Cultura

Fondi trasferiti dagli Uffizi a Capodimonte, il ministero: “Deciso prima della nomina di Schmidt. Casi analoghi già con Franceschini”

di Marco Ferri

Il provvedimento del ministero della Cultura con il quale saranno trasferiti un milione e 200mila euro dalle casse degli Uffizi al Museo Capodimonte di Napoli “risale ai primi giorni di ottobre“. A precisarlo in una nota è il ministero della Cultura dopo che ilfattoquotidiano.it aveva dato notizia di questo travaso di risorse economiche che avviene contestualmente al passaggio a Napoli dell’ex direttore del museo fiorentino, Eike Schmidt. Lo stesso Schmidt, nel comunicato del ministero, precisa quindi che questa operazione che mira a un “equilibrio finanziario” tra i musei è stata presa “ben prima della mia nomina a direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte”. La decisione, come già spiegato anche da ilfatto.it, è stata presa in forza di una legge che permette un riequilibrio tra le “tesorerie” dei musei autonomi di prima fascia, come in questo caso, ma prima di ieri non era stata mai comunicata ufficialmente dal ministero. “Si tratta – sottolinea – di una scelta a favore del Museo di Capodimonte adottata nel pieno rispetto della ratio della legge che prevede la possibilità di finanziare l’attività di altre realtà museali con i proventi degli ingressi registrati dalle strutture statali che fanno registrare milioni di visitatori all’anno”. Come già spiegato da ilfatto.it la decisione è stata presa in forza di una legge che prevede “storni” di questo tipo tra musei.

E’ vero, peraltro, che in una dichiarazione del luglio scorso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano aveva annunciato che sarebbero aumentati da 44 a 60 i musei “dotati di una certa autonomia“. “I grandi musei devono diventare delle piccole aziende – aveva detto – Questa cosa farà storcere il naso a qualcuno, ma questi musei devono avere un modello gestionale che deve essere anche un po’ imprenditoriale…”. Da qui la decisione del trasferimento di risorse da Firenze a Napoli è apparsa come un’eccezione rispetto a questo principio generale declamato dal ministro in estate: quale imprenditore, che ha incassato tanto, si priva di una somma così consistente, al fine di aiutare un collega in favore di un “equilibrio finanziario“? Ad ogni modo il ministero spiega ancora che “il trasferimento di risorse rientra nelle previsioni della normativa nazionale sui versamenti allo Stato – si legge nel comunicato – che ordinariamente equivale al 20% dei propri introiti, e può essere aumentato ad hoc con un decreto ministeriale, come più volte è stato fatto anche dal predecessore dell’attuale ministro della Cultura”, cioè Dario Franceschini.

Vale la pena precisare, infine, che nella pubblicazione della notizia di questo trasferimento di fondi non c’è alcun “non detto” polemico o allusivo. Chi si occupa di beni culturali (o prova a farlo) non può non avere Napoli e il suo più grande museo nel cuore e non può esimersi dal tenere a distanza i fuorvianti luoghi comuni. Chi scrive ha visitato più volte Capodimonte – tra i più ricchi musei italiani – rimanendo estasiato da tanta bellezza, ma sperimentando pure delle criticità (come quelle che più volte questo giornale ha sottolineato per altri musei, Uffizi compresi) che possono e devono essere risolte. Stiamo parlando della chiusura di sale dove sono custoditi capolavori assoluti come la Flagellazione di Gesù di Caravaggio, opera così importante che è richiestissima dai musei di mezzo mondo, ma proprio per il fatto che è un capo d’opera così attraente, dovrebbe rientrare nella lista delle opere “imprestabili”. Invece dopo aver trascorso sette mesi al Louvre, è tornata a Capodimonte per 50 giorni e poi da fine febbraio a fine maggio chi lo vorrà ammirare dovrà recarsi al Museo di Donnaregina, nel cuore del centro storico di Napoli. Senza contare i problemi che talvolta si sono creati per coloro che decidono di andare e tornare da Capodimonte utilizzando i mezzi pubblici. Tutto ciò va indicato per il solo scopo di perseguire il bene della cultura e la corretta ed esauriente fruizione del patrimonio. Che non è racchiuso solo nei musei di prima o di seconda fascia – è bene ribadirlo -, ma diffuso in ogni angolo della Penisola. E come tale va egualmente protetto e valorizzato.

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