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Perché la Gen Z utilizza sempre la modalità “Non Disturbare” sullo smartphone ed evita le chiamate? Ecco cosa c’è da sapere

C'è chi preferisce chiudere una relazione con un semplice messaggino. Vigliaccheria? No, per qualcuno è "buona educazione". L'interessante dibattito riportato dal NewYorkPost

di Paolo Aruffo

C’è una modalità sul telefono che si chiama “Do Not Disturb, trad. Non Disturbare” (DND l’abbreviazione in inglese). La maggior parte degli smartphone posseggono questa modalità o una funzionalità simile, la quale consente agli utenti di silenziare le notifiche e le chiamate in determinati momenti. Generalmente viene attivata la notte oppure durante lo studio o le riunioni, per evitare distrazioni. A seconda del telefono che si utilizza, ci sono poi delle varianti da considerare: su alcuni cellulari, ad esempio, si può specificare quali contatti o app possono comunque inviare notifiche anche quando la modalità non disturbare è attiva (possiamo pensare ai genitori, ai figli, al partner, per i quali può essere sensato essere sempre reperibili). Ma c’è qualcuno che proprio non ne vuole sapere delle notifiche e utilizza la modalità DND sostanzialmente tutto il giorno, tutti i giorni. Sono la Gen Z, ovvero i nativi digitali, coloro che grosso modo sono nati tra la metà degli anni 90 e il 2010 (ma le date precise possono variare a seconda delle fonti). E qual è il motivo?

A parlarne è il New York Post, prendendo spunto da una frase pubblicata su Twitter (che ormai si chiama X) da Max Burns. Lo stratega politico infatti ha scritto: “Alcuni ragazzi della Gen Z tengono i loro cellulari su Non Disturbare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, quindi non devono mai affrontare l’ansia di rispondere al telefono“. L’affermazione è interessante, tanto che ha suscitato un vivace dibattito. Nel mentre che voi lettori riflettete su quanti giovanissimi conoscete e su come utilizzano gli smartphone, ecco alcuni commenti emersi in risposta al post pubblicato lo scorso 12 febbraio e che ha ottenuto più di 5,1 milioni di visualizzazioni.

“Siete sicuri che sia ansia e non il fatto che l’utilità pubblica del sistema telefonico sia stata completamente presa in mano dagli spammer e sia quasi inutile?”, ha scritto un utente ponendo dunque il problema delle chiamate spam. Quindi altre riflessioni: “Io sono un Millennial e dico che le telefonate spam sono implacabili. I numeri di telefono hanno un’utilità quasi pari a zero nel 2024. Tutti sanno che prima puoi mandarmi un messaggio” e altri commenti simili. C’è anche chi ha posto l’attenzione su un aspetto simile, ma non proprio uguale. Ovvero la riservatezza e il rispetto: “Io sono un Millennial. Secondo me chiamare qualcuno al cellulare quando non sei in una situazione di vita o di morte è irrispettoso. Ad esempio, cosa ti fa pensare di avere diritto alla mia attenzione in quel momento, facendomi usare una mano per tenere il telefono, quando potresti mandare messaggi allo stesso identico dispositivo?”.

Dunque una legittima difesa da invasioni di privacy e perdite di tempo? Qualcuno la pensa così. Anche se, sottolinea sempre il NYPost (ma in un articolo differente), questo è il sintomo evidente di una preoccupazione più generalizzata: “La ricerca condotta da CommBank e dal fornitore di telecomunicazioni More ha rivelato che il 90% della Generazione Z è ansioso di parlare al telefono – scrive la testata americana -. Si aggiungono persino a dire che una telefonata imbarazzante è una delle prime tre cose che più vorrebbero evitare nella vita”. E così i giovanissimi preferiscono, ad esempio, concludere una relazione con un semplice messaggio invece di vedersi o di parlarne a voce. Vigliaccheria? Secondo qualcuno di loro, invece, si tratta di “buona educazione”, evitando una situazione imbarazzante per entrambi. Insomma, il dibattito è più che aperto.

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