Basta con gli autovelox “fai da te“, serve una “omologazione nazionale” e i sindaci “dovranno spiegare perché li mettono e dove e con quale motivazione”. Matteo Salvini torna sull’argomento autovelox e promette un nuovo intervento del governo, proprio mentre la deputata delle Lega e componente della Commissione Trasporti della Camera, Elena Maccanti, annuncia un decreto ministeriale, a firma del suo leader, per vietare l’installazione degli autovelox sulle strade a 50km/h. Il ministro Salvini rilancia così la sua battaglia contro “la giungla degli autovelox” diventati lo strumento per i Comuni per “tassare e tartassare i lavoratori” e cita un suo storico sassolino nella scarpa: l’autovelox di viale Enrico Fermi a Milano (a poca distanza dalla sede della Lega in via Bellerio). Ma quanto di quello che dice Salvini è vero? Vediamo nel dettaglio cosa prevede già la normativa.
Comuni e autovelox “fai da te” – I Comuni non possono installare in autonomia gli strumenti fissi per la rilevazione della velocità, pena la nullità delle multe. Ad autorizzare l’istallazione di autovelox fissi nella strade extraurbane ordinarie e le strade urbane di scorrimento o ad alto scorrimento è la Prefettura, quindi l’organo periferico del Ministero dell’interno che ha funzioni di rappresentanza generale del governo sul territorio. La competenza del prefetto è prevista da un decreto legislativo del 2002. I Comuni, pertanto, prima di installare un autovelox fisso chiedono alla Prefettura l’autorizzazione.
I sindaci “dovranno spiegare perché li mettono e dove e con quale motivazione” – Per richiedere alla Prefettura l’autorizzazione all’istallazione, il Comune presenta una richiesta con annessa relazione di servizio che illustra: l’alto tasso di incidentalità di quella strada, il flusso veicolare e la mancanza di spazio opportuno per fermare i veicoli in sicurezza al fine di contestare le violazioni. Sta alla Prefettura valutare se quanto dichiarato dal Comune risponde al vero e decide se autorizzare o meno l’istallazione dell’autovelox fisso.
L’omologazione – Salvini parla di introdurre un’omologazione nazionale per gli autovelox in modo che siano installati solo “impianti verificati e omologati“. Ma l’articolo 142 del Codice della Strada prevede proprio che “per la determinazione dell’osservanza dei limiti di velocità sono considerate fonti di prova le risultanze di apparecchiature debitamente omologate“. Quindi una multa presa con un autovelox non omologato sarebbe illegittima.
Il “chiodo fisso” dell’autovelox in viale Fermi – “Per salvare vite vicino a scuole, ospedali, una curva pericolosa ci sta, ma piazzati dalla sera alla mattina su stradoni per tassare gli automobilisti hanno poco a che fare con la sicurezza”, ha detto Matteo Salvini parlando a Rtl 102.5 e citando l’esempio di viale Enrico Fermi a Milano o all’uscita dell’autostrada per chi viene da Como o da Varese. “Il limite dei 50 in stradoni larghi larghi larghi lascio a voi giudicare se è per sicurezza o per fare alcune centinaia di multe al giorno”, ha aggiunto il ministro. Quello di viale Enrico Fermi è un suo chiodo fisso: quasi 10 anni fa, nel luglio del 2014, quando era segretario federale della Lega Nord aveva dato luogo a una singolare protesta. Accompagnato da un gruppo di militanti, Salvini ha coperto con uno scatolone proprio l’autovelox di via Enrico Fermi, distante solo un chilometro dalla sede del partito di via Bellerio. “Massacrano mille lavoratori al giorno”, aveva detto ai giornalisti dopo essere sceso da una scala portata appositamente.
La replica dell’assessore di Milano – Ma proprio su quell’autovelox arriva la replica della giunta milanese. “Vedo che Salvini dice che il Comune di Milano li mette su strade a 50 km/h, su strade larghe, e cita sempre Milano con l’esempio di viale Enrico Fermi dicendo che appunto non vanno messi sulle strade a 50 all’ora”, commenta l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli sottolineando che l’amministrazione non ha “mai cambiato la velocità quando abbiamo messo un autovelox” e soprattutto che quello di viale Fermi “è sempre stato a 70 all’ora“. “Bisognerebbe fare quindi un po’ meno demagogia e nei rapporti istituzionali lavorare per la sicurezza dei cittadini”, sottolinea Granelli ricordando che per ottenere l’autorizzazione da parte della Prefettura il Comune deve presentare una “relazione di circa 150 pagine“. “Forse – conclude – dovrebbe informarsi un po’ meglio”.