Alexei Navalny è deceduto tra giovedì e venerdì per una “sindrome da morte improvvisa”. È quanto hanno comunicato le autorità di Mosca alla madre dell’oppositore russo, scomparso nella colonia penale Ik3 a Kharp, nella regione di Yamal Nenets. Il corpo, è stato riferito alla donna, non sarà riconsegnato alla famiglia fino alla fine delle indagini. “Sindrome da morte improvvisa” è un termine generale per varie sindromi cardiache che causano arresto cardiaco improvviso e la morte, riferisce il Guardian.
A oltre 24 ore dal momento in cui è stata diffusa la notizia del dissidente politico, che stava scontando 19 anni di carcere, non esiste ancora una ricostruzione univoca del suo decesso e delle cause. È stata perfino messa in dubbio la data della morte, che potrebbe non essere avvenuta venerdì ma nelle ultime ore del giorno precedente come ha spiegato detenuto nello stesso carcere di Navalny. Tra l’altro arrivo della madre e dell’avvocato dell’oppositore di Vladimir Putin nell’obitorio della città di Salekhard, è stato fatto sapere la salma non è lì.
Continuano quindi accuse e misteri attorno al suo decesso, con proteste ancora in corso in Russia e l’Occidente che esprime condanna per la scomparsa. I ministri degli Esteri del G7, riuniti a Monaco, hanno comunicato “la loro indignazione per la morte in detenzione” di Navalny, “ingiustamente condannato per attività politiche legittime e per la sua lotta contro la corruzione” e “chiesto alle autorità russe di chiarire pienamente le circostanze della sua morte”, invitando anche Mosca “a porre fine all’inaccettabile persecuzione del dissenso politico, nonché alla repressione sistematica della libertà di espressione e all’indebita limitazione dei diritti civili”.