Gli anni non passano impunemente: lasciano segni interni ed esterni – questi ultimi soprattutto sotto forma delle invise rughe. Contro di esse, la nostra società ha ingaggiato una lotta senza quartiere, aiutata dalla scienza. Perciò una recente metanalisi, firmata dai ricercatori dell’Università della California a San Diego con la collaborazione dell’Oréal e pubblicata su Frontiers in Aging, ha cercato proprio di risalire all’origine delle rughe. Così facendo, ha aperto una finestra molto interessante sul microbioma cutaneo, il complesso dei microrganismi che vivono sulla pelle, influenzandone il benessere.
La premessa
I ricercatori esordiscono spiegando che, a parità di condizioni ambientali stabili, negli adulti anche il microbioma cutaneo si mantiene relativamente stabile, per quanto influenzabile dai cambiamenti fisiologici cutanei indotti dall’invecchiamento. Tuttavia, non è detto che un anziano sia pieno di rughe e un giovane del tutto privo, può anche accadere il contrario. A monte ci deve essere quindi un fattore scatenante. Per cercare di capirlo, i ricercatori hanno esaminato dati microbici del viso e altri dati tratti da 13 studi osservazionali di coorte. I soggetti coinvolti erano tutte donne, tra i 18 e i 70 anni. “In tutto 900 pazienti, numeri abbastanza significativi, pur con certi limiti perché non vengono considerate tutte le razze né i fattori ambientali (dove vivono queste persone, a quali esposizioni microbiche sono soggette)”, osserva il dottor Duccio Cavalieri, professore ordinario presso il dipartimento di biologia dell’Università di Firenze, che individua nello studio alcune debolezze, tali da non consentire di trarre indicazioni per terapie o comportamenti, ma anche dei punti di forza.
Risultati positivi
“Dallo studio emergono dati interessanti. Prima di tutto i risultati ci dicono che la nostra pelle è coperta di microrganismi, e che c’è una correlazione positiva tra la biodiversità microbica e l’età, tra il nostro microbioma e il grado delle così dette zampe di gallina”. Negativa invece la correlazione tra la biodiversità microbiomica e la perdita di acqua transepidermica (cioè in pratica l’umidità della pelle, indice del suo benessere). Può sorprendere che una minore biodiversità si riveli protettiva della pelle, anziché nociva. A differenza di quanto vale per l’intestino, la cui varietà di microrganismi indica il grado di benessere dell’organismo, per la pelle le cose funzionano diversamente, ci spiega il prof. Cavalieri. Quello che fa la differenza all’interno di questo ristretto pool di microrganismi è che siano presenti microbi anti-infiammatori. Il docente cita uno studio del 2012 in cui furono messi a confronto individui residenti in campagna con altri residenti in città. “I primi, che vivevano in una zona di laghi e foreste, avevano un microbioma cutaneo associato a interleuchina 12, antinfiammatoria”. Viceversa chi stava in città mostrava più microrganismi infiammatori. Senza microrganismi protettivi, si rischiano infiammazioni e infezioni.
Lattobacilli, gli antirughe
Nel caso della nostra metanalisi, nelle persone con meno rughe la limitata biodiversità cutanea era associata ai lattobacilli. “Il risultato più interessante di questo studio è l’aumento dei lattobacilli sulla pelle con meno rughe. È questa una nuova frontiera per l’industria cosmetica per la formulazione di nuove creme arricchite di microrganismi antinfiammatori”. Ma è anche un risultato che ci interessa da vicino, perché la pelle non si cura solo da fuori (con le creme, ma pure limitando il più possibile l’esposizione a inquinanti), ma anche da dentro, idratandosi a sufficienza e adottando un’alimentazione sana. Abbiamo tutti sentito parlare dei benefici di omega 3, vitamine A, C ed E, zinco ecc. Ma non sono neanche da trascurare i latticini, soprattutto fermentati come yogurt e kefir, ricchi di lattobacilli. Ma attenzione, servono prodotti di qualità: non gli yogurt zuccherati alla frutta, poverissimi di batteri, ma quelli da latte fieno al naturale, da utilizzare magari anche in maschere per il viso, come nonna insegna.
Buone abitudini di vita
Alcol, fumo e sedentarietà danneggiano la pelle. Ma il microbioma può essere alterato anche dall’abuso di antibiotici – tra l’altro all’origine della pericolosa resistenza microbica. Uno studio dello scorso anno, che aveva esaminato il nesso tra composizione del microbioma facciale e qualità e quantità di collagene (una proteina fondamentale per l’elasticità della pelle), ha individuato nel microbioma delle donne più anziane una maggior presenza di geni resistenti agli antibiotici. Infine, il professor Cavalieri ricorda di non esagerare con l’uso del sapone e di prodotti aggressivi a base di etanolo, in grado di alterare l’equilibrio dei microrganismi della pelle. Una volta fatto tutto quanto è in nostro potere per prevenire le rughe, poi potremmo accettare serenamente l’invecchiamento come parte della vita.