Tenuità del fatto. È l’articolo 131 bis della riforma Cartabia del 2022 a far incassare ad Alvise e Ludovica Casellati, i due figli della ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati, un’archiviazione nell’ambito dell’inchiesta in cui erano indagati per evasione fiscale a Milano. Il Corriere della Sera, che già a novembre aveva dato la notizia dell’iscrizione, ricorda che si tratta di “‘causa di non punibilità della condotta quando, per le modalità o per l’esiguità del danno, ‘sia di particolare tenuità e non risulti abituale”.

Secondo il pm Giovanni Polizzi “non ci sono dubbi sulla commissione dell’evasione fiscale” ma “si deve convenire con i difensori Nadia Alecci e Ernesto De Toni che l’evasione di poche migliaia di euro per l’annotazione nelle dichiarazioni di due sole fatture per ciascuno dei fratelli, una per ogni anno, appare condotta illecita obiettivamente riconducibile alla categoria della particolare tenuità’.

I due hanno infatti ‘eliso le conseguenze correndo a sanare le dichiarazioni dei redditi e pagare le tasse evase al Fisco, e nel loro reato (punito fino a 6 anni sotto i 100.000 euro) hanno potuto contare su due fatti: l’innalzamento da 5 a 6 anni della pena dei reati ai quali si può applicare la tenuità; e la Cassazione a Sezioni Unite che ha stabilito che la continuazione tra due condotte (come qui i due anni di fatture) non integra di per sé quell’abitualità che impedirebbe di applicare la tenuità”.

La posizione dei due Casellati emerse nell’ambito dell’indagine del Giovanni Polizzi in cui si chiedeva il rinvio a giudizio per “esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria” di un promotore al quale una sessantina di risparmiatori avevano affidato in tutto oltre 9 milioni da investire. Il promotore aveva suggerito le sue fatture non alle loro persone fisiche, ma, falsamente, a due loro società senza rapporti professionali con lui, in modo che potessero indebitamente detrarre l’Iva su 12.300 e 10.000 euro di imponibile.

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