Cronaca

Era nata in Sicilia 21 anni fa, da piccola il padre la porta in Tunisia e lei torna dalla madre con un barcone. Per la Questura va espulsa

nata 21 anni fa in Italia ma adesso rischia l’espulsione. Un caso molto particolare che riguarda Sarah, una ragazza nata in Sicilia da genitori tunisini ma portata in Tunisia dal padre (o meglio “rapita” come specifica il suo avvocato). Così dopo anni di tentativi per ricongiungersi alla mamma e i fratelli che vivono a Catania, sale su un barcone con altri migranti e arriva a Trapani il 25 agosto del 2023. Sei giorni dopo, però, la Questura le notifica un decreto di espatrio: non ha la cittadinanza italiana quindi è considerata, a tutti gli effetti, una straniera entrata illegalmente nel territorio.

Contro questo provvedimento il suo legale, l’avvocato Giuseppe Lipera, ha presentato un ricorso alla sezione migranti del giudice di pace di Catania che lo ha respinto dichiarandosi incompetente per territorio. Decisione che è stata impugnata dalla difesa davanti alla prima sezione del Tribunale civile. “Sarah – osserva il legale – è nata a Catania, dove ha lasciato la mamma e tre fratelli, soltanto perché è stata rapita dal padre. La madre l’ha aspettata per anni, tentando invano, purtroppo, tutte le strade per farla tornare già da minorenne. La ragazza ha tentato innumerevoli volte di ricongiungersi alla amata madre, ma le macchinazioni burocratiche del nostro Ordinamento gliel’hanno sempre impedito”. Per questo, ricostruisce il legale, “è stata costretta a raggiungere Catania, la mamma e i fratellini, con un gommone, dopo un viaggio di quattordici ore, per colpa della burocrazia del nostro Paese”. “Adesso – aggiunge – è finalmente tornata a casa propria, con la sua mamma e i suoi fratelli: né politica né diritto possono permettersi di dire che Sarah non sia in casa propria”.

Per l’avvocato Lipera in questo caso “è giusto parlare di Ius soli” per una giovane, sottolinea, “figlia di due genitori tunisini che si erano trasferiti a Catania, in possesso di regolari visti e permessi, nel 2000″. Tre anni dopo nel capoluogo etneo è nata Sarah. Come noto in Italia non vige il principio dello ius soli, che prevede che la cittadinanza sia acquisita per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato.

“La fattispecie concreta in cui lei si trova – scrive il legale nelle note depositate nella cancelleria del Tribunale – non è disciplinata da alcuna norma, perciò va risolta col buon senso“. L’avvocato Lipera nei mesi scorsi ha anche scritto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo “al governo italiano di concedere la cittadinanza italiana a Sarah, come fatto con la piccola Indi Gregory“, la piccola inglese affetta da una grave malattia mitocondriale che i genitori avevano chiesto di trasferire in Italia per provare a curarla.

Il legale contesta anche un passaggio della memoria presentata dall’Avvocatura dello Stato per conto della Questura di Trapani: “È bene, però, subito fugare ogni dubbio in relazione alle farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico – sulla cittadinanza della ragazza”, scrive l’Avvocatura. Per l’avvocato Lipera la frase è “assolutamente offensiva e ingiuriosa oltre che errata, inappropriata per un atto difensivo e del tutto superflua” e ne chiede “l’immediata cancellazione dagli atti di causa”, riservandosi di “di ricorrere alle Autorità competenti al riguardo”. Adesso si attende la prima udienza davanti al giudice Rosario Maria Cupri, prevista lunedì 19 febbraio.