Nella lunga corsa ai vertici della sanità siciliana, iniziata in autunno e ormai in dirittura d’arrivo, oltre alle prove di forza dei partiti si sono osservati anche passaggi di alta ingegneria amministrativa. È il caso di Gaetano Sirna, direttore generale del Policlinico di Catania, confermato dal governo Schifani al vertice dell’ospedale etneo. Ma se la scelta di continuare a puntare su di lui è stata presa senza troppi indugi, ben più irto è stato il percorso che Sirna ha dovuto compiere per rientrare tra i papabili. Il suo problema principale, infatti, è la carta d’identità: avendo compiuto settant’anni ad agosto, sarebbe dovuto andare in pensione, come previsto dalla legge per tutti i dipendenti pubblici dopo quell’età. A “salvarlo”, però, sono intervenute alcune norme speciali, varate con il grimaldello del Pnrr.
La storia in sintesi è questa: nella primavera 2023, il governo Meloni vara un decreto legge in cui si prevede che le pubbliche amministrazioni possano continuare ad avvalersi fino al 31 dicembre 2026 delle figure dirigenziali “in possesso di specifiche professionalità”, a prescindere dal raggiungimento dei settant’anni. Ad agosto, la stessa norma viene superata da un altro decreto, in cui però, al posto delle specifiche professionalità si fa riferimento a chi si trova nella posizione di “fornire il proprio apporto professionale alla realizzazione degli interventi attuatori del Pnrr”. Sirna, che da lungo tempo è dipendente in aspettativa dell’Asp (Azienda sanitaria provinciale) di Messina, tra il primo e secondo decreto nazionale informa il datore di lavoro, una volta conclusa l’esperienza da manager a Catania, di voler tornare a lavorare nella città dello Stretto. L’Asp acconsente e concede la proroga: è in questo momento che davanti a Sirna si creano le condizioni per iniziare a coltivare le speranze di rimanere manager.
Il giorno del suo settantesimo compleanno, infatti, la giunta Schifani delibera, alla luce della proroga concessa dall’Asp, il mantenimento di Sirna in aspettativa ai vertici del Policlinico di Catania fino al 29 ottobre, ovvero fino alla naturale scadenza dei tre anni di mandato. Arrivati a quella data, Sirna torna a essere tra i nomi più titolati all’interno della rosa degli idonei da cui la Regione deve pescare per le nuove nomine. “Mi sono avvalso di norme in vigore in tutta Italia. Ricevuto il nulla osta dall’Azienda sanitaria provinciale di cui sono dipendente, la Regione ha ritenuto di prorogare la mia esperienza di manager”, conferma Sirna al fattoquotidiano.it. Il direttore generale, rimasto a Catania in regime di prorogatio in attesa che venissero definite le nomine, si esprime anche sui motivi che lo hanno spinto a restare nell’agone della sanità siciliana: “Al di là dell’età, ritengo di poter ancora dare il mio contributo, è un mestiere che mi piace e ammetto anche che, avendo iniziato tardi la carriera, ciò mi darà la possibilità di incrementare la pensione”.
A Messina, a firmare la delibera che ha disposto la permanenza di Sirna tra i dipendenti dell’Asp fino a 73 anni compiuti è stato Bernardo Alagna. All’epoca commissario straordinario, Alagna a settembre è finito al centro di un’indagine per corruzione per presunti favori fatti al parlamentare nazionale di Forza Italia Tommaso Calderone: “Quando abbiamo ricevuto la disponibilità di Sirna a ritornare a lavorare all’Asp, per collaborare a un progetto legato al Pnrr, abbiamo deciso di contare sulla sua figura”, commenta. Sul fatto che Sirna in realtà non sia mai rientrato a Messina, l’ex commissario chiosa: “A fine ottobre, quando sarebbe dovuto tornare, io non ero più ai vertici dell’azienda. Se fossi stato ancora al mio posto, gli avrei chiesto perché non aveva fatto ciò che aveva annunciato”.
A fine gennaio il governo Schifani ha reso pubblico l’elenco dei nuovi manager. La rosa nei prossimi giorni sarà sottoposta alla commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana che dovrà dare un parere sui singoli profili. Un passaggio che però non riguarderà Sirna: “Nel mio caso si tratta di un’estensione del contratto da tre a cinque anni e non di una vera e propria nomina. In questi casi non è previsto il parere”, chiarisce il diretto interessato. Il caso, però, dovrebbe comunque finire all’attenzione dell’Ars: il deputato di Sud chiama Nord Giuseppe Lombardo, ha annunciato un’interrogazione per chiedere delucidazioni sulle scelte compiute dall’Asp di Messina. “Indipendentemente del passaggio o meno in commissione per l’estensione del contratto, chiederemo l’approfondimento anche sulla documentazione gli ha consentito di ottenere di proseguire l’attività anche dopo il compimento del 70esimo anno d’età. La politica deve togliere le mani dalla sanità”, dice al fattoquotidiano.it.