Se capitate a Milano passate da Germi, un piccolo locale in via Cicco Simonetta al 14/A. Se vivete a Milano e non conoscete ancora questo “luogo di contaminazione”, ve lo consiglio con tutto il cuore. Vi descrivo la mia serata di ieri. Arrivo da Germi insieme al mio amico Alessandro e alla mia amica Isabelle. C’è sempre un gruppo di persone fuori dal locale che fuma e discute, questa è la prima caratteristica: Germi è sia fuori che dentro. All’interno del locale c’è un evento ogni giorno, e per evento intendo una mostra fotografica, un recital o una presentazione di un libro.
Il locale, voluto da Manuel Agnelli, Francesca Risi, Rodrigo D’Erasmo e Gianluca Segale, è un’associazione culturale e bisogna tesserarsi. Da Germi prevalgono i colori caldi, c’è un piccolo palco per le esibizioni, una libreria bellissima, nutrita dal gusto impeccabile di Francesca, e poi c’è un bar dove verrete riforniti di cocktail fatti a regola d’arte. Ieri c’era la mostra fotografica di Davide Tinelli, un contadino-muratore-artista alto e robusto, con il vocione, il naso da pugile, dall’indole rissosa e gentile al tempo stesso.
Io ero senza bancomat, forse perso, forse dimenticato a casa, mi sentivo nudo, a disagio, non mi piace dipendere da nessuno, eccetto mamma, ma il mio bel fratellino era in arrivo, pronto a salvarmi con i soldi di famiglia, appena tornato da un bellissimo viaggio a Tangeri, ero curioso di sentire i suoi racconti. “Che cosa bevi Riccardo?”, mi chiede Gianni Gangai, un artista concettuale dalla corporatura minuta ma forte, con un’espressione sempre accogliente. Gli rispondo che sono senza soldi e sto aspettando mio fratello Roberto. “Ma che cosa berresti, se avessi i soldi?”, insiste Gianni. “Berrei un Americano”. Gianni si alza e va a prendermi un Americano. Intanto arriva un dj che sembra uscito da un film di Harry Potter, mette la colonna sonora di Ascensore per il patibolo, forse il migliore Miles Davis (insieme a Kind Of Blue). “Sai che Davis scrisse questa colonna sonora stupenda dopo la fine della sua storia d’amore con Juliette Gréco?” mi dice Gianni. No, non lo sapevo. Gli dico “Siano benedette le storie d’amore che finiscono male, se poi producono questa musica così bella”. Gianni si incupisce, no, non è d’accordo, l’amore è sempre più importante dell’arte per lui, l’arte non vale una storia d’amore che finisce. Che bello non essere d’accordo con Gianni Gangai, ci sono persone con le quali è bello dissentire e Gianni è una di queste. Mi giro e vedo Amir, il cane di Francesca, razza Saluki, che con infinito garbo sta leccando una tartina con sopra del pomodoro fresco. Da Germi i cani sono come le persone, Amir è un cane delicato, sospeso tra il mondo canino e quello umano, un visitatore elegante della nostra umanità.
Esco fuori a fumare una sigaretta, scambio quattro chiacchiere con Laura dai capelli rossi, una donna simpatica e intelligente che ha la bontà di apprezzare i miei film, amica intima di Francesca, mi fa sapere che lei e Francesca vogliono andare a passare la vecchiaia a Creta, ma la vecchiaia è ancora lontana, le faccio notare, dato che Laura dai capelli rossi ha la mia stessa età! Laura, rassegnati, prima di Creta dovrai passare ancora tante belle serate da Germi. Arriva mio fratello e proprio al momento del suo arrivo assistiamo a questa scenetta: un signore in bicicletta urla a un rider (un ciclofattorino, di solito straniero) parole violente come “Cretino, criminale, non vedi che c’è un bambino? Vai piano, maledetto immigrato!”. Davide Tinelli, il contadino-muratore-fotografo, alto e robusto, col naso da pugile, di rimando urla al ciclista razzista “Cretino sarai tu che stai andando contromano, imbecille, stai insultando una persona che sta lavorando, fermati che ti spacco la faccia”. Il ciclista se la fila di corsa urlando “Dipende dai punti di vista se sono contromano!”. Già, i famosi punti di vista alterni. Mio fratello Roberto mi dice “A Tangeri una scena del genere non è nemmeno concepibile, che posto meraviglioso, devi andarci fratello, tanta eleganza, tanta dignità, le persone nei locali parlano sommessamente, bevono tè alla menta, sono tutti connessi tra di loro, lo capisci quando senti il canto del muezzin che si stende su tutta la città, la religione abbraccia tutti, non c’è la solitudine che percepisci qui da noi, là nessuno è veramente solo, c’è Allah”.
