Risultato netto, anzi di più, proprio senza storia: quattro reti segnate a zero, 26 tiri fatti e uno solo subito, 18 angoli contro nessuno, 73% di possesso palla. Un dominio schiacciante, un divario quasi imbarazzante. Più che una partita, un allenamento. Certo non un incontro degno della Serie A. Inter-Salernitana è lo spot migliore per il campionato a 18 squadre.

È curioso che un match del genere sia capitato proprio nella settimana in cui i padroni del pallone sono tornati a discutere, anzi proprio a litigare, del format del torneo e di una possibile riduzione del numero di club in massima serie: da una parte le big (Inter, Milan, Juve e Roma) che vorrebbero la sforbiciata anche e soprattutto per alleggerire il calendario in vista degli impegni internazionali (Super Champions, Mondiale per club); dall’altra le medio-piccole, al momento in maggioranza schiacciante, che non ne vogliono sapere perché significherebbe ritrovarsi con due posti in meno in Serie A, con l’obbligo di allestire rose più competitive; in mezzo la FederCalcio, e il presidente Gabriele Gravina, che spera di spaccare la Lega Calcio per far passare le sue riforme al momento in grande difficoltà, tanto che il suo vassallo e capo dei Dilettanti, Giancarlo Abete, ha dovuto chiedere in sua vece il rinvio dell’assemblea straordinaria convocata per l’11 marzo.

Del tema si ritorna a parlare ciclicamente, non se n’è mai fatto nulla e per come tira il vento (il voto in assemblea è stato piuttosto netto) è probabile non se ne faccia niente neanche stavolta. È il campo, però, oltre che il buon senso, a riproporre l’esigenza di un taglio. Perché il calcio italiano non è più quello di inizio Anni Duemila (l’Italia tutta del resto non è più quella di inizio Anni Duemila) che poteva permettersi oltre 130 squadre professionistiche e venti nella massima serie. Con troppe formazioni, alcune per forza non all’altezza, la qualità del prodotto si annacqua. E si assiste a spettacoli come quello di sabato sera.

Per carità, abbiamo preso davvero gli estremi che oggi può offrire la Serie A. È vero che l’Inter di questi tempi sembra praticamente ingiocabile, anche squadre meno disastrate dei campani hanno rimediato brutte figure contro la banda di Simone Inzaghi. E che la Salernitana veniva dall’ennesimo cambio di allenatore e la solita mezza rivoluzione del mercato di gennaio, per tutti gli errori tecnici e societari che sono stati fatti è un caso davvero sui generis. Non sarà la prima nell’ultima partita senza storia che può capitare in Serie A come in qualsiasi altro campionato, a 20 come 18 squadre. Però quello che si è visto a San Siro va oltre il classico testa-coda, perché davvero non c’è stato un minuto durante la gara e nemmeno prima in cui la Salernitana abbia dato l’impressione di poter competere con l’Inter, o nemmeno provare a farlo.

Il problema ovviamente non è la Salernitana di Iervolino, ma che ogni anno c’è una Salernitana, intesa come una squadra condannata all’ultimo posto, che retrocede senza nemmeno giocarsela (adesso i tifosi campani faranno gli scongiuri e gli auguriamo di riprendersi). Così come c’è sempre un Verona, una formazione che come già raccontato nelle scorse settimane si ritrova nei guai finanziari a stagione in corso, tanto da dover vendere mezza squadra a gennaio, e se adesso Baroni e la dirigenza riusciranno a fare il miracolo con i nuovi innesti pescati in giro per l’Europa non cambierà la situazione. Mentre ci sono al contrario quelli che senza infamia e senza lode, si scoprono senza obiettivi a febbraio-marzo, e finiscono inevitabilmente per sbaraccare con largo anticipo. La Serie A a 18 non è una proposta classista, non si tratta di minare il merito sportivo (come nella Superlega, citata in ballo a sproposito), semmai di valorizzarlo. Immaginate infatti la classifica attuale, ma con due squadre in meno. La lotta per la salvezza sarebbe più serrata, la classifica più corta, il campionato più competitivo ogni domenica. Certo, ci sarebbe un’Inter-Salernitana in meno. Ma nessuno probabilmente ne sentirà la mancanza.

Twitter: @lVendemiale

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