Via libera ai funerali segreti, oppure il figlio sarà sepolto nella colonia penale dove è morto. È questo l’ultimatum che le autorità russe hanno dato alla madre di Alexei Navalny, Lyudmila. Che ha rifiutato di cedere al ricatto e anzi ha fatto causa agli investigatori per profanazione della salma del figlio. La donna giovedì ha potuto finalmente vedere il corpo del dissidente russo, oppositore di Vladimir Putin, morto una settimana fa mentre si trovava in detenzione a Charp. Da giorni dal Cremlino arrivano pressioni nei confronti di Lyudmila Navalnaya, affinché accetti un funerale segreto. Ora la portavoce del team Navalny, Kira Yarmysh, e la moglie Yulia Navalnaya denunciano l’ultimatum arrivato da Mosca: “O accetta un funerale segreto senza un addio pubblico entro 3 ore o Alexei sarà sepolto nella colonia”.
“La donna si è rifiutata di negoziare perché non ha l’autorità di decidere come e dove seppellire suo figlio“, ha spiegato Yarmish, “chiede di rispettare la legge, che obbliga gli investigatori a consegnare il corpo entro due giorni dall’accertamento delle cause della morte. Secondo i documenti medici che ha firmato, questi due giorni scadono domani (sabato, ndr). Insiste affinché le autorità permettano che il funerale e la cerimonia commemorativa si svolgano secondo le usanze“. Inoltre, l’avvocato della madre di Navalny ha presentato un’istanza al dipartimento Yamal del Comitato investigativo con la richiesta di avviare un procedimento penale contro gli investigatori del dipartimento ai sensi dell’articolo 244 del Codice penale russo (“profanazione di salma”). Lo ha fatto sapere il collaboratore del dissidente, Ivan Zhdanov, che ha pubblicato i documenti in cui si legge che “secondo i canoni ortodossi, è consuetudine seppellire il corpo del defunto il terzo giorno. A oggi sono passati otto giorni dalla morte di Navalny, ma finora il corpo non è stato sepolto”.
La madre di Navalny ha raccontato che nella serata di mercoledì è stata portata da sola, senza l’avvocato, nell’obitorio della città artica di Salekhard, dove il corpo era stato trasferito dopo il decesso, avvenuto il 16 febbraio nella colonia penale IK-3. Sono seguite 24 ore di trattative, in cui, ha spiegato la donna, i rappresentanti del Comitato investigativo della regione hanno cercato di convincerla a rinunciare ad un funerale pubblico. Poi, ha riferito, le hanno detto che in caso di rifiuto potrebbero “fare qualcosa al corpo”.
L’oppositore russo ed ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky ha dichiarato che il Cremlino vorrebbe che i funerali di Alexey Navalny non fossero pubblici perché teme possibili proteste. “Qui – ha detto Khodorkovsky in un’intervista a Current Time – ci sono due varianti. La prima è che Putin teme di finire di nuovo nei guai nel caso in cui dovessero essere trovate tracce di una sostanza velenosa. Bene, questo è possibile, ma – ha proseguito il dissidente – io credo che il problema con i funerali di Alexey Navalny sia molto più pericoloso per Putin nel contesto della campagna elettorale. In questa situazione nessuno può prevedere quale impatto possano avere i funerali: potrebbero essere tranquilli come quelli di Prigozhin o potrebbero esserci enormi scontri a Mosca”.
Della fine di Navalny si è parlato giovedì anche alla riunione dei ministri degli Esteri del G20, a Rio de Janeiro. Il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, ha ribadito il rifiuto a un’indagine internazionale, perché “nessuno ha il diritto di interferire negli affari interni” della Russia. Sulla vicenda si è espresso in un’intervista con i media russi anche Dmitry Medvedev, attaccando in particolare Yulia Navalnaya, che giovedì insieme alla figlia ha incontrato il presidente Usa Joe Biden. Sulle reali cause della morte di Navalny continuano a essere numerosi i sospetti e le ipotesi: “È stato ucciso con la tecnica del pugno”, aveva denunciato mercoledì Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net.