Hanno scavalcato il muro di cinta con l’aiuto di alcune lenzuola annodate. È stata un’evasione da film quella compiuta nel pomeriggio di sabato da due cittadini marocchini di circa 30 anni, detenuti nel supercarcere di Trani. I due erano nell’area passeggio del reparto accoglienza e hanno hanno scavalcato il muro di cinta posteriore alla struttura, aiutandosi con le lenzuola, e si sono poi dispersi nelle campagne circostanti.
L’azione è stata fulminea. Le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, interni ed esterni, dell’istituto di pena li hanno immortalati mentre gironzolano per il corridoio del reparto con le mani in tasca, jeans e scarpe da ginnastica. Quello che è accaduto subito dopo è il racconto di una evasione apparentemente senza ostacoli: l’arrampicata, i due che si tirano su con le braccia e poi il salto verso la libertà.
È subito inizia la caccia all’uomo ma per il momento hanno fatto perdere le loro tracce. L’ultima evasione dalla casa circondariale di Trani risale all’agosto 2021 quando a fuggire furono Daniele Arciuli e Giuseppe De Noya: il primo fu arrestato dopo due mesi, l’altro si costituì pochi giorni dopo. “Da quanto riusciamo ad apprendere – riferisce il segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio – nel pomeriggio a vigilare su più cortili passeggi vi era un solo agente di polizia penitenziaria, impegnato peraltro in ulteriori incombenze. Ma, anche al di là di questa non secondaria circostanza, appare evidente che neppure le strumentazioni e gli impianti tecnologici siano venuti in soccorso degli operatori”.
De Fazio sottolinea come ci siano “18mila agenti in meno rispetto al fabbisogno” delle carceri italiane: “Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni ne prendano compiutamente atto e varino un decreto con carattere d’urgenza per deflazionare la densità detentiva pure mediante una gestione esclusivamente sanitaria dei malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti, nonché per assicurare assunzioni straordinarie e accelerate”. Il Parlamento, è il suo sollecito, “promuova una legge delega per la riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Ogni giorno che passa si rischia il tracollo definitivo”.