Dopo il disastro delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, la farsa dei Giochi del Mediterraneo, il buco della Ryder Cup e all’orizzonte gli Europei di calcio che già promettono di essere un fallimento, l’Italia è pronta a rilanciare con la prossima candidatura: i Mondiali di atletica 2027. Un altro grande evento sportivo da organizzare nel nostro Paese, se non fosse per un piccolissimo dettaglio: servono 85 milioni di euro di contributi pubblici, senza contare gli investimenti infrastrutturali. E a poco più di 48 ore dalla scadenza il governo non ha ancora firmato la lettera di garanzia. Lunedì in Campidoglio, davanti alla solita pletora di istituzioni, intanto sono stati presentati in pompa magna gli Europei di atletica 2024, che si svolgeranno a Roma dal 7 al 12 giugno: 1.600 atleti, 47 nazioni, alla modica cifra di 24 milioni di euro per l’organizzazione, 10 privati, 14 pubblici. Ma siccome l’atletica non è il pallone, e il gotha di questa disciplina si gioca a livello mondiale mentre quello continentale resta piuttosto periferico, questi Europei rimangono una manifestazione minore, antipasto semmai del vero obiettivo della Federazione: ospitare i campionati del mondo fra tre anni, nel 2027.

Qui parliamo di 10 giorni di gare, quasi 200 Paesi e 50 discipline, con le più grandi stelle del pianeta, in cui ultimamente capita di vedere anche qualche azzurro, a dimostrazione del periodo d’oro che sta vivendo il movimento. Insomma, ben altra cosa rispetto agli Europei. Infatti anche i costi sono molto diversi: si parla di un budget complessivo di 120-130 milioni, solo per costi logistico-organizzativi. A parte gli investimenti per le infrastrutture, che però in questo caso sarebbero limitati: le gare si svolgerebbero tutte allo stadio Olimpico e nel Parco del Foro Italico, che sono stati già rinnovati (ma qualcosa in più servirà per forza), con la partenza della Maratona ai Fori imperiali e il percorso a toccare i luoghi iconici della Capitale. Comunque, lo Stato dovrebbe metterci almeno 86 milioni: a tanto esattamente ammonta la richiesta che la Fidal ha avanzato all’esecutivo, a fronte di una cinquantina di milioni ricavabili dal ticketing e altre entrate commerciali. Insomma, un rapporto pubblico-privato sbilanciato per il 70% sulle spalle dell’erario. Troppo, perché qualcuno al governo non storcesse il naso.

Sarà anche per questo che la candidatura italiana resta in bilico, quando saremmo in realtà allo sprint finale. Le visite istituzionali sono già state tutte realizzate. Mercoledì 28 verrà annunciato il Paese ospitante. Ma sul dossier dell’Italia preparato da Deloitte manca ancora la firma del governo. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha dato il suo sostegno a parole ma non ancora nei fatti. Quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, negli scorsi giorni ha scritto una lettera preliminare in cui si dice intenzionato a procedere, ma non vale come una garanzia; in tempi di magra, al governo sono ormai diventati allergici alle continue richieste di finanziamenti. Nel solito rimpallo fra dicasteri, si è pensato anche di riproporsi con più calma per le edizioni successive, del 2029 o del 2031, che però sembrano già promesse a India e continente americano. La finestra è questa: sono passati sei mesi dal lancio del progetto e l’Italia è riuscita incredibilmente ad arrivare al traguardo con una candidatura a metà.

Dall’altra parte c’è la concorrenza temibile di Pechino e la situazione è la solita di sempre. Gli organizzatori verrebbero volentieri in Italia, perché più vicina, più bella e più presentabile diplomaticamente (e poi vuoi mettere 10 giorni di vacanza nella città della Dolce vita). Dal punto logistico ed economico non c’è storia: la Cina ha un budget di oltre 160 milioni e offre ampie garanzie organizzative, mentre l’Italia ormai è una barzelletta, con tutti i precedenti disastrosi. Gli stessi Europei 2024, che Malagò ha presentato come il viatico migliore per ottenere i Mondiali, in realtà tra pasticci, ritardi e incomprensioni sulla Fondazione non sono stati affatto un esempio virtuoso. Il governo ha tempo fino a giovedì per decidere se sostenere o far morire la candidatura italiana. Ammesso e non concesso che sia confermata e che alla fine risulti vincente, poi ci sarà da aprire il portafoglio e sborsare almeno (non si sa mai come va a finire in questi casi) 85 milioni. Sperando che ne valga la pena.

Twitter: @lVendemiale

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