I vertici delle direzioni regionali legate a lavoro e formazione sono preoccupati. Alcuni convinti che gli obiettivi siano ormai fuori portata
Sulla Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nella parte relativa al rilancio dell’occupazione, l’Italia pareva essere partita bene, con i primi obiettivi, quelli per il 2022, superati in anticipo e di ampia misura. Poi qualcosa è cambiato: la strada si è fatta in salita e adesso il tempo stringe. In gioco c’è una parte dei fondi europei per il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol), che ammontano a 4,4 miliardi di euro più 500 milioni delle politiche di coesione React-Eu. E soprattutto il rilancio del sistema nazionale delle politiche attive del lavoro. A dirsi preoccupati sono i dirigenti delle regioni. Alcune non hanno ancora avviato i corsi di formazione, altre faticano a trovare le persone. I numeri confermano, tanto che a due anni dall’avvio del programma ancora si discute la definizione di “beneficiario Gol” e qualcuno ammette che sulla platea potenziale c’è stato troppo ottimismo.
Molti territori in ritardo, problemi irrisolti e linee guida ancora in via di definizione. E’ la sintesi di molti interventi all’ultima riunione del Comitato direttivo di Gol, dove a fine gennaio i vertici delle direzioni regionali legate a lavoro e formazione si sono detti preoccupati. Alcuni addirittura convinti che gli obiettivi siano ormai fuori portata. Parlano dei 3 milioni di persone da iscrivere al programma entro il 2025, delle 800mila da inserire nella formazione professionale, ma soprattutto dell’alto tasso di caduta tra individui presi in carico e servizi effettivamente erogati. La conferma è nell’ultimo rapporto dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro. Al 31 dicembre scorso le prese in carico sono 1,9 milioni, quasi due terzi dell’obiettivo finale. Ma il totale degli individui “avviati a formazione” è di 169mila, appena un quinto dell’obiettivo finale. E se Campania e Lombardia guidano la classifica con 34mila e 28mila percorsi avviati, in Calabria ce ne sono appena 250. Per non parlare di Regioni come Molise, Puglia e Sicilia che risultano a zero o quasi. Un problema di comunicazione dei dati tra le diverse piattaforme, regionali e non. Ma non solo. Le associazioni degli enti di formazione accreditati confermano che in molte regioni del Sud ancora mancano i bandi e i corsi non possono partire.
Ma non sono tanto i numeri registrati fino ad ora a preoccupare i dirigenti regionali, quanto le prospettive per il 2024, che a detta di tutti è l’anno cruciale. E se al Sud c’è chi ancora deve partire, alcune regioni del Nord denunciano la difficoltà ad “agganciare le persone” perché, almeno in parte, sarebbero state sottratte dall’attuale ripresa del mercato del lavoro. Vero o no, più del 40% degli iscritti a Gol ha trovato almeno un lavoro nei 180 giorni successivi alla presa in carico (Anpal). Per il 32% il rapporto era ancora attivo alla fine di tale periodo e si sale al 40% in alcune regioni del Nord dove, tra l’altro, è più alta la percentuale di abbandono delle attività formative, con punte del 20% in Piemonte e Lombardia. A questo, secondo i dirigenti regionali, va aggiunto che il 25% degli iscritti non è proprio interessato alle politiche attive. Molte donne con carichi di cura familiare, ad esempio, che prendono la disoccupazione (Naspi), faticano a trovare lavoro e per le quali la formazione non rappresenta un’opzione sempre percorribile. C’è poi chi si iscrive per l’attivazione dei servizi socio sanitari collegati al programma, che firma e poi non si ripresenta. E tante persone in età avanzata, più disilluse rispetto all’utilità delle politiche attive.
Il problema, ragionano alcuni dirigenti regionali sentiti dal Fatto, sta nel modo in cui è stata disegnata la platea Gol, che vorrebbero “ripulita” per evitare di disperdere energie. Perché per centrare il target fissato con l’Europa si tratterà di contare gli effettivi “beneficiari“. Ma, incredibile a dirsi, c’è ancora disaccordo sulla loro identità, tanto che a gennaio l’Anpal ha provato a precisarla in una nuova circolare che ha creato parecchie perplessità tra gli addetti ai lavori. A determinate condizioni, per essere un beneficiario Gol vale anche aver trovato lavoro. Ma al momento di negoziare i target con Bruxelles, sostengono alcuni dirigenti regionali, “si è data poca importanza al collocamento occupazionale e troppa alla formazione” che, a conti fatti e a seconda dei territori, quando ha il pane non ha i denti e viceversa.
Non solo una questione di fondi. Gol deve essere l’occasione per uniformare i servizi elevandone gli standard. I tempi stretti rischiano ora di trasformare gli sforzi in una rendicontazione a tutti i costi, dove ognuno eroga i servizi che è in grado di avviare, con buona pace dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sempre che funzioni, perché la Commissione europea controllerà la coerenza tra i bisogni formativi indicati nella presa in carico e i corsi frequentati. Non a caso, Anpal ha avviato un’indagine per capire cosa è stato erogato finora. Nell’attesa, a dire che procediamo in ordine sparso ci sono i dati sui corsi per il rafforzamento delle competenze digitali, obbligatori per almeno 300mila delle 800mila persone da formare entro il 2025. In Campania tutte le 34.136 persone avviate alla formazione risultano averli frequentati. Altrove non superano il 50% e in alcuni casi si tratta di una persona su tre.