sia un anno che arrida al Sistema sanitario nazionale pubblico", con "l'abbattimento delle liste d'attesa e la prosecuzione dell’aumento del finanziamento della nostra sanità pubblica, grazie all’inversione di tendenza avviata con grande impegno economico da parte del governo Meloni, del ministro Schillaci e del sottoscritto”.
Insieme all'abbattimento delle liste d'attesa "che abbiamo dotato dal punto di vista economico in maniera congrua – prosegue Gemmato - c'è anche il tema della territoriale che, purtroppo, è stato il tallone d'Achille della nostra Sanità pubblica durante il Covid". L’obiettivo è "attrezzare le case di comunità, i Cot, cioè i centri operativi territoriali, gli ospedali di comunità per dare una nuova sanità territoriale più prossima al cittadino", come previsto "anche al Dm77".
(Adnkronos) - La Roma batte la Lazio per 2-0 e si aggiudica il derby del 5 gennaio 2025, valido per la 19esima giornata della Serie A. I giallorossi si impongono con i gol di Pellegrini (10') e Saelemakers (18'). Il successo consente alla formazione allenata da Ranieri di salire a 23 punti, a metà classifica. La Lazio rimane a quota 35 punti, al quarto posto, e perde la chance di guadagnare terreno su Juventus e Fiorentina, appaiate a 32.
Ranieri per il derby sceglie, un po' a sorpresa, Pellegrini dal 1' a supporto di Dybala e Dovbyk. In mezzo al campo Konè e Paredes, e sulle corsie laterali confermati Saelemakers e Angelino. Baroni dall'altra parte opta per Isaksen preferito a Tchaouna a destra per completare la trequarti con Dele-Bashiru e Zaccagni. In avanti Castellanos.
Al 3' Koné si libera al limite dell'area e conclude con un destro a giro ma è bravo Provedel a respingere in angolo. La Lazio prova a reagire e al 5' Tavares serve Isaksen ma la conclusione viene ribattuta due volte e sulla respinta Marusic manda alto sopra la traversa. Al 10' la Roma passa: grande ripartenza dei giallorossi con Dybala che allarga, poi la palla arriva al limite a Pellegrini che con un tiro a giro di gran classe batte Provedel per l'1-0. La Lazio accusa il colpo e la Roma prova ad affondare.
Al 13' iniziativa personale di Hummels che conduce palla per diversi metri prima di concludere verso lo specchio ma la palla viene deviata in angolo. Al 17' la squadra di Baroni prova a reagire con Isaksen ma il rasoterra è troppo lento.
Al 18' la Roma raddoppia: sul rinvio di Svilar arriva la sponda di Dovbyk per Dybala si presenta al limite dell'area e scarica per Saelemakers che conclude di destro, Provedel respinge ma sulla respinta il belga deposita in rete il gol del 2-0. I biancocelesti continuano a fare girare il pallone per trovare lo spazio giusto e al 22' Dele-Bashiru semina il panico sulla trequarti prima di concludere verso la porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 38' ancora Lazio pericolosa con Isaksen che devia il cross di Tavares ma la sua spizzata termina al lato.
Ad inizio ripresa Baroni cambia e inserisce Tchaouna e Dia per Isaksen e Dele-Bashiru. La Lazio spinge e sfiora il gol al 48' con Castellanos su cui è attento Svilar e al 50' con Guendouzi che dalla lunga distanza lascia partire un mancino, deviato, su cui Svilar si invola a manda in angolo. La squadra di Ranieri dopo i primi minuti di difficoltà sfiora il tris al 58' ancora con Pellegrini che tenta la conclusione di mancino ma è bravo Provedel a respingere e bloccare su un successivo rimpallo. La Lazio riprende a spingere e Hummels salva su Zaccagni entrato in area dopo aver saltato Mancini.
Al 60' enorme occasione per i biancocelesti con Tchaouna, ben servito da Dia di testa, davanti a Svilar tocca male e va a colpire la parte alta della traversa. Al 65' ancora Lazio pericolosa, questa volta con Tchaouna che di tacco prova a servire Castellanos ma decisivo Hummels in copertura. Poi Ranieri cambia Pellegrini e Saelemakers inserendo Pisilli ed El Shaarawy.
La pressione della Lazio non accenna ad affievolirsi e al 69' Castellanos conclude da posizione defilata ma è attento Svilar. Ranieri cerca forze fresche e toglie Dybala e Dovbyk per Baldanzi e Shomurodov. Al 76' la Roma si salva ancora sull'ennesimo spunto di Tchaouna che crossa per Zaccagni che è bravo a servire Dia a due passi dalla porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 79' altra perentoria azione di Tavares che entra in area e conclude di sinistro ma il suo tiro termina di pochissimo al lato. Finale concitato e nervoso con rissa finale e Lazio che chiude in dieci uomini per l'espulsione di Castellanos. La Roma vince il derby, la squadra che va tutta sotto la Sud a ricevere l'abbraccio del pubblico giallorosso.
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Ha sparato con la pistola di servizio (Glock 17 cal. 9) regolarmente detenuta un colpo alla moglie 29enne, romena, per poi spararsi alla tempia. Sono i dettagli emersi dalla ricostruzione dell'omicidio-suicidio avvenuto questa mattina a Gualdo Tadino, nella frazione Gaifana, in una abitazione in via degli Ulivi.
L'uomo, una guardia giurata di 38 anni, è stato trovato senza vita accanto alla vittima. I rilievi ancora in corso, a cura della Sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Perugia e Compagnia Carabinieri di Gubbio, confermano la dinamica. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato a dissidi coniugali. Sul posto il medico legale e il sostituto procuratore di turno.