Sia il pm Sergio Colaiocco che i legali della famiglia, Ballerini e Satta, hanno invece ricordato come a loro avviso le questioni siano state sostanzialmente superate, a maggior ragione dopo la decisione della Consulta. “La Corte costituzionale non ha chiesto questo, l’eccezione non ha ragion d’essere”, ha tagliato corto il pm. E ancora: “Quel che conta non è la conoscenza delle generalità, ma la possibilità che il detenuto possa essere identificato in sicurezza per l’esecuzione della pena”. Ovvero, ha continuato, come avvenne “per un cittadino afgano” identificato “non con le sue generalità, ma con una fotografia” ha replicato sempre il pm Colaiocco. Ballerini e Satta hanno anche ricordato come gli imputati siano stati identificati proprio tramite i verbali della magistratura egiziana e arrivati agli inquirenti italiani tramite rogatoria e che l’identificazione fisica vale anche se non c’è un’esatta identificazione anagrafica. Nei verbali gli egiziani sono identificati in tre casi con nome, cognome, anno di nascita e numero del tesserino militare e in un caso con la data.
“Grazie a tutti voi, senza la scorta mediatica oggi non saremmo qui”, ha poi concluso la legale della famiglia, ringraziando cronisti e attivisti presenti fuori dal tribunale.