Basta “reprimende, censure, tirate di orecchie”, “non ci sono parole vietate, ma solo parole sulle quali ognuno ha diritto di dire la sua. E questo vale anche per la guerra“. È l’appello lanciato dal Comitato di redazione Approfondimento della Rai che interviene con un comunicato sulle polemiche iniziate con il Festival di Sanremo e proseguite nei giorni successivi. Come noto, dopo la frase di Ghali e il suo “Stop al genocidio” a fine esibizione, seguito dall’intervento a gamba tesa dell’ambasciata israeliana contro il cantante, è arrivato il comunicato dell’ad Roberto Sergio a sostegno di Israele (letto in diretta da Mara Venier). Un atteggiamento che ha provocato numerose proteste e scontri davanti alle sedi Rai, protette dal cordone di sicurezza delle forze dell’ordine.

“La Rai che vogliamo ha solo due padroni. I cittadini italiani, tutti. E coloro che ci lavorano: professionisti, tecnici, giornalisti e autori dalla cui competenza, creatività, curiosità nasce il servizio pubblico radiotelevisivo”, scrive il Cdr Approfondimento. “La Rai che sogniamo non risponde ai diktat dei governi, né quello italiano né tantomeno governi stranieri. Non è proprietà dei suoi alti dirigenti, né di ministri o partiti politici. Non accetta reprimende, censure, tirate di orecchie. Non toglie la parola a nessuno, ma la offre a chi è senza voce”, si legge ancora.

Una Rai che deve favorire “il dialogo tra diverse idee”, spiega il Cdr commentando anche le manifestazioni e gli scontri fuori dalle sedi della tv pubblica. “La Rai che desideriamo non ha bisogno di essere difesa da un cordone di polizia in tenuta antisommossa. Apre invece le porte a tutte e tutti, ascolta, perché è permeabile a ciò che si muove nella società. Davanti alle sedi della Rai non dovrebbero esserci scontri, ma solo incontri”. I suoi giornalisti, “professionisti liberi e indipendenti”, devono rispondere “solo ai telespettatori”, prosegue il comunicato. Una Rai che “non si fa dettare veline dalla politica e dal governo. Neppure dall’editore, che nelle aziende editoriali non può mai decidere sui contenuti. Non prende posizione, persegue il diritto alla verità, non nasconde ciò che il potere vorrebbe celare, stimola il dibattito fornendo strumenti di conoscenza della realtà”.

I giornalisti, scrive ancora il Comitato di redazione, sono “sconcertati dal clima di questi giorni”. Citando la Costituzione il cdr ricorda che “non ci sono parole vietate, ma solo parole sulle quali ognuno ha diritto di dire la sua. E questo vale anche per la guerra. Il racconto della guerra non può essere dettato dalla collocazione internazionale del nostro Paese”. Un comunicato che si conclude con un appello: “Chiediamo a tutti coloro che ritengono di poter decidere cosa ha diritto di parola nella Rai, di rinunciare alle proprie pretese”. “Siamo pronti – assicurano – a difendere la nostra autonomia e indipendenza a ogni costo”.

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