Il corpo di Alexei Navalny, il dissidente russo morto nella colonia penale di Charp venerdì scorso, è stato mostrato alla madre Lyudmila Navalnaya cinque giorni dopo il decesso. Alla donna, che da giorni lanciava appelli affinché le fosse possibile vedere la salma del figlio, è stato mostrato anche il referto medico che “afferma che le cause del decesso sono naturali”, ha spiegato la portavoce dell’oppositore, Kyra Yarmish, su X. Sulle reali cause della morte continuano a essere numerosi sospetti e ipotesi: “È stato ucciso con la tecnica del pugno”, aveva denunciato mercoledì Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net.
La salma di Navalny è stata solo mostrata alla madre del dissidente “ma non le è stata restituita”. Anzi: “Viene ricattata. Su ordine del Cremlino, gli investigatori pongono condizioni su dove, quando e come seppellire Alexei. Vogliono farlo di nascosto, senza permetterle di dirgli addio”, denuncia Yarmish, che pubblica un video della madre di Navalny che racconta l’accaduto. È stato registrato subito dopo aver lasciato la sede della Commissione inquirente di Salekhard, la cittadina vicino alla colonia penale in cui è morto il figlio e dove, racconta, “mi hanno di fatto ricevuto nel pomeriggio di oggi, dopo quasi un giorno di attesa” spiegando di aver potutto vedere il figlio accompagnata “in segreto” all’obitorio.
“Gli inquirenti dicono di essere a conoscenza delle cause della morte. Ho firmato il certificato di morte. Avrebbero per legge dovuto restituirmi subito il corpo, ma non lo hanno fatto. Invece mi ricattano, vogliono definire le condizioni del come, dove e quanto seppellire mio figlio, ricevono ordini o dal Cremlino o dalla sede centrale della Commissione inquirente. Vogliono che la sepoltura avvenga in segreto, senza un saluto. Vogliono portarmi in un cimitero con una tomba appena fatta e indicarmi, qui giace tuo figlio”, aggiunge, con voce molto ferma e calma.
“Non sono d’accordo, come non lo è chi li voleva bene, le persone per cui la morte è stata una tragedia personale. Registro questo video perché hanno iniziato a minacciarmi, a guardarmi dritto negli occhi, a dire che infieriranno sul corpo di Alexei se non accetto un funerale segreto”, ha quindi precisato, citando esplicitamente il nome dell’ispettore Ropaev, e spiegando di aver ribadito ai suoi interlocutori di volere che il figlio le sia restituito “immediatamente”.
Nelle scorse ore anche un gruppo di sacerdoti ortodossi ha lanciato un appello alle autorità russe chiedendo di consegnare alla famiglia il corpo. Il documento pubblicato sul portale Mir Vsem, “Pace a tutti”, è già stato sottoscritto da centinaia di persone (460, secondo il Moscow Times): “Vi esortiamo a consegnare il corpo di Alexei Navalny alla famiglia in modo che sua madre, gli altri membri della famiglia e i sostenitori possano salutarlo e dargli una sepoltura cristiana. Questo non è solo il loro desiderio e un diritto legale, ma anche un dovere verso Dio e verso il defunto”, si legge nel documento, che secondo la Bbc si conclude in questo modo: “Non siate più crudeli di Pilato. Prendete la decisione giusta”.
La morte dell’attivista anti-Cremlino è anche stata “messa sul tavolo” alla riunione dei ministri degli Esteri del G20 da alcune delegazioni. Tuttavia, di fronte alle osservazioni, la Russia, rappresentata alla riunione dal capo della diplomazia Serghei Lavrov, è “rimasta in silenzio”, ha spiegato l’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Il ministro degli Esteri, fedelissimo di Vladimir Putin, ha poi risposto più tardi sostenendo che “nessuno ha il diritto di interferire nei nostri affari interni” ricordando il trattamento riservato a Julian Assange.
“Rifiutiamo un’indagine internazionale sulla sua morte. Ci pensiamo da soli. Questa è arroganza. Queste sono forme di neocolonialismo”, ha aggiunto Lavrov descrivendo l’andamento dell’incontro. “Nessuno in realtà sa cosa sia stato fatto a Navalny in Germania – ha poi aggiunto – Hanno detto che era stato avvelenato e ci hanno accusati. Ma a noi non hanno consentito l’accesso alle sue analisi del sangue: indecente e ingiusto”.