Giustizia & Impunità

Processo Ifil, Piero De Luca assolto perché “il fatto non costituisce reato”

Assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Questa la sentenza del Tribunale di Salerno per il deputato Piero De Luca per cui la procura aveva chiesto una condanna a due anni e mezzo nell’ambito del processo sul fallimento della Ifil srl. Secondo la ricostruzione della procura, l’onorevole Piero De Luca, nel 2011, avrebbe approfittato dell’amicizia di un amministratore di fatto della società per l’acquisto di biglietti di viaggio. Gli inquirenti gli avevano contestato il reato di bancarotta impropria in concorso.

“Sono particolarmente soddisfatto della assoluzione dell’on. Piero De Luca – commenta l’avvocato Andrea Castaldo – non soltanto perché viene esclusa ogni ipotesi di attività distrattiva della bancarotta, ma anche perché si riconosce che non era socio occulto della Ifil”. Peraltro, aggiunge il legale, “queste contestazioni erano sorte nell’inchiesta madre Crescent, che aveva portato all’assoluzione di tutti gli imputati e alla esclusione già nella fase delle indagini preliminari, con l’avvenuta archiviazione, di qualsiasi comportamento illecito di Piero De Luca”. “A suo tempo, le intercettazioni telefoniche e le rogatorie non avevano evidenziato alcun riscontro a tali accuse. Ho avuto sempre fiducia nell’operato dei giudici, che nel corso della lunga istruttoria dibattimentale hanno dato prova di grande competenza, attenzione ed equilibrio”.

A Piero De Luca, parlamentare e figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, la Procura contestava di aver fruito, nel periodo che va dal 2009 al 2011, di biglietti aerei per il Lussemburgo, per complessivi 23mila euro, pagati dalla Ifil, società di consulenza immobiliare facente capo a Mario Del Mese. Nello stesso procedimento giudiziario sono stati imputati anche Giuseppe Amato junior, nipote del titolare dell’omonimo pastificio, Emilio Ferraro, Luigi Avino, Valentina Lamberti e Marianna Gatto (anche loro assolte con formula piena). Hanno patteggiato la pena, invece, Del Mese e suo cognato Vincenzo Lamberti.