Esiste un allarme malaria in Italia? La notizia che il calciatore della Fiorentina Christian Kouamé ha contratto un plasmodio malarico non deve in realtà destare preoccupazione. Il contagio è avvenuto infatti in Costa d’Avorio dove il giocatore ha disputato e vinto la Coppa d’Africa con la sua nazionale. E non esiste nemmeno il rischio che la malaria si estenda al resto della squadra della Fiorentina, né tantomeno alla popolazione di Firenze. Vediamo perché.
Il parere dell’esperto
“In Italia, la malaria non rappresenta un problema. I casi che osserviamo nel nostro Paese sono tutti di importazione”, spiega al FattoQuotidiano.it Roberto Cauda, Professore di Malattie infettive dell’università Cattolica e dell’università Campus bio-medico. “La malaria è stata debellata in Italia in maniera definitiva, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 1970. Per contro, rappresenta certamente un grande problema in Paesi anche a noi vicini dove esistono le condizioni e casi diffusi di malaria per i quali è necessario effettuare una corretta profilassi antimalarica quando viaggiamo in queste aree e soprattutto al ritorno se compaiono sintomi come febbre o altri suggestivi di malaria. In quel caso interviene il medico per adottare la più corretta terapia.
Come si trasmette
La malaria è una malattia infettiva causata da un protozoo, un microrganismo parassita del genere Plasmodium, che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare femmine del genere Anopheles. che rappresentano i “vettori della malaria”, ossia i trasportatori del parassita.
Attualmente circa la metà della popolazione mondiale è a rischio di malaria. “Bisogna sottolineare una cosa, anche se la Anopheles femmina è presente in alcune aree d’Italia ma non rappresenta alcun pericolo”, continua Cauda.
Per quale ragione?
“Quando si parla di persistenza della malaria, questa è frutto di una serie di situazioni che insieme si potenziano: la presenza di aree paludose; il secondo elemento è la presenza delle zanzare Anopheles che, quanto più la zona è paludosa, più prosperano; e infine, il terzo elemento è la presenza di un certo numero di pazienti perché la trasmissione della malattia avviene da un paziente in cui circola all’interno del sangue il Plasmodium che è stato introdotto da puntura di una zanzare che lo preleva a sua volta per trasmetterlo pungendo altre persone”.
Sintomi e cure
I sintomi della malaria appaiono da 9 a 30 giorni dopo la puntura da parte della zanzara infetta e sono: febbre alta, mal di testa, vomito, sudorazioni e tremori, diarrea, dolori muscolari e tosse. Per curare la malaria si utilizza un gruppo di farmaci antimicrobici chiamati antimalarici. Esistono diversi antimalarici utilizzati a seconda dell’azione che hanno sui differenti momenti del ciclo riproduttivo del parassita nell’organismo umano.
Diffusione nel mondo
Negli ultimi anni la diffusione della malaria nel mondo è stata notevolmente ridotta grazie all’attuazione di programmi di lotta e controllo promossi dall’Oms e, nel mese di aprile 2016, l’Ufficio Regionale Europeo dell’Oms ha comunicato agli Stati Membri l’eradicazione della trasmissione di malaria autoctona sul territorio della Regione Europea. Nelle aree tropicali e sub tropicali, però, la malaria rappresenta ancora la più importante malattia trasmessa da vettori. Nell’ultimo rapporto, pubblicato sempre dall’OMS, vengono riportati 80 Paesi e aree ancora con endemia malarica, circa 228 milioni di casi e 405mila decessi (World Malaria Report, dicembre 2019).
Nei Paesi non endemici la malaria continua ad essere la più importante malattia d’importazione, legata al numero crescente, sia di viaggiatori internazionali, sia di flussi migratori provenienti da aree endemiche.