Alexei Navalny è deceduto, secondo la Russia, per quella che loro definiscono la “sindrome da morte improvvisa”. È una tesi che non convince la famiglia e neanche molti governi e molti osservatori occidentali che chiedono di fare chiarezza sulle cause della morte dell’oppositore russo. Il ‘mistero’ della scomparsa del corpo di Navalny contribuisce a far crescere i dubbi. La “morte improvvisa” è comunque determinata da un arresto cardiaco non atteso e improvviso legato quasi sempre a fibrillazione ventricolare.
Sono diverse le cause possibili di morte improvvisa. “Questa aritmia mortale – spiega Giulio Molon, direttore UOC Cardiologia Irccs S.Cuore Don Calabria di Negrar di Verona – porta il cuore a fermarsi, a non contrarsi efficacemente, e c’è un arresto di circolo. Se non si interviene prontamente si muore in pochi minuti”. La causa più frequente di morte improvvisa “è la cardiopatia ischemica, nell’ambito dell’infarto acuto oppure che si può manifestare in un paziente che ha un infarto pregresso”. Altre cause, aggiunge, sono le “cardiopatie dilatative o ipertrofiche o cardiopatie genetiche con un cuore che morfologicamente e funzionalmente è normale ma ha all’interno delle variazioni a livello di proteine che controllano l’attività elettrica del cuore e portano queste persone ad avere rischi elevati di morte improvvisa, come la sindrome di Brugada o del QT lungo”.
L’esito finale della morte improvvisa – dice Molon – è “sempre questa aritmia che non consente una contrazione efficace del cuore e porta ad un arresto di circolo. Può venire all’improvviso anche in persone che non hanno cardiopatie note”. In particolare la morte improvvisa o di Brugada è una malattia cardiaca geneticamente trasmessa che predispone al rischio di aritmie ventricolari maligne e può essere causa di morte improvvisa in giovani adulti con cuore strutturalmente sano. Secondo il centro la Fondazione Auxologico Irccs di Milano, “gli uomini manifestano la malattia più frequentemente delle donne e difficilmente sopraggiunge in età pediatrica”. Prima dell’oppositore russo, la sindrome è stata accostata al caso dell’ex capitano della Fiorentina, Davide Astori, deceduto prima di una gara nel 2018.