Politica

La Zanzara, Bandecchi: “De Luca doveva usare parole più adeguate con Meloni. Calenda? Uno squallido buffone”. Scontro con Parenzo

Show del non più dimissionario sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, nel corso della trasmissione La Zanzara (Radio24), dove viene introdotto da una eloquentissima musichetta da circo e da una gragnola di frecciate sarcastiche di David Parenzo. Ed è proprio con Parenzo che il leader di Alternativa Popolare ha un pirotecnico scontro, tra il serio e il faceto, su disparati temi.
Bandecchi comincia con lo sparare a zero contro le opposizioni della sua giunta comunale: “Sono un’orda di idioti, destra e sinistra“.
“Ma non si possono trattare così delle persone elette dai cittadini”, obietta Parenzo.
“Certo che si può – ribatte Bandecchi – Io non sono il sindaco di tutti, ma solo dei miei elettori, esattamente come la Meloni, che ho pure votato, è il presidente del Consiglio dei suoi, altrimenti non faceva quella porcata di emendamento che rischia di non farmi presentare alle elezioni europee. Se fosse il presidente del Consiglio di tutti, lascerebbe le leggi che ci sono”.
“Quindi non voterai più la Meloni?”, chiede Giuseppe Cruciani.
“Ma manco per niente – risponde il sindaco di Terni – La Meloni in un anno e mezzo che cacchio ha fatto? Ma di che parliamo? Parliamo di fatti”.

Bandecchi poi bolla come ‘minchiate’ gli appunti di Parenzo sul suo dietrofront relativo alle dimissioni e ringrazia il giornalista per averlo definito “un qualunque democristiano”: “Finalmente uno che capisce la mia posizione, non quello squallido di Calenda, uno che dice di aver fatto l’imprenditore perché ha fatto uno stage alla Ferrari”.
Esplode la polemica con Parenzo che difende il leader di Azione, ma Bandecchi è irrefrenabile: “Io non prenderei mai a lavorare uno come Calenda, non ha assolutamente capacità. Calenda con me è stato un buffone quando ha detto che ero fascista perché indossavo una maglietta dei paracadutisti e così saltò la mia candidatura col Terzo Polo. Io sto rosicando? No, è lui che rosica”.
“Se lui dice di dimettersi, lo fa – rilancia Parenzo – Tu hai fatto solo una figura di merda”.
Bandecchi torna sulle sue non dimissioni: “Non me ne sono andato solo perché l’opposizione mi ha fatto incazzare. Non so se finirò il mio mandato, mica sono un indovino. Io tra 8 mesi voglio andare a fare il presidente del Consiglio, quindi non potrei completare il mio mandato da sindaco”.
“Ma che pagliacciata – commenta Parenzo – La politica può essere questa? L’hai resa un circo”.

Cruciani chiede a Bandecchi il suo parere sull’epiteto pronunciato dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca su Giorgia Meloni: “Non conosco il loro problema. La Meloni sicuramente, quando ha detto che De Luca deve pensare a lavorare, non è stata molto istituzionale. Certo, De Luca doveva replicare con parole adeguate“.
“Oh, adesso fai il principino e critichi il linguaggio di De Luca? – replica Parenzo – Sei uno che ha mandato affanculo i suoi consiglieri comunali dicendo pure che gli avrebbe messo le mani addosso e adesso sostieni che De Luca ha esagerato? Ma quante facce hai, Bandecchino mio?”.
Cruciani spegne la polemica chiedendo al politico cosa pensa sul matrimonio egualitario. “Non me ne frega un cazzo – risponde Bandecchi con una delle sue consuete perle – Di certo non mi sposerei un uomo, già mi stanno sulle palle le donne, figuriamoci gli uomini. Uno si può sposare chi cazzo vuole”.
Finale prevedibile con la domanda su Benito Mussolini e sulla sua impiccagione a testa in giù in piazzale Loreto. “Fu una scena di merda – afferma Bandecchi – Solo dei vili potevano appendere uno già morto a testa in giù“.
“Ma era la rabbia per un regime che finiva”, obietta Parenzo.
“Parliamo di 400 persone che prendono un cristiano – ribatte Bandecchi – e lo appendono per i piedi. Io vorrei essere appeso per i piedi da vivo“.