Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi garantisce sui dei Centri di permanenza per il rimpatrio dei migranti. In Prefettura a Milano per la firma di un accordo sui beni confiscati alle mafie, il ministro si è prima smarcato dalla recente sentenza della Corte di Cassazione sul rimorchiatore Asso 28, che definisce reato la collaborazione con la guardia costiera libica volta al rientro in Libia di migranti soccorsi in mare. Poi, rispondendo a una domanda, ha dato la sua versione sui Cpr. E nonostante le recenti inchieste, che in tutta Italia rilanciano il tema delle drammatiche condizioni di trattenimento, afferma che “molto spesso non sono nelle condizioni migliori per l’opera di vandalizzazione che viene fatta dalle persone che sono dentro”. La stampa presente ha ricordato le indagini delle procure, da quella di Milano sul Cpr di via Corelli, a quella di Potenza sul centro di Palazzo San Gervasio dove, hanno scritto gli inquirenti, le persone sono state trattate “come scimmie”. “Le persone protestano per le condizioni disumane”, sintetizza un cronista. “Ma no, questo lo dice lei“, ribatte Piantedosi. Che poi nega anche la presenza nei Cpr di richiedenti asilo, situazione che a certe condizioni è già prevista dalla legge (art 6 d.lgs 142/2015) e che potrebbe allargarsi nel caso in cui le cosiddette procedure in frontiera (art 6 bis), attualmente in attesa di un pronunciamento delle Sezioni unite della Cassazione, non trovassero posti sufficienti nei centri predisposti per l’esame accelerato delle domande. Quanto alle inchieste della magistratura, dalle quali emergono abusi, pestaggi, abuso di psicofarmaci e non solo, il ministro ha preferito non commentare.

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