“Questa vicenda conferma che i subappalti, nei grandi cantieri edili, spesso finiscono per abbattere i costi della sicurezza: un modo come un altro per risparmiare sulla pelle dei lavoratori”. Bruno Giordano, 62 anni, giudice della Corte di Cassazione, è stato capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl, l’agenzia che ha unificato le funzioni ispettive di ministero, Inps e Inail) dal luglio del 2021 fino al dicembre 2022, quando è stato sostituito dal governo Meloni. Al fattoquotidiano.it descrive il quadro di controlli insufficienti e mancanza di prevenzione in cui inserisce il disastro di Firenze: in un cantiere per la costruzione di un supermercato Esselunga, il crollo di una struttura in cemento armato ha travolto otto operai, uccidendone almeno due.
Parliamo di un’opera notevole, commissionata da una delle maggiori aziende italiane nel suo settore. Come può accadere una cosa del genere?
Accade perché i progetti di queste dimensioni in genere vengono spezzettati in una miriade di appalti e subappalti, distribuiti tra tante piccole e medie imprese (in questo caso erano una trentina, ndr). Così si crea concorrenza al ribasso: per aggiudicarsi i lavori le ditte risparmiano sulla sicurezza, tengono in nero gli operai, li pagano meno oppure li assumono con contratti inferiori, come sembra sia accaduto a Firenze (la Cgil ha denunciato che gli edili uccisi erano inquadrati come metalmeccanici, ndr). E il nuovo Codice dei contratti pubblici ha aggravato questa situazione, liberalizzando ancora i subappalti. È un’economia che cresce sulla pelle di chi muore.
Durante il suo mandato all’Inl sono stati assunti oltre 1.500 ispettori, una crescita di organico del 65%. È ancora difficile svolgere controlli adeguati?
Sì, perché siamo ancora indietro. L’Unione europea raccomanda un ispettore ogni diecimila lavoratori: noi, in alcune Regioni, ne abbiamo uno ogni 39mila. I controlli in materia di sicurezza, poi, spettano soprattutto alle Asl, che hanno un organico molto depotenziato. Le assunzioni sono bloccate da decenni, e nell’ultima legge di bilancio a questo scopo non c’era un euro. Le Asl, peraltro, fanno capo alle Regioni: alcune sono più sensibili al tema, altre del tutto latitanti. Così negli anni si è creata una voragine territoriale, a scapito sempre dei lavoratori: perché un operaio edile di Reggio Calabria dev’essere meno tutelato di uno di Verona?
E dai controlli che siete riusciti a fare cosa è emerso?
Nell’87% dei casi abbiamo trovato una o più irregolarità. Vuol dire che in Italia la regola è non essere in regola.
Lei ha insistito spesso anche sulla necessità di una formazione adeguata dei magistrati.
Non dobbiamo occuparci solo di prevenzione, ma anche di repressione, e la specializzazione è fondamentale. Negli ultimi vent’anni, in ogni legislatura sono stati depositati disegni di legge per istituire una Procura nazionale del lavoro, ma non sono stati mai approvati. Questo Parlamento non lo ha nemmeno mai calendarizzato. Perché? Eppure a parole nessuno si dichiara contrario.
Da parte del nuovo governo ha avvertito attenzione per la sicurezza sul lavoro?
Purtroppo ho notato solo che non si muove nulla, soltanto parole. La ministra del lavoro, ad esempio, deve ancora emanare 26 decreti per attuare le modifiche al Testo unico sulla sicurezza. Mi chiedo cosa stia aspettando.
La colpisce che un disastro così rovinoso sia avvenuto nella ricca Firenze, in un cantiere con un committente solido e prestigioso?
No, perché la sicurezza non è un fatto amministrativo, che resta sulla carta: tutti, dagli ingegneri ai consulenti agli architetti, devono contribuire sul piano concreto. Spesso invece si affronta il tema in modo burocratico, con il solo obiettivo di dimostrare di essere in regola a un eventuale controllo. Pensiamo ai corsi di formazione, quasi sempre finti, su cui nel tempo si è sviluppato un enorme business. Il risultato è che alla fine crollano i solai.
Qui però il tema non sembra la formazione individuale: è venuto giù un pilone portante in cemento armato.
Non sappiamo ancora le cause di ciò che è successo. Ma quali che siano, nessuno deve morire così.