C’è un’indagine per traffico internazionale di migranti condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e collegata con il naufragio di Cutro: un fascicolo parallelo a quello aperto dalla Procura di Crotone sul disastro del 26 febbraio 2023, quando il “Summer love”, un caicco partito dalla Turchia, si schiantò su una secca a un chilometro dalla costa calabrese, provocando la morte di 94 migranti. I pm crotonesi indagano sei persone per eventuali omissioni nella catena dei soccorsi da parte di Guardia costiera e Guardia di finanza; sempre a Crotone, poi, è in corso il processo a carico dei tre presunti scafisti che hanno scelto il rito ordinario (un quarto è stato condannato a vent’anni in abbreviato). Ed è proprio durante un’udienza di questo dibattimento che è emersa, in modo fortuito, l’esistenza dell’ulteriore inchiesta aperta dai pm antimafia di Catanzaro.
Il 13 febbraio, infatti, in aula è stato chiamato a testimoniare il sostituto commissario Carlo D’Angelo, in servizio presso il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, per illustrare il contenuto del cellulare sequestrato a uno degli imputati, Hussain Hasab, un giovane pakistano di 22 anni, referente dei suoi connazionali per i viaggi organizzati dalla Turchia. L’investigatore ha illustrato le risultanze della copia forense eseguita sul dispositivo, da cui lo Sco ha estrapolato molti messaggi vocali scambiati dal giovane su Whatsapp. In alcuni casi, gli interlocutori sono personaggi non imputati con lui per la tragedia di Cutro. Così il pm Pasquale Festa ha chiesto al testimone se lui e i suoi colleghi siano “stati in grado di individuare con chi interloquiva l’imputato”. E il sostituto commissario ha risposto così: “In alcuni casi sì”, ha detto, “Hasab fa nomi di soggetti che sono indagati in una parallela indagine condotta dal dottore Sirleo della Dda”.
Parole che hanno causato attimi di imbarazzo in aula: lo stesso pm, infatti, ha invitato il poliziotto a non andare oltre, probabilmente per non far emergere altri particolari di un’inchiesta ancora coperta dal segreto istruttorio. “Senta, senta, deve porre… cioè, nel senso, non deve rispondere necessariamente”, dice il magistrato. Il poliziotto comprende al volo e si ferma, restando sul generale. Nel prosieguo della deposizione, però, conferma la notizia: parlando sempre dei messaggi vocali trovati sul telefono riferisce, infatti, come Hasab faccia “nomi di altri soggetti che noi indaghiamo come trafficanti non in questo procedimento”.
Il dato, quindi, è incontrovertibile: le inchieste parallele sulla tragedia di Cutro non sono due ma tre. A quelle note, coordinate dalla Procura di Crotone, sugli scafisti (già a processo) e sui mancati soccorsi (che si chiuderà a breve), si deve aggiungere l’indagine del sostituto procuratore Paolo Sirleo, uno dei più esperti magistrati della Procura di Catanzaro. Di quest’inchiesta non si conoscono i dettagli: a Palazzo di giustizia si mantiene il massimo riserbo. Di certo c’è che l’ufficio, diretto dal procuratore reggente Vincenzo Capomolla, ha competenza non solo sulla ‘ndrangheta, ma anche sugli sbarchi di migranti arrivati in Italia grazie al traffico internazionale di uomini.