La Lega non ritira i due emendamenti presentati al decreto Elezioni per consentire il terzo mandato anche ai governatori di Regione e ai sindaci delle grandi città. E dunque si andrà alla conta in Commissione Affari Costituzionali al Senato, col rischio incidente. Fallisce la riunione tra alleati di governo convocata per trovare la quadra su una questione che da giorni agita la maggioranza: Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi moderati, infatti, sono contrari alla proposta e vorrebbero mantenere l’impianto originario del decreto, che ammette il terzo mandato solo per i Comuni sotto i 15mila abitanti (e abolisce ogni limite per quelli sotto i cinquemila). “Si registra una divergenza di opinioni, com’è legittimo che sia su un tema che non faceva parte del programma quando abbiamo presentato la nostra coalizione alle elezioni”, ha detto al termine del vertice il presidente della commissione, il meloniano Alberto Balboni, relatore del provvedimento. “Il gruppo della Lega mantiene i suoi due emendamenti, e senza drammi abbiamo preso atto che dentro la maggioranza l’opinione prevalente è un’altra. Ciascuno sarà libero di votare come crede”, spiega.
I pareri del governo e del relatore, dunque, saranno entrambi contrari. Ma i voti – forse determinanti – per tentare di far passare gli emendamenti potrebbero arrivare dal Pd, in cui un’ampia frangia capitanata dai sindaci (e in particolare dal primo cittadino di Bari Antonio Decaro, presidente dell’Anci) spinge per convergere sulla proposta del Carroccio, approfittandone per mettere in difficoltà la maggioranza. Per prendere tempo, la segretaria Elly Schlein ha istituito un “gruppo di lavoro” che in pochi giorni dovrà sintetizzare la posizione del partito: si voterà probabilmente la prossima settimana. “La maggioranza è spaccata in maniera evidente. Sappiamo che pure al nostro interno ci sono sensibilità diverse ma noi, a differenza degli altri, siamo abituati a discutere”, ha detto lunedì Schlein. Mentre Salvini cavalca il tema: “Se uno ha un bravo sindaco o un bravo governatore perché dopo due volte che lo elegge non può sceglierlo una terza volta? In democrazia scelgono i cittadini“, dice intervistato su Rtl 102.5.