Il 25 gennaio un gruppo di famiglie di giovani persone transgender, come raccontato anche qui sul Fatto Quotidiano, ha scritto una lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute Schillaci, al Presidente della regione Giani e all’Assessore alla salute Regione Toscana Bezzini. I genitori chiedevano a gran voce che si facesse luce sull’ispezione avvenuta all’ospedale di Careggi, ispezione atta a controllare il buon operato dell’equipe multidisciplinare che si occupa dei percorsi di affermazione di genere delle persone più giovani.

Oggi i genitori firmatari sono 256 e continuano ad aumentare, poiché la campagna mediatica che sta nutrendo una vergognosa ondata di odio transfobico pare inarrestabile. Anche Tomaso Montanari in un articolo sul Fatto Quotidiano afferma: “i modi in cui tutto ciò sta avvenendo dimostrano che di istituzionale c’è ben poco e pongono un enorme problema culturale più che politico”.

Il problema è culturale eccome, visto che la campagna mediatica sta raggiungendo livelli incredibili di analfabetismo parlando addirittura di disforie di genere al plurale, di genitori che andrebbero denunciati, di bambini omosessuali trasformati in bambini transgender purché rimangano eterosessuali. Fatto ancora più grave: i giornali pubblicano queste eresie e i politici le sfruttano per i loro scopi. E per questo motivo Montanari parla di “una caccia alle streghe innescata da una destra che ha fatto dell’intero discorso sull’identità di genere un nemico mortale”.

Si stanno usando i nostri figli e le nostre figlie per scopi ideologici, trasformandoli nel nemico, attraverso false notizie che ogni giorno rimbalzano senza sosta. “Una narrazione che si struttura e si nutre di simboli, possibilmente semplici e immediati che diventano da un lato (il loro) dei valori e dall’altro dei simboli da distruggere”, afferma su Repubblica Tommaso Gurrieri, direttore editoriale di edizioni Clichy.

Ecco quindi le frasi ad effetto come quella di Thanopulos, presidente della società psicoanalitica italiana, che ha affermato: “Sulla pelle dei bimbi trans si testa l’industria della trasformazione”, frasi diffamatorie per noi genitori e che nulla hanno di vero, ma arrivano dritte al cuore di chi di identità di genere sa poco e nulla e dei percorsi di affermazione ancora meno. Ed ecco perché si attacca l’ospedale di Careggi, perché, come afferma sempre Gurrieri, “non è importante ciò che in quel luogo si fa, perché lo si fa e come lo si fa. Non è importante che in quel luogo ci si prenda cura, con coscienza e attenzione, di persone che vivono una difficoltà. È importante soltanto colpirlo perché è un simbolo”.

E lo sappiamo molto bene noi famiglie, che ogni giorno ci scontriamo con la società, che noi siamo solo un simbolo. Lo sappiamo molto bene che questo di Careggi non è un “controllo di qualità”, ma una guerra ideologica. E sappiamo molto bene che nelle guerre ideologiche si comincia dai più facilmente colpibili. E però dovremmo sapere tutti molto bene che si inizia così ma poi si va avanti. Esattamente come diceva Martin Niemöller: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Ecco quindi che le parole di Montanari devono risuonare quanto più realistiche: “Che tra queste persone e la scienza e la cura di un libero ospedale universitario pubblico si interponga questa massacrante schiacciasassi politico-mediatica è un segnale di allarme che ci fa capire che il nostro scivolamento verso paesi come l’Ungheria e la Polonia è già così avanzato da inghiottire vite e storie. Vederlo con chiarezza è il primo passo per reagire”.

Quanto sta succedendo non riguarda, infatti, noi famiglie di giovani persone trans. Riguarda un paese che sta prendendo una deriva pericolosissima per tutti, perché quando esistono persone con diritti e persone senza diritti viene meno il principio di democrazia. Per questo motivo le famiglie alzano la loro voce, per questo intellettuali prendono posizioni, per questo anche in Parlamento si stanno facendo azioni di contrasto.

È del 6 febbraio infatti un’interpellanza urgente del Movimento 5 Stelle che chiede delucidazioni sull’ispezione al Careggi affermando che “il Centro opera in accordo con le linee guida della World professional association transgender health (Wpath) e della Endocrine society (Es), attraverso un team multidisciplinare composto da endocrinologi, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri che lavora in stretta collaborazione con tutte le figure professionali che possono essere coinvolte nel percorso”;
interpellanza seguita il 9 febbraio da un’altra di Alleanza Verdi e Sinistra in cui si afferma chiaramente che “le modalità con cui si è giusti all’ispezione ministeriale denotano l’esistenza di pregiudizi e posizioni ideologiche che potrebbero mettere a rischio la salute delle persone adolescenti transgender”.

Insomma: siamo noi quelli dalla parte giusta della storia, ricordiamolo!

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