“Noi valutiamo tutto quello che serve per rendere più incisiva l’azione nel contrasto a tutte le forme di irregolarità”. Il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, risponde così risposto a chi, dopo la strage di Firenze per il crollo del cantiere Esselunga, è tornato a chiedere l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. “Abbiamo già un sistema di sanzioni che attengono alle fattispecie dell’omicidio colposo. Ma se sul tema della sicurezza è necessaria una ulteriore riflessione, non abbiamo preclusione”, ha detto dopo il suo passaggio a Firenze.
Per il ministro in ogni caso “uno dei temi che resta sullo sfondo è quello della prevenzione“. In altre parole sul fronte del contrasto “agli infortuni mortali, l’impegno di tutti deve essere quello di fare in modo che le norme siano sempre più efficienti, che ci siano i controlli“. A tal proposito Calderone rivendica di aver “aumentato il numero degli ispettori” con circa 85o professionisti con qualifica tecnica che hanno preso servizio nel 2022 e “consentiranno all’Inail di aumentare il ritmo delle ispezioni sulla sicurezza del lavoro di circa il 40%. Se ci sarà bisogno di incrementare questo numero e quindi di scorrere la graduatoria, questa è una delle cose che andrà al Cdm”.
Eppure il 30 gennaio scorso Giancarlo Sponchia, presidente dell’Associazione Nazionale Funzionari Ispettivi Pubblici (Aniv), in audizione alla Commissione Lavoro, aveva detto in audizione che “con il numero di ispezioni che vengono fatte in Italia, rispetto al numero di aziende presenti, ogni azienda ha la possibilità di essere sottoposta ad ispezione ogni 18 anni, quindi quelle che truffano hanno la possibilità di farla franca”. Numeri alla mano Sponchia aveva detto che “noi ispettori Inps eravamo 1200 nel 2018, ed ogni ispettore Inps addebita circa un milione a testa quindi, 1,2 miliardi nel 2018, oggi siamo 844, per cui siamo a circa 800 milioni di accertato, per ogni ispettore che va in pensione e non viene sostituito perdiamo 100 milioni”.
Colpa del Jobs Act del governo Renzi che ha istituito l’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro denominata Ispettorato Nazionale del Lavoro. Condannati all’estinzione dalla riforma del 2015, che ha decretato per loro anche il ruolo a esaurimento, e cioè l’impossibilità di assumere nuovo personale per sostituire chi va in pensione, gli ispettori di Inps e Inail combattono da anni una battaglia per tutelare il loro lavoro. A distanza di quasi dieci anni ci sono regioni in cui è presente un solo ispettore Inail e province dove non c’è nemmeno un ispettore Inps.
Dettagli su cui il ministro non si sofferma. Anche perché sono in ogni caso preferibili soluzioni “che parlino anche di prevenzione ma soprattutto di cultura della sicurezza. Noi abbiamo aumentato, praticamente raddoppiato, tutti gli stanziamenti che l’Inail metterà in campo per sostenere percorsi di formazione, di informazione e – ha sottolineato ancora Calderone – le aziende virtuose che investiranno in sicurezza e in tecnologie per la sicurezza”.
Comunque resta “importante fare di tutto, guardare alla filiera degli appalti, guardare anche al contrasto al lavoro sommerso, al lavoro irregolare ed essere ancora più efficaci nel contrastare tutti quei fenomeni di irregolarità che poi possono portare a un abbassamento della soglia di attenzione su un tema importante e delicato come quella della sicurezza”.
Garantismo in ogni caso per il gruppo Caprotti, anche se la filiera di subappalti dei supermercati lombardi è già nel mirino della procura di Milano. “Dobbiamo aspettare che l’autorità giudiziaria svolga le sue valutazioni: sicuramente se ci sono delle norme di sicurezza che sono state violate quello sappiate che sarà assolutamente sanzionato e punito, e se necessario saranno inasprite le sanzioni”, ha precisato Calderone, senza mai pronunciare il nome Esselunga o quello della famiglia brianzola che proprio in queste settimane era tornata a far parlare di sè per via dei dissidi interni alla famiglia.
Marina, la figlia minore del defunto fondatore e attuale numero uno del gruppo, ha appena dato alle stampe una riposta al libro del fratello Giuseppe sulla storia della famiglia, dell’Esselunga e del suo scontro con il padre uscito a fine 2023 (Le ossa dei Caprotti, Feltrinelli). Il contraltare dell’erede designata di Bernardo Caprotti è la ristampa di Falce e carrello (Marsilio), il libro scritto nel 2007 dal padre contro le coop e la politica di sinistra che impedivano l’apertura in Toscana dei supermercati a insegna Esselunga. Marina lo ha semplicemente ripubblicato aggiungendovi, tra il resto, una sua lettera al padre, una prefazione dell’amica Liliana Segre e un sottotitolo “In memoria di un uomo che non può più difendersi”.
A scanso di equivoci, la presidentessa di Esselunga ha poi dichiarato al Corriere della Sera il suo intento. “Non potevo accettare che venisse svilito il valore di ciò che lui ha costruito per l’Italia e che ogni giorno ci sforziamo di preservare in Esselunga – ha spiegato -. Mi è sembrato il modo migliore per replicare a un figlio che lancia le sue accuse solo a sette anni dalla morte del genitore. Se mio padre fosse stato vivo, avrebbe di sicuro reagito. L’ho fatto io per lui”. Sempre in memoria del padre, Marina Caprotti ha rinnovato “la promessa con le sue stesse parole ‘Nessuno, a Dio piacendo, potrà mettere le mani sull’Esselunga. Nessuna ‘cordata’, nessun raider di provincia, nessun concorrente inesperto, nessun finanziere d’assalto’”.