A darne notizia all'incontro annuale della Society of Integrative and Comparative Biology a Seattle lo scorso mese è Cara Love, biologa evoluzionista ed ecotossicologa dell'Università di Princeton negli Stati Uniti
Uno studio americano evidenzia come i lupi che popolano la zona di Chernobyl, tristemente nota per il disastro della centrale nucleare del 1986, sarebbero diventati più resistenti al cancro. A darne notizia all’incontro annuale della Society of Integrative and Comparative Biology a Seattle lo scorso mese è Cara Love, biologa evoluzionista ed ecotossicologa dell’Università di Princeton negli Stati Uniti.
Lo studio di Love ha avuto inizio nel 2014, quando con il suo team di ricercatori ha visitato la zona di esclusione di Chernobyl (CEZ) attualmente disabitata dagli esseri umani, ma non dagli animali. Gli studiosi hanno quindi prelevato campioni di sangue dai lupi che vivono in quell’area e li hanno dotati di collari attraverso cui sapere sempre dove si trovino e a che livello di radiazioni sono esposti, scoprendo che quest’ultimo è sei volte superiore al limite legale a cui un essere umano può essere esposto.
I risultati delle analisi non sono ancora stati pubblicati su una rivista scientifica, eppure, stando a ciò che Cara Love ha affermato in occasione del congresso di cui sopra, il sistema immunitario dei lupi oggetto dello studio sembra aver subìto alterazioni simili a quelle che si osservano nei pazienti oncologici sottoposti a radioterapia. E non è tutto: la dottoressa ha anche individuato parti specifiche delle informazioni genetiche degli animali che sembrerebbero essere resistenti all’aumento del rischio di cancro. Il che significa che sarebbero più resistenti allo sviluppo di tumori.