Laura dai capelli rossi mi presenta il suo fidanzato, si chiama Andrea, mi dice “Laura mi ha fatto vedere alcuni tuoi film, mi è piaciuto molto quello insieme a quel personaggio stranissimo, quel poeta colto e sofferente, siete in un bar e lui ti canta delle canzoni” “Ah, certo, si chiama Gabriele Contini, sì, è veramente un uomo singolare, lui se non soffre non sta bene”. Andrea mi dice che si è trasferito sul lago Maggiore e che fa una vita da eremita, “da quando ho lasciato la mia casa di Milano a mio figlio, andiamo d’amore e d’accordo, però a Laura il lago non piace”, “Andrea, lo sai che a me piace il movimento, piuttosto le onde del mare, preferisco il mare, starei delle ore a guardarlo”, ma nonostante questa diversità di gusti sembrano una coppia affiatata, serena e felice.
Sentiamo delle urla provenire all’interno di Germi, entriamo e c’è il contadino-muratore-artista Davide Tinelli col naso da pugile che discute con Roberto Dell’Era, cantautore e bassista degli Afterhours, vestito sempre con giacche imprevedibili e cappelli bordeaux. Davide Tinelli, a voce altissima: “Siete tutti morti, tutti dei cadaveri, che brutta gente gli italiani, muti come pesci putrefatti, non c’è più il dibattito, a me piace lo scontro, mi piace confrontarmi” notate che sta urlando e parla solo lui, alla faccia del confronto, continua così “siete vecchi, non fate figli, sognate l’estinzione dell’umanità, ma estinguetevi voi, stronzi, io zappo la terra per il futuro di mio figlio, mi sono costruito una casa da solo, pietra dopo pietra, cazzo, vi siete fatti inoculare un vaccino come tanti burattini del cazzo, che popolo sottomesso!”. La barista cerca di fargli notare che sta urlando troppo, Roberto Dell’Era sembra impassibile, lo guarda con un sorriso, poi fuori dal locale ci dirà “A me piacciono le persone che urlano, ci sono abituato, adoro confrontarmi con queste tempeste neuronali”. Il muratore-contadino-artista si silenzia un attimo, mi fissa e mi fa “E tu? Dimmi qualcosa, parla, te ne stai zitto e mi guardi, tu hai fatto un figlio?”, “No, senza figli, senza lavoro, senza moglie, non zappo la terra e mi sono vaccinato per proteggere i più fragili, al contrario tuo”, rischio, dato che Tinelli è grande e grosso e ha il naso da pugile, lui disgustato distoglie lo sguardo da me e va in cerca di un’altra persona con la quale urlare e confrontarsi, così dice lui, ha un’idea del confronto abbastanza singolare.
Così vanno le serate da Germi, ci si contamina di umanità, vorrei descrivervi tante altre persone che ho incontrato ieri, una curatrice di mostre fotografiche al femminile che ci ha attaccato un bottone divertente e allegro, un altro fotografo di nome Andrea, dalla sobrietà comunicativa e calda, una bellissima donna che costruisce artistiche pipe da fumo elettroniche, ne aveva una in mano, di se stessa ha detto “Io parlo con i morti, sono una strega“, sgranando gli occhioni, e per un attimo ho sognato di essere un cadavere per parlare con lei da morto.
Arriviamo alla fine dunque. Io e mio fratello, insieme a Gianni Gangai, l’artista concettuale, inforchiamo le rispettive biciclette, salutiamo Germi, luogo di contaminazione, pedaliamo nella notte milanese, Gianni prima di salutarci ci dice quasi commosso “Che serata meravigliosa ragazzi, anche se ho litigato con Davide Tinelli perché gli ho detto che le sue fotografie erano troppo glamour per me, ragazzi, è bello anche litigare”. In effetti, il contadino-muratore col naso da pugile che zappa la terra per il futuro di suo figlio fa fotografie glamour, ma non deve offendersi, perché sono belle fotografie.
Chissà che cosa accadrà domani da Germi? Perché non ci andate? C’è la vita, si litiga, si beve, si sorride, si ascolta buona musica, si parla di cinema e letteratura e c’è il cane Amir di Francesca che vi guarderà con stupore, arcano testimone della nostra umanità.