Cosa mai può spingere un padre e una figlia a torturare e uccidere il resto dei familiari, madre e due bambini, durante una tragica pantomima di esorcismo finalizzato ad estirpare dai loro corpi il ‘demonio’?

Quello che viene comunemente chiamato il ‘germe della follia’ da solo non basta a generare una tale mostruosità, se non si presta attenzione alle condizioni di innesco della miccia: un ambiente idoneo a nutrirlo, un’atmosfera favorevole ad espandere e incoraggiare pensieri deliranti, l’osmosi tra una probabile struttura psicotica immersa da tempo in un humus composto da melma superstiziosa e tendenze paranoiche, il tutto condito da stereotipate allegorie paraconfessionali. Cruciali nel coltivare questo terreno sono spesso alcune figure di contorno che, anziché placare il delirio, lo alimentano condividendone le basi: pare infatti che padre e figlia fossero o coadiuvati o ispirati, questo lo deciderà il giudice, da una coppia votata alla lotta contro il maligno.

L’opinione pubblica si va chiedendo oggi se questa mattanza sia opera di menti malate. La risposta è complessa e non può non tenere conto di diversi fattori che hanno concorso a generare tale scenario. Si tratta quasi certamente di individui portatori a monte di un probabile disequilibrio, basti pensare al fatto che la ragazza era intenta a chattare con le amiche mentre il supplizio dei familiari era in corso, segno abbastanza chiaro di una frattura, più o meno profonda, col principio di realtà. Soggetti che sono però spinti ad alimentare idee deliranti, probabilmente in essi interrate, da ambienti, luoghi, figuri che le condividono e le incoraggiano, divenendo dunque una comunità che si autorizza a commettere atti esecrabili in virtù di un rinforzata identità collettiva. Questo in omaggio al principio della diluizione della responsabilità che regola alcune dinamiche di gruppo.

Contenitori opachi quali sette, associazioni basate su fanatismi confessionali, circuiti pseudo spirituali che in rete fanno fior di proseliti spesso contengono e amplificano pensieri deliranti preesistenti, facendoli deflagrare. Si tratta di ambienti che disinibiscono, quando non incoraggiano, la slatentizzazione di venature paranoiche a sfondo aggressivo, nonché aprono i cancelli a pulsioni sadiche e violente. Il fanatismo religioso, proprio perché assoluto e totalizzante, fa sì che persone portatrici di idee farneticanti, che dovrebbero essere attenuate e calmierate dal legame sociale e dal percorso medico terapeutico, si trovino a volte racchiusi in mondi che, direttamente o indirettamente, gonfiano tali vaneggiamenti portandoli alla loro massima e tragica dimensione.

Sappiamo che gli atti di violenza (aggressioni, omicidi, reati contro la persona) sono di gran lunga appannaggio del mondo dei cosiddetti ‘normali’, restringendo ad una percentuale minima gli agiti aggressivi degli ‘insani di mente’. Ciò è anche in parte dovuto al fatto che i deliri che a volte accompagnano i disturbi mentali vengono leniti, trattati e attutiti dall’apparato sanitario al quale il soggetto che ne soffre si sottopone. Nei casi di comunità, confraternite, neo confessioni, centrate invece sul ‘culto’ di entità sovrannaturali, calmierate spesso dal guru di turno che avrebbe nelle sue mani il potere di fermare il maligno, la pandemonia (cioè la presenza del ‘maligno’ disseminata ovunque) diventa l’elemento collante. In questi piccoli universi tossici e impermeabili alla realtà, tutto ciò che sta al di fuori delle paratie innalzate a difesa dal mondo esterno può compromettere il potere assoluto che il caposetta intende instaurare, divenendo de facto segno della presenza del maligno, da estirpare dunque con ogni mezzo.

Fortunatamente molti appartenenti a questi mondi settari riescono a fuggire, liberandosi dalle spire malevole poco prima di essere del tutto annientati, impoveriti o uccisi. Quando noi accogliamo i fuoriusciti dalla sette, o dalle comunità a rigido sfondo confessionale, vediamo e ascoltiamo miserie umane che ai più possono apparire inaudite. Non certo le atmosfere auliche e colte dell’Esorcista, né tantomeno versi in latino o parole pronunciate al contrario. No, nulla di tutto questo. Bensì lettura del cibo avariato come manifestazione di entità maligne, muffe nel soffitto come evidente presenza di satana. Nodi alle lenzuola letti come passaggio di presenza diaboliche giunte, manco a dirlo, per fare del male. Strambi e a volte tragici rituali allestiti da improvvisati fattucchieri da strapazzo che si dicono la reincarnazione di Padre Pio o di altri personaggi ritenuti evangelicamente ‘salvifici’, il tutto allestito con chincaglieria acquistata al negozio sotto casa, 50 euro di tutto, candele e lumini compresi.

Noi, noi tutti, abbiamo il compito di fare luce in ogni lato oscuro della società. Vorrei che questo breve, e non certo esaustivo testo, fungesse da sprone per chi sa di un amico, un parente o un conoscente che sia finito in una qualche realtà opaca, settaria. Ricordo che in questi antri bui vanno a finire nella maggior parte dei casi le cosiddette persone ‘normali’, a volte per una delusione amorosa, per la perdita del lavoro, per un inciampo della vita ritenuto non superabile. Vorrei che queste righe convincessero chi ne è a conoscenza ad andare a recuperare chi, tra i propri conoscenti o familiari, sta per varcare la soglia di una di queste realtà parallele, prima che sia troppo tardi.

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