“Come avere una coperta di lana sulla testa“. Anche in Emilia-Romagna prosegue l’allarme smog. Nella regione negli ultimi giorni sono stati registrati picchi di polveri sottili (pm2.5) con valori “fra i più alti rilevati da inizio anno”. Lo ha riferito all’Ansa Vanes Poluzzi, responsabile del Centro tematico regionale di Qualità dell’aria di Arpae, l’Agenzia regionale per l’ambiente. Dalla mappa dei dati dalle stazioni fisse per il monitoraggio della qualità dell’aria emerge un peggioramento negli ultimi cinque giorni.
Lunedì 19 febbraio è stata una giornata da bollino rosso: tra le varie stazioni, a Piacenza (Parco Montecucco) e Bologna (Giardini Margherita) sono stati rilevati 77 microgrammi di pm 2.5 per metro cubo. Ma c’è di peggio: il bollino “viola”. A Modena lunedì al parco Ferrari si registravano 94 microgrammi di pm2.5 per metro cubo, sabato ben 100. A Parma 87 microgrammi e il giorno prima 84. A Reggio Emilia, sempre il 19, 82 microgrammi.
“Per il pm2.5 non abbiamo una soglia di sforamento giornaliera ma la normativa imposta da direttiva Ue indica come soglia cui attenersi una concentrazione media annua entro i 25 microgrammi per metro cubo“, spiega Poluzzi. Valori così alti di questi giorni vanno dunque poi inquadrati in modo più ampio, nella media annua. “Preoccupa” però il rapporto tra pm 2.5 e pm 10 di questi ultimi giorni: “È un valore che tende e si avvicina all’1. Questo significa che quella quantità di pm10 è quasi tutta composta da pm 2.5. Particelle ancora più sottili frutto non di emissioni dirette ma del cosiddetto inquinamento secondario“. Quello cioè che si forma dalle reazioni fisico-chimiche fra gli inquinanti primari emessi dalle auto, dagli allevamenti, dal riscaldamento e dalle industrie.
“Viviamo una condizione particolarmente ‘sfortunata’ dal punto di vista del meteo che non ci sta lasciando scampo e che purtroppo sta condizionando enormemente” l’andamento dei picchi di inquinanti, perché sta producendo “uno schiacciamento verso il basso” di tutte le particelle: “è come avere una coperta di lana sulla testa” che fa ristagnare l’aria rendendola più viziata ogni giorno che passa. La metafora di Poluzzi spiega bene le condizioni che stanno determinando la cappa di smog che soffoca la regione e in generale l’area della Pianura Padana.
“Abbiamo un anticiclone molto potente per cui siamo in pieno inverno ma abbiamo 5-6 gradi in più rispetto alle medie climatologiche del periodo, anche in montagna”. Questo determina l’altro fenomeno: “In questa cornice tutti i composti che emettiamo tendono a concentrarsi sempre di più e soprattutto a reagire tra loro e con l’ossigeno e l’azoto presenti in atmosfera per formare nuovi composti”. Composti altrettanto inquinanti, che permangono nella fase liquido-solida e che “rientrano nei pm10 e pm2.5 che misuriamo in questi giorni”.