CACCIA, NO ALLA LEGGE SPARA-TUTTO DELLA LEGA: IL PARLAMENTO LA BLOCCHI – FIRMA LA PETIZIONE SU IOSCELGO

Sparare sette giorni su sette, abolendo il silenzio venatorio, non piace nemmeno ai cacciatori. “Mica siamo così, nel nostro Dna c’è il rispetto del territorio e delle specie animali che lo abitano. Distruggere tutto in maniera incontrollata non fa parte della nostra mentalità“. Non ci sono solo le associazioni ambientaliste a criticare duramente la proposta di legge spara-tutto della Lega (che il Fatto Quotidiano ha chiesto di fermare attraverso questa petizione). Tra le voci contrarie all’iniziativa del centrodestra – che in questi giorni sta correndo, in commissione Agricoltura, per stravolgere la 157/92 – c’è anche quella di una delle sette associazioni venatorie riconosciute in Italia: Arci Caccia. Il suo presidente, Christian Maffei, prende le distanze da un certo modo di fare politica e sottolinea: “Noi cacciatori siamo diversi, non vogliamo lo scontro tra tifoserie a cui sempre più spesso assistiamo. Ed è ora di finirla di pensare che esistano governi amici. Per risolvere i problemi serve il dialogo costruttivo”. E aggiunge: “Con un atteggiamento diverso quell’orso in Trentino (Sonny, M90, il plantigrado ucciso la scorsa settimana su decreto del presidente Maurizio Fugatti, ndr) sarebbe ancora vivo“.

Pochi giorni fa, mentre dalla maggior parte del mondo venatorio arrivavano gli applausi alla proposta di legge a prima firma dell’onorevole Francesco Bruzzone, Arci Caccia ha pubblicato un comunicato per denunciare contenuti e modi del provvedimento messo a punto dal Carroccio: “Ogni volta prendiamo atto delle posizioni di questo o di quel politico, ma non c’è mai un dibattito serio, un percorso di condivisione – dice Maffei – il metodo con cui è stata formulata la proposta della Lega non ci piace, così come siamo scettici sul merito”. A fine dicembre ci aveva provato Fratelli d’Italia, cercando di creare consenso intorno al “libro dei sogni” dei cacciatori, avanzando una proposta di legge (Bartolomeo Amidei il promotore, poi fatta ritirare dal ministro Francesco Lollobrigida) che voleva permettere ai 16enni di imbracciare il fucile. Poi, a metà gennaio, è stata incardinato il testo della Lega, che la destra intende discutere – e possibilmente approvare – prima delle elezioni europee.

L’idea di Arci Caccia – che in ogni caso, come le altre associazioni venatorie, punta a modificare la 157/92 – è di ricreare l’equilibrio politico che si raggiunse a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta e che portò alla formulazione dell’attuale legge: “La nostra posizione è che non si possa procedere a colpi di maggioranza – continua Maffei – o con battaglie ideologiche, tanto da una parte quando dall’altra”. Ed ecco i rilievi alla proposta di legge di Bruzzone: “Non ci sembra una priorità abolire i giorni di silenzio venatorio e ritoccare le giornate di caccia, non fosse altro che per ragioni di etica, soprattutto riguardo alla gestione della fauna stanziale, e per non esporci a campagne giornalistiche che peggiorano sensibilmente la nostra immagine nella società civile. La proposta di modifica gli articoli riguardanti l’allevamento della fauna ci crea molte perplessità. Pur capendone lo scopo finale, non siamo convinti della forma, che potrebbe essere peggiore della cura”. Il riferimento, qui, è all’articolo che intende trasformare gli uccelli utilizzati come esche, i richiami vivi, da fauna selvatica ad animali domestici.

E ancora: “Anche la proposta di realizzare il calendario venatorio per legge, formula più volte bocciata dalla Corte costituzionale, ci lascia perplessi, così come il tentativo di aggirare il parere dell’Ispra affidandosi a osservatori regionali, che dovrebbero essere definiti da una legge nazionale che ne indichi compiti e requisiti tecnici”. Attraverso la pdl di Bruzzone, la maggioranza vuole mettere fuori gioco le associazioni ambientaliste, tanto avversate dai cacciatori, che ogni anno impugnano di fronte al Tar i calendari venatori – ritenuti problematici dal punto di vista scientifico e legale – emanati dalle Giunte regionali. E come intende farlo? Dando maggior potere alle Regioni che, da qui in avanti, approveranno i calendari sotto forma di legge regionale – impugnabile solo dal governo – e non più come atto amministrativo.

“Di fronte a queste forzature – conclude Maffei – ci sono criticità tanto sul piano di gestione della fauna quanto su quello etico. Per quanto riguarda le specie animali, per esempio, i cacciatori, di concerto con gli Atc (Ambiti territoriali di caccia, ndr), sono coinvolti nel ripopolamento della fauna. E distruggere tutto in maniera incontrollata non è né nella mentalità della nostra categoria, né in quella di Arci Caccia. Sul piano etico, posso dire che i cacciatori non hanno, nel loro Dna, questa propensione allo sfruttamento della natura e degli animali che la abitano”.

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Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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