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Assange, avevamo già capito: più di tutto conta l’Alleanza atlantica

Ricorderemo a lungo questo giorno perché è l’alba dell’Europa illiberale. I più ferventi europeisti che guardano all’Unione come orizzonte di progresso, illuministicamente portatore di buoni valori e buone cose, dovranno ricredersi, riavvolgere il filo e ammettere che siamo dentro un nuovo Medioevo.

La scelta della Corte inglese di non rendere nota la sentenza contro Julian Assange è una barbarie sbattuta in faccia al giornalista australiano, colpevole di aver rivelato le atrocità delle ‘guerre democratiche dell’Occidente’ , ma anche a milioni di persone che si ritenevano salvaguardate da un sistema di garanzie liberali. La vecchia Europa non ha trovato nulla da dire o da fare, lasciando il caso alla perfida Albione, guardando da lontano le manovre di Washington e Londra per gestire la faccenda. Avevamo già capito che non funzionavano quelle regole, ora ce lo hanno detto chiaro e dritto: sopra di tutto ci sono le libertà dell’Alleanza atlantica, vestale dell’Impero.

La crudeltà di tenere in sospeso una sentenza è una manifestazione di stra-potere che speriamo arrivi anche alla comprensione di chi ha guardato con sospetto e freddezza alla causa di Assange: già, perché molte anime ‘liberal’ lo hanno considerato un traditore del sistema, con quei documenti buttati in rete a raccontare il retroscena del potere, mettendo a rischio fonti e collaboratori: questo è uno dei punti dell’accusa americana che ha chiesto (e probabilmente ottenuto) l’estradizione di Assange ma senza essere in grado di provare le proprie affermazioni, semplicemente perché sono false.

Assange è molto malato, dopo anni di dura prigionia, non sappiamo cosa accadrà alla sua persona ma sappiamo che il caso politico della sua azione resta apertissimo perché riguarda la natura della vecchia, stanca e corrotta democrazia europea.