Stati Uniti, Nato e Unione europea attaccano la Russia e Vladimir Putin dopo la notizia della morte improvvisa dell’oppositore Alexei Navalny nella prigione di Kharp, nella regione artico di Yamalo Nenets dell’artico russo, dove era stato recentemente trasferito per scontare una condanna a 19 anni. Da Ursula von der Leyen a Joe Biden, fino a Jens Stoltenberg hanno puntato il dito contro Mosca e la persecuzione nei confronti di quello che era il principale oppositore del presidente in patria. Ma dal Ministero degli Esteri della Federazione rispondono: “Avevate le accuse già pronte”.

Tra i primi a commentare la notizia attaccando la Russia c’è il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che punta il dito contro l’establishment di Mosca: “Alexei Navalny ha combattuto per i valori della libertà e della democrazia. Per i suoi ideali ha fatto l’estremo sacrificio. L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte. Porgo le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia e a coloro che lottano per la democrazia in tutto il mondo nelle condizioni più buie. I combattenti muoiono ma la lotta per la libertà non finisce mai”. La presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, si allinea al collega belga affermando che “il mondo ha perso un combattente il cui coraggio risuonerà attraverso le generazioni. Inorridita dalla morte del vincitore del Premio Sakharov Alexei Navalny. La Russia gli ha tolto la libertà e la vita, ma non la sua dignità. La sua lotta per la democrazia continua a vivere. I nostri pensieri sono con sua moglie e i suoi figli”. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, prende spunto dalla tragedia per chiedere ancora più unione contro Putin: “Profondamente turbata e rattristata dalla notizia della morte di Alexei Navalny. Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo. Un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime. Uniamoci nella nostra lotta per salvaguardare la libertà e la sicurezza di coloro che osano opporsi all’autocrazia“.

Anche dalle principali cancellerie europee arrivano manifestazioni di vicinanza alla famiglia e accuse dirette al Cremlino. Durissimo il presidente francese, Emmanuel Macron, che su X scrive: “Nella Russia di oggi, si mettono gli spiriti liberi nei gulag e li si condanna a morte. Rabbia e indignazione”. Mentre il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, dice che Navalny “ha pagato con la vita il suo coraggio” e accusa la Russia che “ha smesso da tempo di essere una democrazia”. Per il ministro degli esteri, Antonio Tajani, “dopo anni di detenzione in un regime carcerario non proprio liberale la Russia perde una voce libera. Adesso ci sarà una voce di libertà in meno”.

Anche dalla Casa Bianca arrivano messaggi di cordoglio. Il primo a parlare è il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, che parla di “tragedia terribile“, la “lunga e sordida storia di maltrattamenti agli oppositori del Cremlino solleva delle domande concrete su ciò che può essere accaduto in questo caso”. La vicepresidente Kamala Harris sostiene che questo sia “un altro segno della brutalità di Putin. Qualsiasi cosa dirà Mosca, la Russia è responsabile della sua morte”. Ma le parole più dure arrivano direttamente dal presidente Biden: “Vladimir Putin è responsabile della morte di Alexei Navalny. Non sappiamo esattamente cosa è successo ma non c’è dubbio che è una conseguenza di qualcosa che hanno fatto Putin e i suoi scagnozzi“, ha detto usando la questione per spingere anche il via libera allo stanziamento dei fondi all’Ucraina che non viene calendarizzato alla Camera.

Per la Nato ha parlato il segretario generale, Jens Stoltenberg, chiedendo che si verifichino “tutti i fatti e la Russia deve rispondere a tutte le domande sulle cause” di questo decesso. “Sono profondamente rattristato e molto preoccupato – ha aggiunto – Alexei Navalny era una voce molto forte per la libertà, per la democrazia e per questo gli alleati della Nato hanno chiesto a lungo il suo rilascio immediato”. Le Nazioni Unite si sono invece dette “indignate” e hanno esortato le autorità russe a garantire che venga condotta un’indagine “credibile” sul suo decesso. “Se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente”, ha affermato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Liz Throssel in una dichiarazione resa nota a Ginevra.

Immediata la risposta di Mosca che respinge ogni tipo di accusa riguardo la morte improvvisa dell’oppositore: “La reazione immediata dei leader della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse dirette contro la Russia”, mostra la natura di questi Paesi, scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. “Non esiste ancora un esame forense, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte”. Il portavoce della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin, ha dichiarato che iu leader occidentali “hanno preso un gran numero di decisioni fallimentari e si aggrappano alle loro posizioni beneficiando della sua morte“.

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