Meno paletti nelle candidature. Quindi, si spera, più democrazia all’interno delle Federazioni, in mano da decenni ai soliti presidenti, che potranno ancora ripresentarsi ma almeno dovranno sudarsi la rielezione. Il Coni di Giovanni Malagò è pronto da approvare i nuovi “principi fondamentali” dello sport italiano, che regoleranno anche la prossima tornata elettorale, prevista dopo le Olimpiadi di Parigi 2024. Il documento sarà approvato nel corso della prossima giunta Coni. L’esigenza di una revisione nasce proprio dal colpo di mano dei presidenti sportivi: a luglio, con un autentico blitz parlamentare, la casta delle Federazioni era riuscita a far cadere il famoso limite di tre mandati che avrebbe obbligato la maggior parte dei dirigenti in carica a farsi da parte. Era necessario quindi rivedere gli statuti, e con l’occasione il ministro Abodi aveva promesso una riforma delle regole d’ingaggio, per compensare il regalo appena fatto ai presidenti e concedere più spazio alle opposizioni.
Nei nuovi principi, appunto, viene inserita la rielezione oltre il terzo mandato, con la maggioranza rafforzata del 66%, come previsto dalla legge. Si specifica che il quorum va calcolato sul numero di voti validamente espressi, comprese le schede bianche (niente trucchetti di conteggio, dunque). La novità principale riguarda l’alleggerimento dei requisiti per le candidature: fino ad oggi sfidare il sistema era molto difficile, quasi impossibile in alcuni casi per i tanti paletti e il potere tutto nelle mani di chi governa. Adesso si stabilisce un meccanismo chiaro e uguale per tutti, con un numero di firme da raccogliere proporzionale al totale degli affiliati. Inoltre, cade l’obbligo di sostegno da parte di un numero minimo di Regioni.
Ciò potrebbe avere delle conseguenze sulla corsa alla presidenza di alcune delle Federazioni più importanti. Nel tennis, ad esempio, i nuovi principi non influiranno sul numero di sottoscrizioni (lo statuto federale già ne prevedeva uno inferiore, pari a 300 circoli), ma senza vincolo territoriale sarà più facile per l’opposizione sfidare il n.1 Angelo Binaghi: come anticipato negli scorsi giorni, sicuramente ci sarà Barazzutti e magari anche Flavia Pennetta. Col vantaggio che, se il presidente uscente non raggiunge il 66%, con due candidati si rifanno le elezioni, ma con tre candidati gli ultimi due vanno al ballottaggio a prescindere dalle percentuali raccolte.
L’altra Federazione più attesa è il calcio. Oggi in Figc ci si può candidare col sostegno di una componente: Gravina, che punta dritto al terzo mandato, controlla calciatori, allenatori, Serie C e Dilettanti; rischia di vedersi spuntare un avversario in Serie A, dove Lotito ha ribadito di avere la maggioranza. Al n.1 del pallone non sarebbe dispiaciuto superare il meccanismo delle componenti, però con un numero molto più alto di sottoscrizioni vista la specificità della Figc che conta quasi 12mila società. Col sistema attuale, si potrebbero avere in teoria addirittura sei candidati diversi, sette contando l’Aia che però non dovrebbe poter designare. Si era parlato pure di togliere dalla contesa elettorale gli arbitri, autentica polveriera oggi guidata da Pacifici (vicino al presidente federale) ma domani chissà (potrebbe tornare persino il riabilitato Trentalange). Così non sarà: tutto invariato per la Figc, il nuovo metodo si applicherà solo alle Federazioni che non ne avevano già uno meno stringente. Dovrebbe cambiare invece la potente Lega Dilettanti, dove le candidature erano legate ai Comitati regionali, e ciò potrebbe mettere in discussione la poltrona di Giancarlo Abete (prezioso alleato di Gravina).
Su imput del ministro Abodi, l’impressione è che anche Malagò – l’unico rimasto giù dal carro della rielezione, visto che per il Coni rimane il limite di tre mandati) – abbia voluto rendere la vita più difficile ai suoi amici presidenti federali,che in estate l’avevano mollato ottenendo la deroga solo per sé. Così le prossime elezioni dello sport italiano potrebbero essere meno scontate del previsto.