Clonatori di Spid. A portare allo scoperto questo fenomeno è Confconsumatori che nelle ultime settimane ha ricevuto decine di segnalazioni da tutta Italia di ragazzi che non hanno potuto spendere un solo centesimo di “18App”, il bonus in vigore fino a qualche mese fa e ora sostituito dalla Carta della cultura e del merito. Il perché è presto detto: il borsellino elettronico messo a disposizione dal ministero delle Finanze era già stato svuotato da ignoti, che hanno duplicato l’identità digitale spendendo i cinquecento euro grazie a esercenti complici o persino fittizi.
Una vera e propria “falla” della piattaforma ministeriale resa nota dalle stesse, giovani vittime. Del caso si sta occupando l’avvocato Duccio Panti, delegato provinciale di Siena per Confconsumatori, che inviato una contestazione alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai ministri dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara e dell’Economia, Gianarlo Giorgetti, oltre a chiedere una richiesta di rimborso a tutte le società che forniscono Spid.
A spiegare a ilfattoquotidiano.it cosa sta accadendo è proprio Panti, che sta seguendo novanta casi di ragazzi nati nell’anno 2004 ed altri nel 2003 che hanno subito un grave danno derivante dalla loro impossibilità ad utilizzare – in modo totale o parziale, a seconda dei casi – il bonus istituito dal governo Renzi e in vigore fino a qualche mese fa: “Oltre ai miei assistiti abbiamo riscontrato 670 casi e Confconsumatori ha registrato 140 segnalazioni. I truffatori, partendo dal solo codice fiscale (che non è segreto) hanno “duplicato” l’identità digitale. A quel punto le vittime, accedendo alla piattaforma 18App con il loro Spid hanno scoperto che i soldi a loro destinati erano già stati erogati ad altri soggetti (non autorizzati) e spesi presso esercenti a loro assolutamente sconosciuti”.
I diciottenni colpiti da questo imbroglio sono toscani, piemontesi, lombardi, emiliani, veneti mentre gli esercenti individuati da Confconsumatori come complici o inesistenti si sono registrati in provincia di Napoli, ma anche a Padova e Novara. “I miei clienti – spiega l’avvocato – hanno già denunciato e sporto querela presso le competenti autorità per il furto subito ed i relativi procedimenti penali sono in fase di indagine, ma è chiaro che c’è stata una totale mancanza di controllo. Un problema che potrebbe essere legato non solo al Buono Cultura Giovani. L’indebita creazione dello Spid da parte di soggetti non autorizzati ed il loro eventuale utilizzo per richiedere prestazioni ed erogazioni di pubblico denaro può cagionare gravissimi danni alle persone che hanno effettivo diritto alle prestazioni ed al governo stesso”. Per Confconsumatori è urgente una profonda riforma dello Spid, affinché ad ogni persona corrisponda una sola identità digitale. A provare a mettere una pezza alla questione, intanto, ci ha provato uno degli enti certificatori dello Spid, che si è offerto di rimborsare i ragazzi che si sono visti svuotati il borsello elettronico.